Carlo e Licia

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mercoledì 14 novembre 2018

{artisti misconosciuti} Ruggero Falanga.

Un contingente interessamento di mia sorella Anna riporta in memoria l'esistenza di questo pittore praticamente sconosciuto, anzi misconosciuto. Ci si può domandare come mai Carlo L. Ragghianti si occupasse su sollecitazione dello storico, e collega all'Università di Pisa, Giuseppe Are di questo artista a lui allora ignoto. Domanda lecita anche perché non era, come non è oggi, inconsueto che storici dell'arte, critici, scrittori più o meno saltuari sull'arte scrivano presentazioni per vari motivi estranei ai loro reali interessi professionali. Questi scritti d'occasione a volte sono vere e proprie “marchette”, come vengono definiti in gergo, cioè prestazioni di puro mercimonio. A volte, invece, si tratta di scambi tra colleghi o tra editore e autore; a volte non è estraneo il sesso, e via discorrendo.
Beh! queste cose C.L.R. non le faceva: al massimo ha scritto qualche riga per non deludere un richiedente insistente ma legittimato da circostanze “oneste” e nell'ambito di condivise strategie culturali. E' accaduto, ma assai raramente, che per raggiungere un più importante obiettivo Ragghianti accettasse di indagare l'opera di un artista marginale. Però se ne ha scritto era perché, conoscendo la persona o il suo lavoro, ne apprezzava le qualità sufficientemente per uno scritto non solo di circostanza ma formalmente e storicamente corretto e giustificato.
Questo è stato il caso, per fare un esempio concreto, della indagine su Arturo Momoli Longhini, artista genovese, già nel 1958 invitato a “La Strozzina” con una vetrina. Quindi essendo costui fraterno amico ( e co-massone?) dell'ing. Alberto della Ragione, lo indusse a parlare di lui a C.L.R. in una delle occasioni d'incontro per definire i termini della “grandiosa” donazione a Firenze della sua collezione. Ne conseguì, nel dicembre 1970, che il critico dedicò due pagine – ovviamente dignitose – alla pittura di Momoli. Per quanto successivamente l'artista lo solleciti per una monografia, soltanto nel 1980 – e solo perché ne è convinto – C.L.R. consegnerà un testo lungo ed articolato di analisi e valutazione dell'opera del pittore genovese. Questo testo si trova poi pubblicato nel 1981 dall'editore Carpena.
Questa lunga premessa che vuol chiarire la distinzione tra testo storico-critico spontaneo e testo “estorto” per una ragione qualsiasi però impropria, il che tra l'altro è moralmente riprovevole ed equivale alle expertises che nobilitano “croste” e “cerotti” a opere d'arte di qualità. Il che è anche un reato.
Tornando a Ruggero Falanga (1914-1970), dopo aver riguardato le sue opere nell'unica pubblicazione nota, cioè il catalogo monografico edito nel 1978 per l'esposizione in Palazzo Strozzi (15 novembre – 
15 dicembre) a cura dell'Azienda Autonoma di Turismo di Firenze, mi sento di concordare con chi sostiene la piena validità dell'operato di questo pittore. Il 29 settembre 1978 Carlo L. Ragghianti scrisse ad Andrea vòn Berger (giovane e dinamico Presidente dell'A.A.T. Di Firenze, anni dopo travolto in consueto scandalo di socialismo craxista): “... Per quanto riguarda Falanga (da me presentato) si tratta di un artista pressoché ignoto ma dotato singolarmente e suggestivo. Prego comunicare al prof. Are la disposizione che hai preso e concordare con lui quanto occorra”.
Giuseppe Are (1930-2006), già normalista e allievo di Cantimori e Passerin d'Entréves, poi professore ordinario di Storia contemporanea a Pisa, all'epoca della mostra era – se così si può dire – il capofila degli apprezzatori del pittore scomparso nel 1970 e come tale chiese al collega Ragghianti un interessamento che confermasse o meno la sua ammirazione per Falanga. Evidentemente C.L.R. valutò positivamente quell'operato tormentato da una continua ansia di approfondimento nel cambiamento e oltre al parere richiestogli si offrì di scrivere un breve saggio sul lavoro del pittore che “è stato sempre un temperamento eccessivo, come mostra, oltre alla sua biografia e al suo lasciarsi morire, il bisogno frequente di concentrarsi in quelle che chiamava forme alternative” e che “come molti artisti di questo secolo si richiamavano a Picasso … per virtù del quale si è affermato il diritto contemporaneo al rifiuto di un centro, al sondaggio illimitato dell'essere”.
Giuseppe Are nel suo scritto in Catalogo L'itinerario di Falanga (uomo di molte letture) traccia una sintesi del tormentato percorso artistico del pittore, caratterizzato da “cicli” e da una costante ricerca di valori estetici.
Anche il breve intervento del giovane Geoffrey Hinton (n.1947) intitolato Conflitto e paradosso sottolinea la complessità della psicologia di Falanga, comunque non contraddittoria, e conclude ricordando la scritta che l'artista dipinse su una parete del suo studio: “io cerco qualcosa che è come la luce di dio”.
Geoffrey Hinton, inglese divenuto canadese, in seguito è diventato un importante psicologo cognitivo e scienziato informatico che dal 2013 lavora contemporaneamente per Google e l'Università di Toronto.
I cenni biografici di Ruggero Falanga sono illustrati con partecipe commozione dalla psicoterapeuta Angela Margherita Sacchi, che ricostruisce il tormentato ma tenace svolgimento artistico ed umano di un pittore originale ed inconsueto.
F.R. (7 settembre 2018)



















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