Poco più di
un anno dopo lo sconfortato post Razzismo, e non solo, dilagante
(si veda il 22 dicembre 2016), le manifestazioni di aggressività e
di odio razziale straripano ed inquinano le relazioni interregionali
europee di Stati tutto sommato ancora retti da sistemi democratici,
seppur in grande sofferenza. Ciò in troppe parti del mondo degenera,
con sempre maggior frequenza e sempre più spietata assurda violenza,
in vere e proprie guerre civili.
Qui in
Italia, stando a sondagi e analisi di tendenza, avremo un governo non
solo di destra più o meno tradizionale (cioè egoista, razzista,
violenta ma vile; con o senza l'apporto volenteroso di ex
catto&comunisti tornati alle origini prebelliche dei loro “padri”
fascisteggianti) ma addirittura col contributo determinante di
esponenti e gregari poco neo ma molto fascisti, spalleggiati
da energumeni che si sono e si stanno temprando come mercenari in
luride guerre civili e neo-coloniali, fomentate da un forsennato
egoismo religioso e/o razziale. Fallito il tentativo di rendere soft
i contraddittori messaggi sociali e le aspirazioni di un Nord
teutonizzato nel mito di una sua presunta superiorità,
centro-sinistra? e sinistra? non sembrano più in grado di
contrastare alcunché, neppure di impedire che il corpaccione inerte
dei propri concittadini stia seguendo le “sirene” identitarie e
sedicenti sovraniste.
(Certo per
una cultura razionale, se non fosse tragico, sarebbe soltanto
ridicolo cercare purezze razziali in una delle terre da sempre più
invasa e colonizzata con infiniti incroci di popoli diversissimi tra
loro, dai Normanni ai Turchi e agli Arabi, soltanto per fare un
esempio). In
conclusione per doverosa costernazione, consapevoli che i componenti
di una civile società resistono prima e possono sopravvivere poi
soltanto spiritualmente e culturalmente alle barbarie, proponiamo
un'argomentazione con la lettura di un opuscolo del 1958, cauto
forse, chiaro, certo non aggressivo ma già allarmato dai segnali di
risveglio fascista che culminarono (1960) nel governo Tambroni, nei
moti di Genova e nelle mattanze su operai in Emilia. Per la mia
generazione (1940), teoricamente vaccinata contro i veleni dalla
Costituzione Repubblicana (inattuata allora in molte parti
fondamentali tuttora priva di attuazioni importanti -
regolamentazione di Partiti Politici e Sindacati dei lavoratori -),
questo libretto fu un utile “richiamo” contro la strisciante
insorgenza della più viperina delle latenze discriminatorie: il
razzismo.
Rileggendolo
oggi si deduce, oltretutto, che se negli anni a seguire si fossero
applicate ed attese le leggi vigenti e nuove allora proposte, oggi
sarebbe superfluo prendere in considerazione le impaurite proposte
(novelle “grida” manzoniane?) come quelle di recente approvate
per contrastare il fascismo odierno che è naturaliter,
razzista. Comunque qualcosa di effettivo, di operativo ( e non solo
di difesa passiva) va fatto, persino prendere in seria considerazione
ciò che avviene oggi contro le mostruosità razziste e fascistoidi
negli U.S.A., dove si sono formati anche gruppi “Antifa”(scisti)
radicali e decisi a difendere Libertà e Costituzione con le armi, se
necessario, come i John Brown Gun Clubs.
F.R. (10
gennaio 2018)
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