Carlo e Licia

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lunedì 12 febbraio 2018

Razzismo e coscienza morale

Poco più di un anno dopo lo sconfortato post Razzismo, e non solo, dilagante (si veda il 22 dicembre 2016), le manifestazioni di aggressività e di odio razziale straripano ed inquinano le relazioni interregionali europee di Stati tutto sommato ancora retti da sistemi democratici, seppur in grande sofferenza. Ciò in troppe parti del mondo degenera, con sempre maggior frequenza e sempre più spietata assurda violenza, in vere e proprie guerre civili.
Qui in Italia, stando a sondagi e analisi di tendenza, avremo un governo non solo di destra più o meno tradizionale (cioè egoista, razzista, violenta ma vile; con o senza l'apporto volenteroso di ex catto&comunisti tornati alle origini prebelliche dei loro “padri” fascisteggianti) ma addirittura col contributo determinante di esponenti e gregari poco neo ma molto fascisti, spalleggiati da energumeni che si sono e si stanno temprando come mercenari in luride guerre civili e neo-coloniali, fomentate da un forsennato egoismo religioso e/o razziale. Fallito il tentativo di rendere soft i contraddittori messaggi sociali e le aspirazioni di un Nord teutonizzato nel mito di una sua presunta superiorità, centro-sinistra? e sinistra? non sembrano più in grado di contrastare alcunché, neppure di impedire che il corpaccione inerte dei propri concittadini stia seguendo le “sirene” identitarie e sedicenti sovraniste.
(Certo per una cultura razionale, se non fosse tragico, sarebbe soltanto ridicolo cercare purezze razziali in una delle terre da sempre più invasa e colonizzata con infiniti incroci di popoli diversissimi tra loro, dai Normanni ai Turchi e agli Arabi, soltanto per fare un 
esempio). In conclusione per doverosa costernazione, consapevoli che i componenti di una civile società resistono prima e possono sopravvivere poi soltanto spiritualmente e culturalmente alle barbarie, proponiamo un'argomentazione con la lettura di un opuscolo del 1958, cauto forse, chiaro, certo non aggressivo ma già allarmato dai segnali di risveglio fascista che culminarono (1960) nel governo Tambroni, nei moti di Genova e nelle mattanze su operai in Emilia. Per la mia generazione (1940), teoricamente vaccinata contro i veleni dalla Costituzione Repubblicana (inattuata allora in molte parti fondamentali tuttora priva di attuazioni importanti - regolamentazione di Partiti Politici e Sindacati dei lavoratori -), questo libretto fu un utile “richiamo” contro la strisciante insorgenza della più viperina delle latenze discriminatorie: il razzismo.
Rileggendolo oggi si deduce, oltretutto, che se negli anni a seguire si fossero applicate ed attese le leggi vigenti e nuove allora proposte, oggi sarebbe superfluo prendere in considerazione le impaurite proposte (novelle “grida” manzoniane?) come quelle di recente approvate per contrastare il fascismo odierno che è naturaliter, razzista. Comunque qualcosa di effettivo, di operativo ( e non solo di difesa passiva) va fatto, persino prendere in seria considerazione ciò che avviene oggi contro le mostruosità razziste e fascistoidi negli U.S.A., dove si sono formati anche gruppi “Antifa”(scisti) radicali e decisi a difendere Libertà e Costituzione con le armi, se necessario, come i John Brown Gun Clubs.
F.R. (10 gennaio 2018)




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