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sabato 10 febbraio 2018

La figura nell'arte musulmana



In precedenza C.L. Ragghianti, come ricorda anche nella sua postilla qui sopra riportata, aveva pubblicato in “SeleArte” (fasc. n. 26) la recensione al Manuel d'Archéologie musulmane (1926 e 1954), 



ricordato sommariamente opera “ormai di consultazione”, mentre le due pagine che seguono argomentano l'importanza dell'opera, che mi sento di definire tutt'ora valida.

Nota aggiuntiva – Dal momento che stiamo vivendo, e patendo, una guerra non convenzionale e certamente intercontinentale, è bene ricordare ancora una volta che questo conflitto avviene per colpa di minoranze regredite allo stato ferino a causa di aberranti interpretazioni di testi e dati già accertati, concreti e storicizzati. Occorre poi considerare che non tutta l'umanità è imbarbarita, che Isis e Al Qaeda da una parte, i rigurgiti nazifascisti e i suprematisti razziali dall'altra rappresentano l'eterno cancro che corrode le nostre umane società ovunque e anche, nonostante tutto, che esse sono sempre riuscite a sconfiggere le mostruosità degenerative. E se l'umanità non è mai stata capace di eliminare questi virus del tutto, essa si comporta come il singolo individuo che non si risana mai completamente dopo una grave aggressione di batteri, virus o cellule impazzite e cancerose,
però guarisce e vive. E' opportuno dunque ricordare che la civiltà scaturita dalla predicazione di Maometto ha creato, non soltanto in campo artistico, grandi e benefici contributi e progresso per l'intera specie (cito soltanto i numeri arabi adottati universalmente). 
Concludendo, la precedente dotta esposizione dello studioso francese è ancor oggi non solo utile per la conoscenza dell'arte islamica, ma conferma che gli argomenti creativi, disinteressati dell'utile immediato, sono il ponte più convincente e praticabile per la reciproca comprensione di civiltà e società differenti nel loro svolgimento storico ma convergenti perché per la loro comune umanità sono sostanzialmente universali.

F.R. (15.12.2017)

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