Come scritto nella prima
parte di questo Disegni della Fondazione Horne (postato nel
blog il 12 giugno 2018 ) avremmo fatto il resoconto del volume Disegni
inglesi nella F.H. di Firenze, edito dalle Edizioni di Comunità,
Milano 1966. Di questo libro rilegato, ben stampato ed illustrato
(con grafica di Egidio Bonfante, anche valente pittore di cui ci
occuperemo) riproduciamo la sovraccoperta con la bandella editoriale.
Seguirà la Presentazione, sia in lingua italiana che in
quella inglese; quindi la
Bibliografia, molto curata ed esauriente. Per dare una
esemplificazione del lavoro critico seguiranno otto schede
(comprensive di testo e di illustrazione; poi una scelta di disegni
rappresentativi della ricca sezione inglese (237) della Collezione
Horne. Per altre notizie si rimanda alla prima parte della indagine
di Licia Collobi R., citata qui all'inizio. Conclude la rassegna una
Postilla circa un lapsus (sia di scrittura che di
memoria) dell'autrice.
F.R. (10 maggio 2018)
Postilla –
Quando si presenta, bisogna prenderne atto. Anche mia madre poteva
incorrere in una svista o in un errore, come tutti d'altronde. Però
constatarlo mi duole. Comunque una volta appurata una mancanza,
perché di questo si tratta più che di un vero e proprio errore, è
doveroso farne partecipi i lettori successivi. Licia C.R. a p.1, riga
7 della Presentazione a proposito del Palazzo acquistato da
H.P. Horne nel 1911 per farne la sede delle proprie collezioni
scrive: “Palazzo Gondi di Via de' Benci” in luogo di Palazzo
Corsi. Nei Palazzi di Firenze di M. Bucci e R. Bencini trovo
la chiave di questo lapsus. Leggo a p.119: “L'attribuzione
(a Giuliano da Sangallo) affacciata anche dal Gaymüller
per chiarire analogie con il Palazzo Gondi...”. Cioè Horne, Gamba,
Gaymüller e in un primo
tempo (1942/43) Giuseppe Marchini pensavano che il Palazzo fosse
opera del Sangallo. Solo successivamente il Marchini fece
l'attribuzione di questo edificio - da tutti accettata - al Cronaca.
Ora, non per giustificare mia madre, devo dire che lei non era
fiorentina (anzi era piuttosto “antipatizzante) e devo anche
esporre un ricordo personale che queste circostanza mi hanno fatto
riesumare dai meandri della stanca mente. All'incirca nel 1960
accompagnai in macchina la mamma alla Fondazione Horne, di cui
ignoravo l'ubicazione, e lei giunti in Via de' Benci indicando il bel
palazzetto lo chiamò Gondi, nome che personalmente ero convinto
fosse quello esatto. Dunque una confusione mnemonica a proposito di
attribuzioni e/o topografia fiorentina l'ha fatta incorrere in questa
errata denominazione. Amen.
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