Dopo cinquant'anni dagli
atti fondativi (1968) e quarantanove di attività, decrescente in
quantità e qualità da oltre un ventennio, nel 2018 ha cessato di
esistere uno dei progetti più ambiziosi e complessi, l'U.I.A.,
realizzati da Carlo L. Ragghianti tra mille difficoltà ed ostacoli
spesso meschini ma di burocratica efficacia.
La prima notizia
ufficiale su quanto progettasse mio padre circa questo organismo di
cultura e di studio fu da lui palesata
nell'ottobre 1962 durante il Convegno del Forte di Belvedere
intitolato “Cultura come turismo nel futuro di Firenze” (i cui
Atti furono pubblicati nel settembre 1963) che coinvolse tutta
l'intellighentia
residente nella città, da poco tempo amministrativamente antesignana
della formula politica di centro-sinistra che di lì a poco fu estesa
anche al governo della nazione. Riporto la parte dell'intervento di
C.L.R. che riguarda l'Università Internazionale:
Posso attestare che C.L.
Ragghianti già da tempo aveva elaborato questo progetto nei dettagli
sia come Istituto a sé stante, sia quale colonna portante del mitico
Palazzo dell'Arte. Ricordo anzi una sostenuta discussione
serale con Eugenio Luporini che lo relazionava dell'incomprensione e
negatività di collaboratori accademici e autorità varie a
introdurre a fianco dell'Università statale questa collaterale
iniziativa internazionale, la prima in Italia, se non addirittura in
Europa. Qualche anno dopo, con esecutività dal 1967, C.L.R. riuscì
a istituire presso l'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di
Pisa una Scuola Speciale, la quale realizzava parte del progetto
U.I.A., molto apprezzata da Federico Zeri chiamato come docente.
Questa Scuola Speciale col programma di formare tecnici e coadiutori
scientifici per le università e la pubblica amministrazione delle
BB.AA. cessò di esistere poco tempo dopo soprattutto per mancanza di
finanziamenti e per certa ostilità accademica. Per ricordare questa
U.I.A. innovativa e potenzialmente (finalmente) rivoluzionaria
nell'ottica italiana, scomparsa dopo un declino progressivo, reso
inarrestabile per la mancanza di successiva elaborazioni originali ed
innovazioni trainanti, intendo immettere in rete la “Cronistoria
1969-1979” dell'U.I.A. . Questo libro illustra il decennio iniziale
di assestamento e sviluppo della scuola proiettata così verso un
futuro di positive aspettative e di buoni successi. Purtroppo, dopo
la morte del fondatore, sono testimone iniziale di questa parabola
discendente, tamponata via via con sempre minore efficacia e
convinzione.
Ovviamente sono oggi
dispiaciuto, anche se non sorpreso, di questo processo perché ho
dedicato part-time oltre dieci anni di vita lavorativa all'Istituto,
sia pur con mansioni tecniche specifiche, volutamente esulanti
dall'insegnamento. In proposito mi torna in mente che già nel 1995
su “SeleArte” (IV serie, n.21, postato il 6 dicembre 2017 su
questo blog) in Venticinquennale U.I.A. rilevavo
implicitamente la china discendente dell'Istituto. Ricordavo,
infatti, sia la Cronistoria 1969-1979, che due interventi di
Carlo L. Ragghianti. Il primo di essi fu la relazione, letta da
Simone Viani, che mio padre indisposto inviò al “Convegno delle
nuove professioni” inerente la tutela dei Beni Culturali (Bari,
1979) nella quale si illustrava l'articolazione, l'attività, la
potenzialità dell'U.I.A. . L'altro documento riprodotto fu la
“scaletta” della relazione che C.L.R. tenne il 24 novembre 1984
al convegno Beni Culturali e turismo: aspetti
culturali (Firenze). L'argomento, lontano dai primari interessi dello studioso, gli dette l'opportunità di illustrare il presente e aprire al futuro con nuovi ruoli di partecipazione e occupazione, nonché di chiedere potenziamento di mezzi e finanziamenti per sostenere l'operosità dell'Università di Via delle Forbici. L'elegante volumetto di
questa “Cronistoria” è stato redatto, assieme a Daniela Ristori
– colonna portante della segreteria dell'Università – da Simone
Viani, da poco trasferitosi da Venezia a Firenze. Assiduo
collaboratore di mio padre il giovane studioso realizzò il testo e
assieme a Leonardo Baglioni, graphic designer, dette veste alla
testimonianza promozionale del libro, ponento al contempo le basi di
quel “Centro Editoriale” di cui mi sarei occupato di lì a tre
anni.
Nel post “U.I.A., 1977
– 50 Incisioni originali” del 25 dicembre 2017 ci siamo occupati
di ricordare e illustrare la preziosa cartella di grafica originale
realizzata per sostenere l'Università edita da “Il Bisonte” di
Maria Luigia Guaita, di cui potrebbero esserci di magazzino alcuni
esemplari non ceduti. M'auguro di essere in grado di elaborare altri
post per ricordare l'attività dell'U.I.A. come il “Centro di
Museologia” e la sua rivista “Museologia”, oppure la
pionieristica rivista “Sound/Sonda”, nella quale C.L.R. volle
anticipare le sue intenzioni circa le indagini sulle opere d'arte con
l'ausilio del computer, che la scienza ufficiale faticava all'epoca a
comprendere e supportare con gli strumenti elettronici di allora,
però spesso gestiti veramente in maniera deplorevole da ingegneri
specialisti si, però privi di galileiano spirito di ricerca al di là
del già noto (penso all'uso non corretto del primitivo e ingombrante
plotter cui non riuscivamo a far dare risposte che in seguito sono
state basilarmente elementari; penso anche quanto hanno fatto
arrabbiare mio padre con la loro ottusità). Altro necessario post,
perché temo che negli anni intercorsi dal 2000 non sia stato
indagato l'argomento, ritengo sia da dedicare al Premio
Internazionale Firenze per la Comunicazione e la pubblicità (1986,
attribuito a Paul Rand). Anche in questo caso il pensiero si
rattrista perché a causa della malattia che già minava mio padre
egli non poté partecipare appieno all'iniziativa che si risolse in
una grande occasione perduta. Comunque posso, a seguire, riprodurre
l'intervento di C.L.R. su “La Nazione” del 14 novembre 1986 di
cui, appunto, andò perduto l'aspetto trainante a causa
dell'indisposizione dalla quale non si sarebbe più ripreso.
Furono realizzati, con
scritti di C.L.R. e altri, anche interessanti “ciclostili” (segno
di opulenza di idee, ristrettezza di mezzi) che quell'U.I.A.
approntava per i propri discenti e che più tardi divenne una
discreta attività editoriale, per mia cura, comprese le riedizioni
dei volumi Arte, fare, vedere e di Profilo della critica
d'arte in Italia e complementi europei scritti da C.L.
Ragghianti. Varrà forse anche la pena di ricordare una iniziativa,
fortemente voluta dal vice-presidente dell'U.I.A. Giuseppe
Mammarella, per realizzare un audiovisivo sull'Arte italiana
appositamente per Alitalia allo scopo di intrattenere i passeggeri
durante i voli transatlantici da un lato, dall'altro diffondere
il marchio dell'Università.
L'iniziativa non si concluse per le solite interferenze politiche.
L'Università
Internazionale dell'Arte di Firenze essendo stata per molti anni
un'esperienza pedagogica e scientifica seria, innovativa, una scuola
con docenti italiani e stranieri di vaglia e di fama spesso
internazionale (con corsi e specializzazioni rare e altamente
specializzate), questa documentazione spero risulti anche una base
per testimonianza e attestazioni che ne rendano duraturo il ricordo e
ne consolidino la meritoria memoria.
F.R. (28 dicembre 2018)
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