"Non è facile, come si sa, compiere un'indagine urbanistica: essa è infatti in stretta correlazione con una notevole quantità di fattori che tutti sono implicati dallo sviluppo di una città o di un centro urbano od abitato considerato nella sua realtà edilizia; ed è inoltre necessario considerare tutta l'attività non solo costruttiva ed edilizia, ma anche di modificazione della natura e del paesaggio, svolta dall'uomo per rendere possibile la sua vita e migliorarla mediante la tecnica e il suo sviluppo, sia nell'insediamento umano che nella campagna. Un aspetto integrale dell'indagine urbanistica è l'analisi delle forme edilizie ed architettoniche, e quindi non solo degli edifici funzionali, ma dei monumenti, in quanto essi sono stati concepiti e sono sorti in relazione alle esigenze della civiltà storica. L'indagine propriamente urbanistica sarabbe assai più facilitata nella sua specialità, se esistessero studi, ricerche, risultati storiografici in altri settori della vita storica. Se non difettano le trattazioni di storia politica e diplomatica, assai meno sviluppate sono in genere le ricerche sulla vita religiosa e civile, e così sulla vita economica, specialemente dei secoli più lontani; mancano per esempio, quasi del tutto, le rilevazioni statistiche, sia economiche che demografiche, sicché lo studioso che affronta un problema di ricostruzione urbanistica di una città o di un centro abitato viene a trovarsi nella necessità di non limitare il suo lavoro all'analisi dei fatti edilizi ed architettonici e comunque a quelli caratteristici dell'insediamento umano, ma di venire in possesso di dati e documentazioni storiche di varia natura, per l'accertamento dei quali non si può fare a meno di ricorrere direttamente ad archivi, qualche volta poco esplorati e poco ordinati..." C.L.R.
Questo
intervento definitorio circa la peculiarità della disciplina
"Urbanistica" è tratto da una comunicazione pedagogica
dell'11 novembre 1958 inviata alla Signorina Di Gaddo (di cui non ci
risultano altre informazioni) da Carlo L. Ragghianti secondo il
proprio consueto metodo di insegnamento consistente nel seguire passo
passo lo svolgimento della tesi assegnata. Questa impostazione
dialettica e rigorosa escludeva tesi raffazzonate e funzionali alla
conclusione dell'iter scolastico del laureando e produceva
generalmente ottimi studi, quasi tutti successivamente pubblicati in
volume.Gli interventi più rilevanti di Ragghianti in questa materia (alcuni di rara reperibilità nelle
biblioteche, come quelli immediatamente successivi alla guerra) sono stati ristampati con pertinenti ed
esaurienti Note introduttive e Note al testo nella antologia Carlo
L. Ragghianti. Il valore del patrimonio culturale/Scritti dal 1935 al
1987, curata
esemplarmente da Monica Naldi e Emanuele Pellegrini (Felici Editore,
Pisa 2010). Pertanto in un Post di prossima pubblicazione
riprenderemo l'argomento "Urbanistica" riproponendo alcuni
testi di Ragghianti con una sua bibliografia su questa fondamentale
disciplina, che deve (se bene applicata) preservare e valorizzare il
nostro "meraviglioso" Paese, già – e da troppi decenni –
deturpato.
F.R.
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