Carlo e Licia

Carlo e Licia

Archivio

Cerca nel blog

domenica 15 aprile 2018

L'Arte Moderna in Italia, 1915/1935, 5 - LUIGI BARTOLINI


Post precedenti:
1. 30 dicembre 2017
Presentazione di Carlo L. Ragghianti.
Criteri del Catalogo, Bibliografia generale. Comitato d'onore; Comitato esecutivo; Comitato tecnico; Comitato di consulenza nazionale; Consiglio A.T.T. di Firenze; Consiglio de “La Strozzina”;  organizzatori percorso museografico; segreterie; fornitori dell'esposizione.
2. 31 dicembre 2017
Criteri assegnazione schede critiche; criteri per la consultazione del Catalogo e quelli distintivi di questa rievocazione.
Artisti: ALCIATI, Nino BARTOLETTI, Pasquarosa BARTOLETTI, BIASI, BONZAGNI, BOSIA, BUCCI, CHECCHI, COSTETTI, FERRO.
3. 28 febbraio 2018
Artisti: GALIZZI, GEMITO, GRAZIOSI, Piero MARUSSIG, OPPI, PENAGINI, PRENCIPE, SPADINI, WILDT.
4.
Artisti: BACCI, DUDREVILLE, GOLA, MAGRI, PARESCE, RAMBELLI, BARTOLI NATINGUERRA, GUIDI.


Nella ordinaria cronologia della scheda del Catalogo Arte Moderna in Italia, 1915-1935, Luigi Bartolini avrebbe dovuto essere inserito nell'ottavo posto della precedente serie n.4 e concluderla. Però, data la mole dei documenti (in parte inediti) che ho ritenuto indispensabile postare su di lui, ho giocoforza deciso di pubblicare a sé stante la scheda di Carlo L. Ragghianti e i suoi corollari. Beh, sulla sua personalità è tutto uno scrivere “ribelle”, “non conformista” e poi qualche allusione non velata a problemi mentali, mentre io definirei il suo carattere una forma accentuata di quella ambivalenza temperamentale che si riscontra spesso negli artisti e comunque in una parte, se non maggioritaria, rilevante dell'umanità. 
Insomma, per dirla con le anziane puntigliose signorine testimoni in E' arrivata la felicità di Frank Capra, era “picchiatello”. E' stato tutto sommato un uomo ed un artista che si permetteva di affermare con tranquilla spavalderia “Ed io dico che l'arte moderna rimanga ostica a tanti giulebbe, a tanti imbecilli: essa è più grande di quella antica” (Ragionamenti sopra le acqueforti di Fattori, in “Letteratura”, diretta da Alessandro Bonsanti, nell'aprile 1937). Però non credo che avrebbe considerato arte quella prodotta da tanti operatori di oggettistica, più o meno rutilante, che affliggono i nostri occhi dalla fine del secolo scorso. Tanto per non far nomi ne faccio uno emblematico: Jeff Koons.


Del rapporto tra Bartolini o Ragghianti riportiamo alcuni documenti rari od inediti tratti dall'Archivio di Vicchio e da quello di Lucca. Della fotografia dell'artista con dedica e omaggio del pittore a C.L.R. non conosco la data e nemmeno abbastanza le sembianze di Bartolini per datarla: direi comunque attorno all'immediato dopoguerra.  
Curiosa è, invece, la lettera del 2.12.1936, in cui B. si offre come collaboratore di “Critica d'Arte”. Da essa si deduce che ancora non si conoscevano di persona giacché indirizzando alla sede (Firenze) dell'editore dimostra di ignorare il domicilio romano di R.; si deduce anche che la rivista (fondata nel 1935) era già apprezzata. 
Nella anastatica edita dalla Bottega d'Erasmo di Torino (1959) in “Quaderni di Giustizia e Libertà” (n.6, mars 1933, pp. 69-71) trovo e riproduco il documento contenente uno stralcio della corrispondenza “clandestina” di Bartolini a Lionello Venturi (residente nei pressi di Parigi; per la cui “leggerezza” l'artista sarà arrestato e condannato al confino, come vediamo spiegato nella successiva lettera di B. a C.L.R. del 20.2.1954). Ricordando che anche Ragghianti in quel lasso di tempo frequentò Venturi e successivamente dal 1936 fu protagonista della clandestinità antifascista allora in Italia ai minimi termini, è certo che mio padre conoscesse le idee e le vicissitudini del pittore, mentre è plausibile che B. sapesse qualcosa circa l'antifascismo dello storico dell'arte, uno dei pochi noti alla luce del sole ma, grazie a certe sussistenze dello Statuto Albertino, controllato ma non carcerato per mancanza di prove. Nel 1951, con Ciardo, Guttuso, Mafai, Morelli e Tomea, Luigi Bartolini fece parte della Giuria del Premio Nazionale di Pittura “Maggio di Bari”, di cui Ragghianti fu il presidente.

Il 17 febbraio 1954 il critico risponde a una lettera del pittore con considerazioni, note nella sostanza, comunque notevoli sulla Biennale di Venezia, il suo segretario Rodolfo Pallucchini e Lionello Venturi. A questa lettera risponde la ponderosa missiva di 3 pp. del 20 febbraio 1954, nella quale Bartolini relaziona dati e fatti “fuori dai denti” a mio padre. Presumo che questa lettera sia ancora inedita, se non altro perché non mi sembra possibile che fosse inosservata, se nota, una testimonianza così sincera e dettagliata. Anche se il tono generale può essere considerato risentito non penso che i fatti siano adulterati, tanto meno contraffatti. Va considerata al riguardo la delusione di Bartolini – evidentemente da poco tempo al corrente di certe circostanze – il quale ancora nel 1945 era stato oggetto di un saggio del Venturi figlio (“Mercurio”, n.13), ristampato nella monografia del 1957, ed. Bucciarelli di Ancona, e ripreso varie volte da gallerie d'arte in occasione di mostre personali dell'opera di Bartolini.


Sempre nel 1954 (24 giugno) Bartolini spedisce a Ragghianti un biglietto in cui suggerisce di fare tramite “SeleArte” un referendum tra gli artisti e rafforza la sua opinione su la Biennale di Venezia di quell'anno in un riquadro a penna che, ça va sans dire, è pungente, amaro e divertente. Non riporto altre lettere inedite perché non intendo invadere il campo degli storici dell'arte accademici; i
quali da questi materiali possono trarre considerazioni e puntualizzazioni pertinenti l'artista e lo studioso. Riproduco, invece, un foglio residuale della carta de “La Strozzina” contenente la sommaria ma chiarissima opinione di B. circa Le Corbusier. Assieme ad una fotografia dell'artista nello studio, riproduco un suo ritratto della moglie Anita mentre cuce.
E' notorio che Luigi Bartolini è stato un grande incisore, più volte accostato a Morandi quale il massimo del secolo XX, certamente nella rosa dei secondi con Leonardo Castellani e … da parte mia su altri non mi pronuncio, perché di incisori italiani eccellenti quel secolo offre una ricca rappresentanza. In effetti un Olimpo piuttosto numeroso comprendente anche artisti quasi ignorati come, ad esempio, Neri Pozza, considerato e noto soprattutto come scrittore, editore e persino come estroso personaggio nonché attore ne “Il terrorista”, film di De Bosio un G.M.Volonté dove interpreta egregiamente un avvocato liberale del CLN clandestino. Vale la pena, di conseguenza, riportare due pagine di Presentazione delle mie acqueforti (da una elegante pubblicazione de “La Bezuga” 1978, tramitate da “Emporium” 1940) e riprodurre alcune incisioni, la copertina di Esemplari unici e rari di cui trascrivo da “SeleArte” (n.5, mar.-apr. 1953, p.54) la breve recensione di C.L.R.:
"Novantasei riproduzioni di acquaforti illustrano il volume di LUIGI BARTOLINI: Gli esemplari unici o rari (Roma, Gherardo Casini Editore, 1952). Precedono due capitoli dell'Autore, dedicati alle acquaforti “di genere biondo” ed a quelle “di genere nero”. La stampa è in nero su fondo rosa. Il Bartolini ha inciso, fra il 1910 e il 1951, ben 1067 acquaforti, e di queste 96 vengono pubblicate. Si ha modo di rivedere molte delle effusioni di questo versatile ed estroso artista in redazioni non conosciute, ed alcune nuove del tutto. Un gruppo di acquaforti è datato nei precoci anni 1912-13; poi un salto fino al 1919-20 – 1924. Si vorrebbe esser meglio documentati sull'esattezza delle prime date, che dal confronto stilistico interno, dall'analisi dell'immagine e del segno grafico, si direbbero almeno in parte posteriori: stando così le cose, si dovrebbe concludere che Bartolini precede Morandi."
Da La caccia al fagiano (Vallecchi, 1954, con 7 incisioni originali) opera nota, citata spesso, spesso in bollettini antiquari di libri e stampe, riproduco le 7 acqueforti perché non le ho mai viste illustrate. Si riproducono anche alcune incisioni senza pretesa di rappresentare l'arco creativo dell'artista. La prima, del 1929, impressiona per l'anticipazione del realismo postbellico; seguono poi: “Ragazze alla fonte”, 1912 e “Anna e Emma nei boschi”, 1933; “Ragazze dei boschi”, 1934 e “Sogno di Anna”, 1935; “Anna si allaccia il busto”, 1936 e “L'Aretino”, 1957; “Eppoi si muore!”, 1939; “Ponte a Marlengo”, 1936 e “Ragazza nel bosco” o anche “Vecchio ulivo”, come nell'esemplare riprodotto. Va ricordato a proposito di quest'ultima incisione che essa fu donata allo Studio Italiano di Storia dell'Arte (Firenze) dove finì in fototeca per improvvida iniziativa di qualche t. di c. collaboratore di Ragghianti il quale non s'è privato di ripassare a penna biro titolo e dati della stampa perché si vedessero meglio di quelli a matita! L'ultima riproduzione, “Scrittrice troppo giovane” (1956) dedicata a mio padre fu venduta in un triste momento di impellente necessità economica della famiglia ad un collezionista che mi risulta non fosse uno dei soliti “sciacalli” che guatano, subodorano il bisogno o l'indigenza del prossimo per “fare un affare”. Non dovrebbe essere rilevante, invece – ed io aggiungo purtroppo – che il prestigio, il riconoscimento della qualità di un artista non sono affidati soltanto alla valutazione estetica  dei critici e degli studiosi. Anzi come nel caso di Luigi Bartolini un “oblio” critico ingiustificato condiziona la sua quotazione economica al ribasso. Ciò è un peccato riscontrabile nel generale calo in corso oggidì dei valori etici e sociali che insieme alla crisi economica planetaria investono anche le valutazioni delle opere d'arte: quelle di Bartolini sono vistosamente calate. Nel suo caso ritengo che il fenomeno sia da doversi prevalentemente attribuire ad ignoranza visiva e a mode involgarite.

Visto che l'attenzione sulla poliedrica attività artistica di Bartolini sembra calata, circoscritta, credo opportuno che si debba ricordare un altro aspetto della sua creatività, anch'esso in via di dimenticanza (e poi in questo caso non c'è mercato, non c'è collezionismo o speculazione possibile) e cioè che egli è stato un significativo, tutt'altro che secondario poeta e scrittore con libri di notevole successo quali Ladri di biciclette e Umberto D. entrambi portati sugli schermi per la regia di Vittorio de Sica.
(Nota a margine) Di Carlo Battisti (1882-1977), l'indimenticabile interprete di Umberto D., ho un vivo ricordo simpatetico perché egli veniva, – benché fosse professore universitario di ruolo in pensione – quasi sempre accompagnato dalla moglie, a pranzare alla mensa universitaria sita del complesso di S. Apollonia, sede anche dell'O.R.U.F. (Organismo Rappresentativo Universitari Firenze) dove ero stato eletto per l'U.G.I. (Unione Goliardica Italiana) di orientamento democratico e comprendente anche i comunisti. Così come altri colleghi studenti avevano già fatto, onde conoscere di persona questo curioso personaggio – che C.L.R. considerava studioso 
mediocre – feci in modo di essere un giorno assegnato al suo tavolo (piccolo privilegio ma da condividere con chi capitava). Fu un sacrificio di cui valse la pena – la qualità del cibo era davvero orrenda – perché potei constatare che Battisti era conforme al personaggio, quindi un inconsapevole talento naturale, un po' più che svampito lunare. Stavo per scrivere “data l'età” che però è anche la mia attuale e ciò non mi consola).
La bibliografia di Bartolini radunata in volume, come ricavo da Internet, è imponente (ben 90 titoli) ed è stata redatta da Marco Malavasi per cura di Luciana Bartolini, figlia dell'autore. Da questa ingente mole traggo, quasi stocasticamente, dall'Archivio alcuni esempi senza pretesa che siano esaurienti ma solamente indicativi della qualità letterarie di B., senz'altro più noto come incisore e pittore. Si tratta di Gli stivali e la mantella (da “Pan”, VI, 1935) di Sei Poesie (da “Mercurio”, 11 lug. 1945) e di una poesia senza titolo e datazione, illustrata con disegni dell'a. Ma non da lui scelti (da Catalogo di Mostra personale, Galleria Viotti, Torino, ott.1967).

Come ultimo documento riporto una pagina da “Il Mondo” (23 agosto 1970, p. 19) nella edizione voluta e diretta da Arrigo Benedetti che ho ripescato tra le decine di migliaia di estratti, ritagli, ecc. che dalle innumerevoli scatole “Resisto” e affini del mio Archivio finiranno dopo di me presumibilmente dispersi, smembrati, distrutti. A meno che non mi decida a farlo prima io. Questo foglio, firmato da Pietro Scarpellini, 
storico dell'arte morto nel 2010, racconta una sorta di biografia amabile ed equilibrata, che penso possa tornar utile a quanti abbiano scorso le sequenze precedenti di questo post senza avere una conoscenza preventiva e dettagliata di un poliedrico, ripeto, ed eclettico artista e scrittore qual è stato Luigi Bartolini.
F.R.

Nessun commento:

Posta un commento