Carlo e Licia

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sabato 23 dicembre 2017

La Casa Italiana 2 - Appendici documentarie.


Dopo il primo post (vedi 21 novembre 2017) riguardante questa importante Mostra storica sull'arredamento artistico e le cosiddette “arti minori” o “decorative”, è opportuno fornire una documentazione essenziale di una manifestazione tanto importante per la ricostruzione postbellica di Firenze e impegnativa per l'attività professionale e la successiva curatela scientifica ed organizzativa dei coniugi Ragghianti.
Il progetto iniziale e la successiva curatela scientifica furono, infatti, totalmente affidati alla loro iniziativa e responsabilità. Va, comunque, riconosciuto all'allora sindaco Mario Fabiani e al suo assessore alla cultura Tocchini una grande e leale collaborazione ed un incondizionato sostegno; è anche da sottolineare il fattivo appoggio e la costruttiva collaborazione per Firenze – non consociativismo – di Attilio Piccioni, il leader democristiano più rispettato, apprezzato e ben conosciuto da Carlo L. Ragghianti, poi politicamente distrutto da una infame congiura e dallo sconsiderato ed irresponsabile comportamento di un figlio.
Da tener presente e considerare con attenzione il fatto metodologicamente essenziale, più volte sottolineato nei testi, che non “sarà ammessa nessuna ricostruzione, salvo l'accompagnamento architettonico-decorativo che si renda necessario in alcuni casi”. Quindi qualche “quinta” scenografica e di sostegno non invasiva ma niente rifacimenti o falsificazioni alla Viollet-Le-Duc o alla De Andrade, tanto meno nessuna concessione o interpretazioni come la successiva Disneyland, e nemmeno sopraffazioni allestitorie.
Originale, e in questo caso anche efficiente, la costituzione collaborativa di Comitati Regionali composti da specialisti come funzionari delle BB.-AA., studiosi, antiquari e collezionisti di notoria qualità. Nell'Archivio Ragghianti presso la Fondazione di Lucca si possono consultare le corrispondenze con queste personalità ed anche di quelle con i politici di governo. Tra loro ricordiamo: Giulio Andreotti, il min. Rebecchini, il sindaco Fabiani, Ennio Pacchioni, Sergio Ortolani, Alberto Gerardi, Valerio Mariani, il principe Urbano Barberini, Vittorio Moschini, Nino Barbantini, Rodolfo Pollucchini, Giovanni Mira.
Debbo dire, non per vanagloria familiare (anche perché non c'è nulla di più triste che rimpiangere antichi “splendori”) ma per evidenziare un fatto storico rilevane, che è piuttosto significativo il fatto che il sindaco comunista di Firenze – personaggio di per sé di grande levatura – chiedesse ad un privato cittadino di “caldeggiare” presso il Presidente della Repubblica una visita alla Mostra e alla città. Infatti ciò dimostra che Ragghianti (già dalla metà del 1946 autoesclusosi da incarichi e da significative attività politiche per dedicarsi agli studi e ai doveri familiari) godeva di un prestigio tale da essere comunemente considerato un protagonista anche sociale di levatura nazionale. A meno di quarant'anni.
Tante delle sue conoscenze ed amicizie erano solide, cementificate da ideali comuni e/o da anni di cospirazione prima, poi lotte antifasciste; erano disinteressate e spontanee con quella parte di “classe dirigente” fortunosamente – e certo meritatamente – (lo possiamo dire oggi?) succedute a una parte di quella fascista la quale in genere era rimasta tale con un semplice cambio di casacca (quante colpe hai sulla coscienza compagno Togliatti!). Un esempio per tutti: il caso e il cursus di Bianchi-Bandinelli che si è persino inventato (e tanti fanno finta di crederci) di aver pensato, progettato di attentare alla vita di Hitler mentre gli faceva – in stivaloni neri e gerarchica divisa fascista – da cicerone nel viaggio in Italia del già allora dittatore genocida. Volontario era, invece, giacché tutti gli altri funzionari delle Belle Arti e di Archeologia (cito tra i più illustri Brandi ed Argan e che allora conoscevano il tedesco per motivi di studio) si erano resi latitanti da quell'obbligo con questa o quella scusa.
Il fortunato recupero di fotografie relative alla visita del presidente Luigi Einaudi oltre che documento dello “stile” del tempo – si notino, ad es., la semplicità festiva un po' provinciale delle vesti, la mancanza di guardie del corpo e di altre manifestazioni di potere esercitato con alterigia, sicumera...e paura – mi consente di ricordare l'evento come testimone: infatti prima nel cortile, poi in mostra, poi da un finestrone del 2° piano di Palazzo Strozzi (qui assieme al segretario Righi e all'usciere Giunti che mi teneva per la cintura temendo che potessi perdere l'equilibrio e precipitare) assistei all'arrivo, alla permanenza, alla partenza del Presidente Einaudi, soprattutto perché felice di vedere i Carabinieri a cavallo e in alta uniforme, le chiarine del Comune, i pochi corazzieri (una novità). L'anno di poi (1949), in occasione della nuova visita presidenziale per l'inaugurazione della Mostra Lorenzo il Magnifico e le Arti, fui presentato “ufficialmente” a Luigi Einaudi. Ebbi poi durante un suo incontro con mia madre l'onore di un interessamento da parte di Donna Ida, la quale mi fece alcune domande e mi parlò di suoi nipoti.
L'incontro con Luigi Einaudi (il primo dei cinque Presidenti della Repubblica italiana che ho avuto occasione di conoscere) precedette di un anno quello con l'altro faro del liberalismo internazionale, il filosofo Benedetto Croce. Nella sua biblioteca studio di Palazzo Filomarino, quando dopo un lungo colloquio con mio padre (mentre io ero intrattenuto dottamente – bontà loro – dal divertito duo un sacerdote – padre Cilento? – e Fausto Nicolini) venni finalmente presentato al “minuscolo” ma imponente grande filosofo. Egli, dopo alcuni convenevoli, mi impose le mani sulla testa. Temo di dover dire che, tuttora, non sum dignus.
F.R.





DIDASCALIE DELLE FOTOGRAFIE 

1. Luigi Einaudi e Carlo L. Ragghianti.
2. Nella sala X, Ragghianti illustra la scultura la Presidente.
3,4. Discorso di Carlo L. Ragghianti.
5. Il pubblico nel cortile di Palazzo Strozzi durante i discorsi.
6. Donna Ida Einaudi con le Dame di compagnia.
7. Il Presidente e Donna Ida.
8. Ragghianti spiega al Presidente e a Donna Ida.
9,10. Altri due momenti in cui Ragghianti è col Presidente e la consorte.
11,12. Il Presidente lascia Palazzo Strozzi dopo la visita alla Mostra.

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