Nato in Inghilterra nel
1894, morto a Los Angeles il 22 novembre 1963, lo stesso giorno di
J.F. Kennedy e dello scrittore C.S. Lewis, Aldous Huxley (romanziere,
poeta, drammaturgo e saggista) appartenne a una famiglia che da dopo
la metà del sec. XIX ha fatto parte dell'aristocrazia intellettuale
britannica. E' tuttora noto soprattutto per le sue sperimentazioni
dell'LSD e comunque più del fratello Julian, biologo e primo
Segretario Generale dell'Unesco (v. il nostro post del 1 agosto
2017). Dal 1923 è saggista prolifico di carattere sociologico (vedi
il nostro post del … “Tecnologia e arte della Domenica) e
filosofico oltre che letterario (ricordo il saggio su Charles
Baudelaire, 1929). Come romanziere viene ascritto alla “corrente”
distopica (una parola ora di gran moda che vedo usata a torto più
che a ragione troppo spesso: in senso letterario significa utopia
negativa o cacotopia – bello eh! - con società o comunità
indesiderabili e
spaventose; in senso proprio è relativa ad un
organo fuori dalla sua sede normale: come ad es. lo è un tratto del
mio intestino). Il suo libro più famoso Nuovo mondo (1932) è un
romanzo fantastico-satirico nella tradizione della narrativa
avveniristica (o fantascienza) di G.H Wells e poi di George Orwell.
Di sé Aldous Huxley ha detto – tramite un personaggio di libro –
di non essere “a congenial novelist” (un romanziere che incontra
il gusto del vasto pubblico) ma un pensatore che si serviva della
narrativa come mezzo di espressione delle proprie idee.
Stilisticamente omogeneo e coerente nel pensiero e nel linguaggio è
stato un intellettuale contraddittorio: sensualista, mostra però
innata avversione per la “carne”; incline al misticismo rimane un
ostinato razionalista. Un personaggio che forse si troverebbe a suo
agio nella odierna babele comportamentale e nell'attuale caos morale
e spirituale.
F.R.
da "SeleArte", n.4, gen.-feb. 1953.
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