Carlo e Licia

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lunedì 26 febbraio 2018

Addendum a Dalí (& Surrealismo)

Purtroppo non è la prima volta, né sarà l'ultima che dovrò ricorrere ad aggiunte, riprese o postille riguardo uno specifico argomento di cui si è già scritto in questo blog. Dopo aver chiesto venia per aver fornito dati e notizie parziali o incompleti, posso trovarmi una scusante nell' “immensa” mole di documenti lascito dei coniugi Ragghianti (di cui mi onoro di essere il figlio primogenito a sua volta in via di scomparsa da questo strambo mondo) ed in deprecati casi “clamorosi” invocare indulgenza per l'intervento carente di un “dilettante”, talvolta evoluto, in altri contesti semplicemente orecchiante orgoglioso di ciò di cui si fa tramite per una rinnovata conoscenza di sapere. Nel caso specifico, che riguarda Dalí e per certi versi il Surrealismo, oltretutto mi sento imbarazzato per dover tornare ad occuparmi di un figuro di talento, che disprezzo eticamente e culturalmente, il quale purtroppo gode tuttora di numerosi (troppi!) attestati di stima e considerazione.
Ricordo che il post precedente, che riportava quanto allora presumevo fosse stato scritto da C.L.R., è stato immesso nel blog il 26 gennaio 2017.
Delle due "voci" scovate successivamente nella serie Panini editore di "Critica d'Arte", mi accorgo che la prima (n.4, 1985, pp.29-30) non è altro che la riproposta della nota Assunta Atomi Toreri ("SeleArte", n.4, 1955, p.75) che già nel titolo qualifica la considerazione di Ragghianti nei confronti dell'Avida dollars, anagramma quanto mai azzeccato affibbiato con disprezzo a Dalí da André Breton.
Il secondo intervento di R. consiste nell'articolata risposta ad uno studente dell'Università dell'Arte di Firenze circa il "caso Salvador Dalí". La riproduciamo ricordando che essa fu in origine pubblicata su "Critica d'Arte", lug.-sett. 1987, pp. 3,4.
F.R.  (19 dicembre 2017)

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