Carlo e Licia

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venerdì 15 febbraio 2019

L'Arte Moderna in Italia, 1915/1935 - 12. MUCCHI (2a parte), SASSU.

Nella “scheda” iniziale (1966) della prima parte di questo post Carlo L. Ragghianti conclude la presentazione biografica di Gabriele Mucchi scrivendo: “Vasta e continua l'attività disegnativa e grafica”. Nella seconda parte di detta “scheda” – quella dell'inquadramento storico e del giudizio critico – lo studioso ribadisce: “Dal '29 al '36, come mostra anche la sinora mal nota grafica...”. Sottolineando con questi accenni che nell'ambito dell'attività dell'artista il disegno e la litografia, l'incisione poi, sono intrinseche nella considerazione critica della sua 
opera, non certo subordinate o collaterali come in tanti altri casi. 
Con questo orientamento si spiega in pieno l'esigenza di studiare in particolare la grafica perché – essendo generalmente inconsiderata o subordinata – le interpretazioni della sua attività artistica note non erano esaurienti, complete. Comunque C.L.R. già da tempo aveva preso in considerazione questo problema, come si può vedere nella lettera del 19 gennaio 1966 (che contiene nel foglio anche una successiva postilla manoscritta di Mucchi del 1972) che qui sotto riproduciamo:




Per quanto riguarda la realizzazione pratica del Catalogo da me compilato e della versione finale andata in stampa debbo fare due precisazioni. La prima riguarda la sequenza delle opere registrate. Avevo proceduto come in altri casi (Tavernari, 1966) con una numerazione cronologica progressiva divisa in annate successive. L'editore Vangelista e Mucchi prima della stampa a Milano mi chiesero di trasformare la numerazione unica progressiva in numerazione progressiva anno per anno. Credo di aver poi capito anche il perché: aggiungere nei vari anni disegni, litografie o incisioni di cui non mi era stata resa nota in precedenza l'esistenza, cioè quando io li catalogavo. Niente di male.
La seconda precisazione riguarda il concetto stesso della catalogazione dell'opera di un artista vivente. Egli è l'unica fonte cui i catalogatori possono ricorrere in quanto soltanto lui può sapere con certezza dove, come e quanto e quando ha lavorato. Dagli artisti autentici non si può pretendere una mentalità ordinata, classificatoria oppure una memoria metodica e precisa (per non dire delle autocensure, delle rimozioni, dei ripudi, dei ripensamenti, delle distruzioni – alcuni le effettuano – di tutto ciò che hanno prodotto e che non li appaga più per un motivo qualsiasi). Ne consegue che qualunque catalogazione di questo tipo è lacunosa. Nel caso di Mucchi ho poi capito che egli non ha fornito dati attendibili di quante sue opere deteneva presso scuole e centri culturali in Germania dell'Est. Ragion per cui un catalogatore successivo dovrà fare ricerca in quel paese comunista fino al 1989-90, poi fortunosamente riunito alla Germania liberaldemocratica dal 1946. Non credo sarà facile, considerando che Mucchi è vissuto una trentina d'anni dopo la pubblicazione del nostro catalogo. 
In quanto alla veste tipografica del libro, niente popò di meno che di Albe Steiner – grafico certamente importante, stranoto, ma secondo me “pompato” a fama usurpata dalla (allora) compatta falange dell'intellighentia collocata nell'alveo del P.C.I. – che in questo caso ha 
realizzato un progetto grafico elegante, moderno sì però sacrificante le illustrazioni, le quali alla fin fine sono le vere protagoniste di ogni libro di argomento connesso alle arti figurative. Inoltre un formato più grande magari quadrotto, tipico e redditizio per i libri d'arte, avrebbe consentito caratteri tipografici di corpo superiore, non costringendo a forzare gli occhi o a binocolare con gli occhiali. Con un ironico “naturalmente”, poi constato che non sono stati apposti i titoli correnti alle pagine, nonostante ne avessi indicato la necessità. Questi richiami, infatti, permettono di sapere subito di cosa si tratta nella singola pagina; impediscono inoltre la dispersiva e distraente ricerca (in avanti o indietro) di qualsiasi riferimento come, ad es., trovare la intera scheda corrispondente ad una illustrazione indicata con didascalia concisa. Anche per questo dettaglio insistei invano. Meno male che almeno lo spartito delle pagine sin./des. in questo caso prevede un margine interno di uno spazio che è la somma dei margini laterali. E' vezzo, invece, di molti graphic designers di dare ai tre margini la stessa larghezza: avviene quindi che in libri con un numero di pagine consistente si deve squadernare il libro (rovinandolo) o rovinarsi gli occhi per leggere, come avviene soprattutto nella saggistica e nella narrativa. Ciò dà davvero fastidio e induce maledire editore e grafico.
Comunque, essendo Gabriele Mucchi persona assai prolissa, teutonica per vocazione, della genesi fino alla pubblicazione sia del Catalogo che – soprattutto – del saggio di Carlo L. Ragghianti (il quale purtroppo come gli capitava talora per i più svariati motivi era in ritardo sui tempi previsti e/o stabiliti) chi ne avrà voglia – e la pazienza – potrà esserne edotto percorrendo la cospicua corrispondenza tra l'artista e noi Ragghianti archiviata a Lucca presso la Fondazione Centro Studi Licia e Carlo Ludovico Ragghianti. Qui, in appendice, mi è sembrato opportuno pubblicare almeno la lettera del 19 novembre 1970 che Mucchi inviò a C.L.R. dopo il ricevimento della tanto sospirata “Introduzione”.
F.R. (22 novembre 2018)













Libri illustrati

“Ma che cosa è questo amore?” di A. Campanile ed. Dall'Oglio Milano, 1927
“12 pagine disegnate” ed. Letizia Milano, 1936
“Parliamo tanto di me” di C. Zavattini ed. Bompiani Milano, 1936
“I poveri sono matti” di C. Zavattini ed. Bompiani Milano, 1937
“L'albero della fantasia” di G.S. Ferrata ed. Vallardi Milano, 1941
“Gli sposi promessi” di A. Manzoni ed. Bianchi e Giovini, 1943
“Gli sposi promessi” di A. Manzoni ed. Muggiani Milano, 1944
“Sonetti e frammenti” di Góngora ed. La Meridiana Milano, 1948
“La legione nera” di A. Maltz ed. Unità Milano, 1950
“Le mondine di Sannazzaro” di G. Mucchi ed. Sociali Roma, 1951
“Sieben grafischen Zyklen” ed. Verlag der Kunst Dresda, 1957
“Sizilianisches Tagebuch” di H. Cibulka Mitteldeutscher Verlag Halle, 1960
“Umbrische Tage” di H. Cibulka Mitteldeutscher Verlag Halle, 1963
“Ruderer in der Nacht” di autori vari Verlag Volk und Welt Berlino, 1963
“Discoles Nixtes” di Melpo Axioti ed. Kedros Atene, 1963
“Candido” di Voltaire ed. Vangelista Milano, 1967
“Krach in Chioggia” (Le Baruffe chiozzotte) di Goldoni ed. Henschel Verlag Berlino, 1970
“Candido” di Voltaire ed. Philip Reclam jr. Lipsia, 1971

Dei libri illustrati da Mucchi successivamente al nostro Catalogo elenco soltanto quelli a mia conoscenza:
“Mucchi” cat. A cura di Dino Carlesi con 1+1 incisione originale. Livorno, Il Fante di Picche, 1972
“Dall'elogio della pazzia” di Gabriele Mucchi, con 7 acquaforti. Carlo e Fiore editori, Venezia-Roma, 1977
“Les fleurs du mal” di Baudelaire. Poesie scelte e tradotte da G: Mucchi, con 7 acquaforti e acquetinte a colori, stampate da Giorgio Upiglio. ed. Artes, Milano 1987



Postilla



Pubblicazioni varie

Der Querschnitt Berlino, 1929 p. VII, XII, 5
Omaggio a Scheiwiller ed. privata Milano, 1937
Poesie, di Sandro Penna ed. Parenti Firenze, 1939
Domus Milano, 1940
Primato Roma, 1941
Il Politecnico Milano, 1946
Calendario del Popolo, diretto da Giulio Trevisani Milano, 1947,48,49,50
L'Unità, quotidiano Milano, 1948
Milano Sera, quotidiano Milano
Calendario del Lavoratore Milano, 1950
Mucchi, cartella di 6 acquarelli, di M. De Micheli ed. Cooperativa Rinascita 1950
Frasi contadini di S. Croce di Carpi, cartella di 12 litografie Modena, Arti grafiche modenesi, 1952
Arta Zurigo, 1955
Verlag der Kunst, riproduzioni a colori in grande formato Dresda, 1957
Drawing New York, 1958
Grafik Lipsia, 1958
Neues Deutschland, quotidiano Berlino, 1965
Das Magazin Berlino, 1969
Vie Nuove, settimanale Milano, 1970

Arte e Resistenza ed. La Pietra Milano, 1970



Le tappe del rapporto personale tra Aligi Sassu (1912-2000) e Carlo L. Ragghianti sono semplici e lineari, occasionali ma cementate dal comune antifascismo integro non sospinto da adesioni tardive convenienti. L'artista d'altra parte è stato molto noto e pubblicizzato, grazie anche ad Alfredo Paglione, un manager culturale che era anche suo cognato. Perciò il percorso visivo che inizia – come di consueto in ogni post della serie – con la scheda scritta da C.L.R., si svolge senza bisogno di particolari interventi redazionali. Quindi brevi notazioni di chiarimento ed orientamento qui anticipano le informazioni più necessarie riguardanti i materiali riprodotti.
Dalla mostra antologica del 1984 nel Palazzo Reale di Milano riportiamo il saluto del comune compagno Sandro Pertini e il testo introduttivo di Carlo L. Ragghianti. A questo volume hanno collaborato: Giuseppe Bonini (La mostra, itinerari), Mario de Micheli (Le opere murali), Franco Solmi (Scultura fiammeggiante), Alberico Sala (L'attività di illustratore), Eleonora Frattarolo (Gli scritti).
Il testo Intransigenza visionaria di C.L.R. è pubblicato in “Critica d'Arte” (IV serie, n.4, gen.-mar. 1985). Segue la lettera di Sassu del 27 agosto 1963 a “L'Espresso” in cui rivendicava la propria partecipazione a “Corrente” e parte della secca risposta di Ragghianti. Nel 1967 (20 marzo) l'artista scrive al critico in merito alla storica mostra di Palazzo Strozzi, cui C.L.R. risponde a tamburo battente (25 marzo).
Sassu il 2 aprile 1982 si rivolge a Ragghianti chiedendogli la presentazione per una mostra e R. risponde positivamente. Pone una condizione però: “Qualunque editore mi va bene, salvo l'Electa editrice”.  
Richiesta dovuta non a qualche ripicca o risentimento ma per la contrarietà al monopolio di fatto che in quel periodo esercitava la casa editrice, la quale agli albori fu fiorentina. Però non ci fu niente da fare perché gli Enti pubblici “aderivano” compatti e “volentieri” alla fascinazione dell'Electa.
Nella lettera dell'11 ottobre 1983 l'artista mostra il proprio interessamento e simpatia per l'allor giovane Fondazione Ragghianti di Lucca. Segue la pagina del Catalogo Donazioni (vedi il nostro post del 25 settembre 2017). Il 7 ottobre 1984 di nuovo Sassu scrive a C.L.R. per la mostra di Milano.
Questo post prosegue con l'antologia di una ventina di dipinti, disegni e sculture di Aligi Sassu. Dalla “scheda” del Catalogo Arte in Italia 1935-1955 (U.I.A., Firenze 1992, che ho visto su internet è ora distribuito da Hoepli) riproduco solo due illustrazioni (la terza è già tra quelle che qui riproponiamo) senza il testo “critico” di R. De Grada ma con una nota che ne spiega il motivo.
Conclude questa rassegna di opere di Aligi Sassu, un artista che merita tutta la fama che ha ricevuto in vita grazie alla originalità e alla coerenza del suo esprimersi, qualche immagine di sculture, con un breve testo di Tullio d'Albisola – indubbio esperto di ceramiche – e le due pagine che nel cataloghino postbellico (cioè di veste povera su carta ancor più modesta) della C.A.D.M.A., un'associazione – presieduta da C.L.R. e sorta su impulso di Max Ascoli – dedita alla promozione dell'alto artigianato e dell'arte italiani negli Stati Uniti d'America.

F.R. (26 ottobre 2018)






Nota.


Riproduco qui sotto dal catalogo Arte in Italia 1935-55 le due pagine con le illustrazioni di dipinti di Aligi Sassu. Non riporto, anche perché ripetitivo, il testo di Raffaele De Grada, figlio del pittore ed esponente del P.C.I., già deputato più volte. Non solo ripetitivo nella sovrabbondante bibliografia dove compare un manifesto caso di discriminazione (non elevabile a damnatio memoriae ma sgradevole, offensivo) nei confronti di Carlo L. Ragghianti, un caso che da parte di un suo partigiano durante la Liberazione di Firenze assume l'aspetto di un atto di servile acquiescienza verso i notori denigratori di C.L.R. e/o di vigliacca rivalsa nei confronti di un defunto.
Nella bibliografia della scheda, infatti, sono riportati sempre i curatori o gli autori: cioè – oltre se stesso – studiosi quali G. Ruggeri,


R. Barletta, S. Giannattasio, B. Bellini, C. Gizzi (persone e critici però non “luminari” quale il pur citato Argan. Invece la importante mostra presso il Palazzo Reale di Milano (1984) viene citata come antologica. Di Carlo L. Ragghianti e degli incolpevoli altri studiosi collaboratori (S. Pertini – che non mi sembra uno da ignorare – G. Bonini, M. De Micheli, F. Solmi, A. Sola, E. Frattarolo) non si fa menzione, a differenza delle altre voci in bibliografia. Un lampante caso di censura di stampo stalinista. Non mi meraviglio della distrazione e della cialtroneria dell'Alfredo Righi, redattore del catalogo, mi sorprendo – e non poco – del curatore dell'opera edita dall'Universtità Internazionale dell'Arte di Firenze (fondata da Ragghianti) Pier Carlo Santini, certo mai “cuor di leone”, però …  








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