Definizioni limitative, o meglio pessimistiche, di un fenomeno epocale dal quale non si tornerà indietro.
La prima è una frase forse di Guido Ceronetti, defunto qualche giorno fa. La sua scomparsa ci ha fatto pensare ai suoi pungenti scritti cui questa dicitura si accosta senz'altro; concettualmente potrebbe essere attribuita anche ad Umberto Eco.
Il sonetto è opera di un disoccupato (nonché esodato dai decreti Amato) di fine secolo scorso e d'inizio di questo. D'onde il tono sfiduciato.
Internet
Sì, le ultime generazioni umane
consolano le proprie ignoranze
affidandosi ad Internet, immane
serbatoio di in(de)finite istanze
immateriali, astratte. Circostanze
generazionali rendono vane
pubblicizzazioni e concomitanze
che mostrano eventuali panzane.
Tuttavia questa Rete fa paura
ai governi e all'Impero centrale,
che non sopportano la struccatura
d'ogni lor "disinformazia" mondiale.
Chi comanda ancor vuole censura
per nascondere d'esser criminale.
13 aprile 2003.
Addendum 8 marzo 2019
– Ripesco l'articolo, pubblicato nell' “Internazionale” (25
maggio 2018), intitolato Per conservare la memoria di internet
nel quale l'autrice Maria Bustillos esamina alcuni casi di
distruzioni di dati e di interi Archivi ad opera soprattutto dei
nuovi ultramiliardari che proliferano come funghi velenosi negli
Stati Uniti in analogia con i nei-boiardi della Russia putiniana.
Di questo articolo, di
cui tutti coloro che gestiscono o collaborano ad un blog devono
preoccuparsi e occuparsi, riposto qui sotto le conclusioni auspicando
che possano veramente – e in tempi brevi – realizzarsi quelle
condizioni di salvaguardia necessarie per l'integrità e la
conservazione nel tempo dei contenuti della propria
pubblicazione/blog e dei propri Archivi digitali.
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