Carlo e Licia

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mercoledì 11 luglio 2018

L'enigmatico Seghers

Indubbiamente questo artista olandese del Seicento nella storiografia sembra essere tuttora considerato con i medesimi termini che la monografia del Collins (1953) ricostruisce e analizza oppure deplora perché limitativi. Licia Collobi nella recensione su “SeleArte” (n.16, gen.-feb. 1955) li indica ed ad essi aggiunge sue osservazioni circa la grandezza originale, concludendo che Seghers non è un artista avulso dal suo tempo, al quale si riconosce in genere un'originalità circoscritta all'ammirazione da parte di Rembrandt e alle invenzioni di tecniche grafiche talmente difformi dalla prassi da non avere prosecutori. Questi modi di operare di Seghers saranno infatti pienamente apprezzati soltanto nel Novecento, secolo in cui si riconosce – non senza contrasti anche cruenti, si pensi all'ideologia nazista – piena legittimità ad artisti non convenzionali come Man Ray, Burri, Fontana ecc. . Da notare, en passant, che su Wikipedia in bibliografia si cita soltanto un libro del 1839. Nel 2017 al Metropolitan Museum di New York si è tenuta una mostra che ancora insiste sul cliché immaginifico, ma non critico, di Seghers pittore di paesaggi “misteriosi”. Ne consegue che questo studio del 1955 di Licia Collobi mantiene la sua carica di analisi critica e di stimolo ad approfondire i reali aspetti innovativi di Seghers. Sempre L.C. Nel 1967 su “Critica d'Arte” (rubrica “SeleArte”, n.89, p.1) è anche costretta a deprecare che “a questo grande non venga dedicata una mostra di maggior ampiezza e risonanza”, riferendo di un'esposizione presso il Rijksmuseum di 
Anversa. Genio misconosciuto, quindi, Hercules Seghers il quale non fece scuola e non ebbe seguaci, però definirlo semplicemente così non assolve la critica – dai contemporaneai ad oggi – dall'analizzare, spiegare, ricostruire in modo insufficiente l'opera dell'artista olandese per il quale “grafica e pittura si identificano perfettamente: non avviene una traduzione o una riduzione della pittura alla stampa, ma la grafica è espressione diretta e totale, di una natura pittorica pari a quella dei dipinti, di tono, di valore, d'impasto, senza cioè struttura disegnativa o plastica”.
In chiusura mi pongo l'interrogativo filiale del perché mia madre abbia nel terzo rigo della recensione del 1955 usato il termine espianati in luogo del consueto spiegati. Non è certo nel suo stile complicare la comprensione di un testo ricorrendo ad artifizi scrittorii. Questa parola rara, poco usata, viene dal latino “explanare”; oggi è dimenticata tanto che non risulta in molti vocabolari ed è assente anche nell'imponente Devoto-Oli in due volumi. Certo, non è che questo fatto abbia importanza in sé, però mi intriga. Forse si tratta di una risposta indiretta a C.L.R., all'epoca ancora molto presente ed attivo nella rivista, il quale può averle fatto qualche sgradita osservazione. Altrimenti sono orientato a pensare che l'autrice voglia irridere la pomposità di fonti critiche consultate e controllate nel corso di questa sua indagine. Mah!
F.R. (29 maggio 2018)


































Addendum del 4 luglio 2020



Addendum 2 


La breve nota che segue fu pubblicata in "SeleArte", n.29, mar.-apr. 1957, p.54.
Si vede che questo "enigmatico" artista ha problemi con la sorte, fatto di cui ci scusiamo e - fatti i debiti scongiuri - speriamo non siano sfuggiti altri scritti sull'argomento.






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