Dopo il
primo post (vedi 21 novembre 2017) riguardante questa importante Mostra
storica sull'arredamento artistico e le cosiddette “arti minori”
o “decorative”, è opportuno fornire una documentazione
essenziale di una manifestazione tanto importante per la
ricostruzione postbellica di Firenze e impegnativa per l'attività
professionale e la successiva curatela scientifica ed organizzativa
dei coniugi Ragghianti.
Il progetto iniziale e la successiva curatela scientifica furono, infatti, totalmente affidati alla loro iniziativa e responsabilità. Va, comunque, riconosciuto all'allora sindaco Mario Fabiani e al suo assessore alla cultura Tocchini una grande e leale collaborazione ed un incondizionato sostegno; è anche da sottolineare il fattivo appoggio e la costruttiva collaborazione per Firenze – non consociativismo – di Attilio Piccioni, il leader democristiano più rispettato, apprezzato e ben conosciuto da Carlo L. Ragghianti, poi politicamente distrutto da una infame congiura e dallo sconsiderato ed irresponsabile comportamento di un figlio.
Il progetto iniziale e la successiva curatela scientifica furono, infatti, totalmente affidati alla loro iniziativa e responsabilità. Va, comunque, riconosciuto all'allora sindaco Mario Fabiani e al suo assessore alla cultura Tocchini una grande e leale collaborazione ed un incondizionato sostegno; è anche da sottolineare il fattivo appoggio e la costruttiva collaborazione per Firenze – non consociativismo – di Attilio Piccioni, il leader democristiano più rispettato, apprezzato e ben conosciuto da Carlo L. Ragghianti, poi politicamente distrutto da una infame congiura e dallo sconsiderato ed irresponsabile comportamento di un figlio.
Da tener
presente e considerare con attenzione il fatto metodologicamente
essenziale, più volte sottolineato nei testi, che non “sarà
ammessa nessuna ricostruzione, salvo l'accompagnamento
architettonico-decorativo che si renda necessario in alcuni casi”.
Quindi qualche “quinta” scenografica e di sostegno non invasiva
ma niente rifacimenti o falsificazioni alla Viollet-Le-Duc o alla De
Andrade, tanto meno nessuna concessione o interpretazioni come la
successiva Disneyland, e nemmeno sopraffazioni allestitorie.
Originale, e
in questo caso anche efficiente, la costituzione collaborativa di
Comitati Regionali composti da specialisti come funzionari delle
BB.-AA., studiosi, antiquari e collezionisti di notoria qualità.
Nell'Archivio Ragghianti presso la Fondazione di Lucca si possono
consultare le corrispondenze con queste personalità ed anche di
quelle con i politici di governo. Tra loro ricordiamo: Giulio
Andreotti, il min. Rebecchini, il sindaco Fabiani, Ennio Pacchioni,
Sergio Ortolani, Alberto Gerardi, Valerio Mariani, il principe Urbano
Barberini, Vittorio Moschini, Nino Barbantini, Rodolfo Pollucchini,
Giovanni Mira.
Debbo dire,
non per vanagloria familiare (anche perché non c'è nulla di più
triste che rimpiangere antichi “splendori”) ma per evidenziare un
fatto storico rilevane, che è piuttosto significativo il fatto che
il sindaco comunista di Firenze – personaggio di per sé di grande
levatura – chiedesse ad un privato cittadino di “caldeggiare”
presso il Presidente della Repubblica una visita alla Mostra e alla
città. Infatti ciò dimostra che Ragghianti (già dalla metà del
1946 autoesclusosi da incarichi e da significative attività
politiche per dedicarsi agli studi e ai doveri familiari) godeva di
un prestigio tale da essere comunemente considerato un protagonista
anche sociale di levatura nazionale. A meno di quarant'anni.
Tante delle
sue conoscenze ed amicizie erano solide, cementificate da ideali
comuni e/o da anni di cospirazione prima, poi lotte antifasciste;
erano disinteressate e spontanee con quella parte di “classe
dirigente” fortunosamente – e certo meritatamente – (lo
possiamo dire oggi?) succedute a una parte di quella fascista la
quale in genere era rimasta tale con un semplice cambio di casacca
(quante colpe hai sulla coscienza compagno Togliatti!). Un esempio
per tutti: il caso e il cursus di Bianchi-Bandinelli che si è
persino inventato (e tanti fanno finta di crederci) di aver pensato,
progettato di attentare alla vita di Hitler mentre gli faceva – in
stivaloni neri e gerarchica divisa fascista – da cicerone nel
viaggio in Italia del già allora dittatore genocida. Volontario
era, invece, giacché tutti gli altri funzionari delle Belle Arti e
di Archeologia (cito tra i più illustri Brandi ed Argan e che allora
conoscevano il tedesco per motivi di studio) si erano resi latitanti
da quell'obbligo con questa o quella scusa.
Il fortunato
recupero di fotografie relative alla visita del presidente Luigi
Einaudi oltre che documento dello “stile” del tempo – si
notino, ad es., la semplicità festiva un po' provinciale delle
vesti, la mancanza di guardie del corpo e di altre manifestazioni di
potere esercitato con alterigia, sicumera...e paura – mi consente
di ricordare l'evento come testimone: infatti prima nel cortile, poi
in mostra, poi da un finestrone del 2° piano di Palazzo Strozzi (qui
assieme al segretario Righi e all'usciere Giunti che mi teneva per la
cintura temendo che potessi perdere l'equilibrio e precipitare)
assistei all'arrivo, alla permanenza, alla partenza del Presidente
Einaudi, soprattutto perché felice di vedere i Carabinieri a cavallo
e in alta uniforme, le chiarine del Comune, i pochi corazzieri (una
novità). L'anno di poi (1949), in occasione della nuova visita
presidenziale per l'inaugurazione della Mostra Lorenzo il Magnifico e le
Arti, fui presentato “ufficialmente” a Luigi Einaudi. Ebbi
poi durante un suo incontro con mia madre l'onore di un
interessamento da parte di Donna Ida, la quale mi fece alcune domande
e mi parlò di suoi nipoti.
L'incontro
con Luigi Einaudi (il primo dei cinque Presidenti della Repubblica
italiana che ho avuto occasione di conoscere) precedette di un anno
quello con l'altro faro del liberalismo internazionale, il filosofo
Benedetto Croce. Nella sua biblioteca studio di Palazzo Filomarino,
quando dopo un lungo colloquio con mio padre (mentre io ero
intrattenuto dottamente – bontà loro – dal divertito duo
un sacerdote – padre Cilento? – e Fausto Nicolini) venni finalmente presentato al
“minuscolo” ma imponente grande filosofo. Egli, dopo alcuni
convenevoli, mi impose le mani sulla testa. Temo di dover dire che,
tuttora, non sum dignus.
F.R.
DIDASCALIE DELLE
FOTOGRAFIE
1. Luigi Einaudi e Carlo
L. Ragghianti.
2. Nella sala X,
Ragghianti illustra la scultura la Presidente.
3,4. Discorso di Carlo L.
Ragghianti.
5. Il pubblico nel cortile
di Palazzo Strozzi durante i discorsi.
6. Donna Ida Einaudi con
le Dame di compagnia.
7. Il Presidente e Donna
Ida.
8. Ragghianti spiega al
Presidente e a Donna Ida.
9,10. Altri due momenti in
cui Ragghianti è col Presidente e la consorte.
11,12. Il Presidente
lascia Palazzo Strozzi dopo la visita alla Mostra.
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