Questo
studio sull'attività di Giotto dai primordi ad Assisi e all'anno
1300, demarcazione simbolica della sua prodigiosa attività, fu
scritto in prima stesura nel 1967 e in seguito pubblicato su “Critica
d'Arte” nel fascicolo monografico intitolato Percorso di Giotto
(n. 101-102, Marzo-Aprile 1969). Prosegue così la nostra
rievocazione dei ragguardevoli studi dei coniugi Ragghianti
sull'artista di Vespignano di Vicchio, collegati alle celebrazioni
del supposto settecentocinquantesimo dalla nascita. I precedenti
interventi sono stati postati il 26, il 27 luglio (monografie di
Licia Collobi), il 28 luglio e il 15 ottobre (Giotto Architetto) di
quest'anno. Quindi, come avverte l'autore a p.79, questa per certi
versi radicale sua ricostruzione fu pubblicata in Arte in Italia.
Dal secolo XII al secolo XIII (Casini editore, Roma 1969, coll.
978-1036).
Nella
lettera – riportata qui sopra – del 24 maggio 1969 a
Millard Meiss (1904-1975), considerevole studioso di Giotto e
dell'arte italiana dal XIV al XV secolo e professore nelle più
prestigiose università statunitensi (Columbia, Harward, Princeton),
Ragghianti – che lo conosceva abbastanza bene anche di persona –
annuncia le sue conclusioni sottolineando che il collega sarà
interessato “dalla mia ricostruzione e dall'indagine sui contenuti
dell'artista finora poco accertati”; accenna poi anche “alle
osservazioni analitiche, per altro inducibili”, cioè contrarie a
deducibili, quindi che dal particolare muovono al generale, dai
fatti ai principi. Mi permetto di sottolineare questo aspetto della ricerca di Carlo L. Ragghianti perché mi pare che essi non siano stati abbastanza considerati e sceverati dalla successiva e copiosa letteratura in materia. Anzi, per dirla fuori dai denti, le osservazioni “inducibili” sono state esplorate e assimilate più spesso di quel che non risulti dagli scritti; soltanto non sono state riconosciute pubblicamente al loro autore da parte di quegli addetti ai lavori perché presentate come proprie.
F.R.
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