La soprastante citazione,
assai nota del resto, prendendo spunto dal dipinto di Paul Klee
Angelus Novus definisce la concezione della storia di Walter
Benjamin (1892-1940). Essa è sostanzialmente messianica.
Perciò il pensiero del
filosofo tedesco fu poco amato da Carlo L. Ragghianti, oltre che per
una sostanziale derivazione dall'elaborazione marxista-progressista
della Storia in prosecuzione della precedente visione cristiana
lineare e cronologica.
Comunque la si pensi
sulla validità delle teorie di Walter Benjamin (che anche io reputo
sovrastimato e “imposto” sulla scia della cultura degli esuli
tedeschi rifluita dagli U.S.A. in Europa che ha cercato di
promuoversi ottenendo un seguito piuttosto diffuso) egli da parte
degli antifascisti è da considerare una “vittima”, un eroe degno
del Pantheon ideale di ciascuno di noi.
D'altra parte
considerando i tempi in corso non si può negare che viviamo in
un'epoca nella quale trionfa il sopra citato “il progresso, è
questa tempesta”. Ciò ha purtroppo una sua efficacia, anche se non mi sento di condividere quanto sostiene Alessandro Alfieri (nel post “ L'Angelus Novus:l'angelo redentore di W.B.) che si possa “riscattare la storia e la cultura dalle disgrazie del passato e dalle catastrofi che ci circondano, attraverso le porte che il presente ci offre in attesa dell'avvento del redentore”. Su
questo argomento ha svolto una diffusa ed esauriente recensione
Pietro Cresto-Dina (“L'Indice”, n.3,
1998), il quale poi illustra la genesi del concetto, informa sulle
vicissitudini del testo e riferisce sulle edizioni italiane degli
scritti di Walter Benjamin. Conclude lo studio di Cresto-Dina una
accurata cronologia biografica del Benjamin, nato da famiglia
benestante, morto suicida per scampare ai gendarmi traditori
petéinisti di Vichy, forse sopraffatto anche dalla ormai lunga
depressione che lo logorava dalla notizia dell'infame patto di Stalin
con Hitler.
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