Carlo e Licia

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giovedì 21 febbraio 2019

Università Internazionale dell'Arte (U.I.A.) di Firenze, 1969-1979/ 1980-2018.

Dopo cinquant'anni dagli atti fondativi (1968) e quarantanove di attività, decrescente in quantità e qualità da oltre un ventennio, nel 2018 ha cessato di esistere uno dei progetti più ambiziosi e complessi, l'U.I.A., realizzati da Carlo L. Ragghianti tra mille difficoltà ed ostacoli spesso meschini ma di burocratica efficacia.
La prima notizia ufficiale su quanto progettasse mio padre circa questo organismo di cultura e di studio fu da lui palesata 
nell'ottobre 1962 durante il Convegno del Forte di Belvedere intitolato “Cultura come turismo nel futuro di Firenze” (i cui Atti furono pubblicati nel settembre 1963) che coinvolse tutta l'intellighentia residente nella città, da poco tempo amministrativamente antesignana della formula politica di centro-sinistra che di lì a poco fu estesa anche al governo della nazione. Riporto la parte dell'intervento di C.L.R. che riguarda l'Università Internazionale:



Posso attestare che C.L. Ragghianti già da tempo aveva elaborato questo progetto nei dettagli sia come Istituto a sé stante, sia quale colonna portante del mitico Palazzo dell'Arte. Ricordo anzi una sostenuta discussione serale con Eugenio Luporini che lo relazionava dell'incomprensione e negatività di collaboratori accademici e autorità varie a introdurre a fianco dell'Università statale questa collaterale iniziativa internazionale, la prima in Italia, se non addirittura in Europa. Qualche anno dopo, con esecutività dal 1967, C.L.R. riuscì a istituire presso l'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Pisa una Scuola Speciale, la quale realizzava parte del progetto U.I.A., molto apprezzata da Federico Zeri chiamato come docente. Questa Scuola Speciale col programma di formare tecnici e coadiutori scientifici per le università e la pubblica amministrazione delle BB.AA. cessò di esistere poco tempo dopo soprattutto per mancanza di finanziamenti e per certa ostilità accademica. Per ricordare questa U.I.A. innovativa e potenzialmente (finalmente) rivoluzionaria nell'ottica italiana, scomparsa dopo un declino progressivo, reso inarrestabile per la mancanza di successiva elaborazioni originali ed innovazioni trainanti, intendo immettere in rete la “Cronistoria 1969-1979” dell'U.I.A. . Questo libro illustra il decennio iniziale di assestamento e sviluppo della scuola proiettata così verso un futuro di positive aspettative e di buoni successi. Purtroppo, dopo la morte del fondatore, sono testimone iniziale di questa parabola discendente, tamponata via via con sempre minore efficacia e convinzione.
Ovviamente sono oggi dispiaciuto, anche se non sorpreso, di questo processo perché ho dedicato part-time oltre dieci anni di vita lavorativa all'Istituto, sia pur con mansioni tecniche specifiche, volutamente esulanti dall'insegnamento. In proposito mi torna in mente che già nel 1995 su “SeleArte” (IV serie, n.21, postato il 6 dicembre 2017 su questo blog) in Venticinquennale U.I.A. rilevavo implicitamente la china discendente dell'Istituto. Ricordavo, infatti, sia la Cronistoria 1969-1979, che due interventi di Carlo L. Ragghianti. Il primo di essi fu la relazione, letta da Simone Viani, che mio padre indisposto inviò al “Convegno delle nuove professioni” inerente la tutela dei Beni Culturali (Bari, 1979) nella quale si illustrava l'articolazione, l'attività, la potenzialità dell'U.I.A. . L'altro documento riprodotto fu la “scaletta” della relazione che C.L.R. tenne il 24 novembre 1984 al convegno Beni Culturali e turismo: aspetti  
culturali (Firenze). L'argomento, lontano dai primari interessi dello studioso, gli dette l'opportunità di illustrare il presente e aprire al futuro con nuovi ruoli di partecipazione e occupazione, nonché di chiedere potenziamento di mezzi e finanziamenti per sostenere l'operosità dell'Università di Via delle Forbici. L'elegante volumetto di questa “Cronistoria” è stato redatto, assieme a Daniela Ristori – colonna portante della segreteria dell'Università – da Simone Viani, da poco trasferitosi da Venezia a Firenze. Assiduo collaboratore di mio padre il giovane studioso realizzò il testo e assieme a Leonardo Baglioni, graphic designer, dette veste alla testimonianza promozionale del libro, ponento al contempo le basi di quel “Centro Editoriale” di cui mi sarei occupato di lì a tre anni.
Nel post “U.I.A., 1977 – 50 Incisioni originali” del 25 dicembre 2017 ci siamo occupati di ricordare e illustrare la preziosa cartella di grafica originale realizzata per sostenere l'Università edita da “Il Bisonte” di Maria Luigia Guaita, di cui potrebbero esserci di magazzino alcuni esemplari non ceduti. M'auguro di essere in grado di elaborare altri post per ricordare l'attività dell'U.I.A. come il “Centro di Museologia” e la sua rivista “Museologia”, oppure la pionieristica rivista “Sound/Sonda”, nella quale C.L.R. volle anticipare le sue intenzioni circa le indagini sulle opere d'arte con l'ausilio del computer, che la scienza ufficiale faticava all'epoca a comprendere e supportare con gli strumenti elettronici di allora, però spesso gestiti veramente in maniera deplorevole da ingegneri specialisti si, però privi di galileiano spirito di ricerca al di là del già noto (penso all'uso non corretto del primitivo e ingombrante plotter cui non riuscivamo a far dare risposte che in seguito sono state basilarmente elementari; penso anche quanto hanno fatto arrabbiare mio padre con la loro ottusità). Altro necessario post, perché temo che negli anni intercorsi dal 2000 non sia stato indagato l'argomento, ritengo sia da dedicare al Premio Internazionale Firenze per la Comunicazione e la pubblicità (1986, attribuito a Paul Rand). Anche in questo caso il pensiero si rattrista perché a causa della malattia che già minava mio padre egli non poté partecipare appieno all'iniziativa che si risolse in una grande occasione perduta. Comunque posso, a seguire, riprodurre l'intervento di C.L.R. su “La Nazione” del 14 novembre 1986 di cui, appunto, andò perduto l'aspetto trainante a causa dell'indisposizione dalla quale non si sarebbe più ripreso.




Furono realizzati, con scritti di C.L.R. e altri, anche interessanti “ciclostili” (segno di opulenza di idee, ristrettezza di mezzi) che quell'U.I.A. approntava per i propri discenti e che più tardi divenne una discreta attività editoriale, per mia cura, comprese le riedizioni dei volumi Arte, fare, vedere e di Profilo della critica d'arte in Italia e complementi europei scritti da C.L. Ragghianti. Varrà forse anche la pena di ricordare una iniziativa, fortemente voluta dal vice-presidente dell'U.I.A. Giuseppe Mammarella, per realizzare un audiovisivo sull'Arte italiana appositamente per Alitalia allo scopo di intrattenere i passeggeri durante i voli transatlantici da un lato, dall'altro diffondere
il marchio dell'Università. L'iniziativa non si concluse per le solite interferenze politiche.
L'Università Internazionale dell'Arte di Firenze essendo stata per molti anni un'esperienza pedagogica e scientifica seria, innovativa, una scuola con docenti italiani e stranieri di vaglia e di fama spesso internazionale (con corsi e specializzazioni rare e altamente specializzate), questa documentazione spero risulti anche una base per testimonianza e attestazioni che ne rendano duraturo il ricordo e ne consolidino la meritoria memoria.
F.R. (28 dicembre 2018)















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