Carlo e Licia

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martedì 10 ottobre 2017

Magisterio di Ragghianti 4 - Giotto, Duccio e postilla sullo Studio Italiano di Storia dell'Arte.






Questo scritto della fine del 1954 va considerato principalmente tra quelli pedagogici di Carlo L. Ragghianti. Sono note e osservazioni che abbiamo cominciato a render note sulla IV serie di “SeleArte” (vedi: Professorialità, fasc. 11, marzo 1995, pp. 27-32; Magisterio, fasc. 24, dic. 1996, pp. 2-48 di prossima ri-pubblicazione in questo blog). L'intervento è, poi, particolarmente interessante dato che si tratta di un elaborato precedente nell'ambito delle ricerche che lo studioso pubblicò ne La pittura del Dugento a Firenze (ott. 1955) e di altri problemi inerenti l'arte del XIII secolo e dei primi del XIV, editi nel vol. III di L'Arte in Italia (Casini editore, 1959). Da notare anche le originali osservazioni metodologiche direi di carattere “definitorio” e tali da poter essere estrapolate e assimilate alla nostra rubrica “glossario”. Le precedenti pagine dattiloscritte rappresentano una delle poche testimonianze superstiti dell'attività didattica – a livello post-laurea – che si svolgeva presso lo “Studio Italiano di Storia dell'Arte”, costituito da Carlo L. Ragghianti dopo la conclusione del suo commissariamento (dal 1944) dell'Istituto Storico del Rinascimento voluto da Papini e compromesso col fascismo. Anche lo “Studio” ha avuto sede al 2° piano di Palazzo Strozzi (con le finestre che davano su Via Tornabuoni, contigue a quelle de “La Strozzina”). Ciò fin quando la violenta ostilità verso R. di ambienti notoriamente a lui avversi, non solo e non tanto politicamente, quanto intellettualmente e – data la qualità delle persone che ne facevano parte – eticamente estranee, se non proprio antitetiche, convinsero il non troppo riluttante sindaco “santo” La Pira a dargli nel 1955 lo sfratto tramite il bifronte assessore alla cultura Piero Bargellini, delegato presidente della “Strozzina”, dove a dire il vero fu piuttosto notarile. Di questo controverso personaggio (fascista, su “Frontespizio”, denunciò lo spazio concesso dal regime al giovane R.; cattolico conservatore abolì gli orinatoi, o Vespasiani che dir si voglia, pubblici di Firenze) che era di cultura superficiale, aneddotica, piuttosto retriva (un intero libro contro F.L.Wright e l'architettura razionale) mi ripropongo di scrivere più diffusamente in seguito circa i suoi rapporti con C.L.Ragghianti e con me suo cordiale collaboratore editoriale sul finire degli anni Settanta. (Mi ha indirizzato quella che con ogni probabilità è la sua ultima lettera, impostata nel tardo pomeriggio del giorno nella cui nottata Bargellini improvvisamente e serenamente morì). Lo “Studio Italiano di Storia dell'Arte”, insieme alle redazioni di “SeleArte” e “Critica d'Arte”, all'IIFAS (Istituto Internazionale Film sull'Arte, poi IFAS) trovò sede dopo il repentino sfratto in Palazzo Bartolini Salimbeni, magnifico edificio affacciato su Piazza Santa Trinita. Successivamente alla fine del 1959 tutti questi uffici si trasferirono in Via Ricasoli da dove (1961, mi pare) finalmente approdarono in Piazza Vittorio Veneto 4, piano primo, dove rimasero fino a sei mesi dopo l'Alluvione del novembre 1966, con l'acqua che lambì la soglia dell'ingresso.
Tutti questi traslochi (ottimamente gestiti, come i successivi, da Cino Cini e Paolo del Lungo) dispersero parte delle carte, carteggi, indirizzari, apparecchiature, mobilio, ecc., considerate lì per lì ingombranti e/o non necessarie immediatamente. A parte qualche modesto (ma spesso dannoso: un fascicolo di rivista – ad es. – sottratto alla collezione rappresenta danno grave! ) “saccheggio” privato dei collaboratori titolati, una parte dei materiali – soprattutto magazzino – rimase depositata nel sottosuolo de “la Strozzina” e fu distrutto dall'Alluvione del 1966. Molto probabilmente una parte dei materiali di studio finì anche all'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Pisa, che proprio in quegli anni stava consolidandosi. Finalmente le ultime tracce di questa odissea (cioè tutte le attrezzature fotografiche e filmiche, scaffalature, tavoli, sedie, schedari Olivetti, biblioteca IFAS e altri scampoli cartacei) finirono a Villa Lemmi-Tornabuoni prima sede della costituenda Università Internazionale dell'Arte di Firenze che era nata senza alcun corredo e che poté iniziare a funzionare proprio grazie all'apporto determinante degli arredi dell'ormai defunto “Studio Italiano di Storia dell'Arte” e dell' IFAS.

 (1) NOTA SU JAMES H. SUBBLEBINE

Lo studioso statunitense che firma questo “Progetto di lavoro” frequentava il corso di perfezionamento presso lo Studio Italiano di Storia dell'Arte in qualità di borsista Fulbrigh (1953-54). Da notare che nella copia del dattiloscritto per l'Archivio (quella che qui riproduciamo) un distratto impiegato ha scritto a penna il nome del discente come “John”, anziché il corretto “James”. Cose che accadevano, forse perché alcuni collaboratori erano nighittosi, si ritenevano sottoutilizzati (cito quelli che al momento ricordo: Federici, Parronchi, Savonuzzi, Forti, Righi, Santini) e qualcuno di loro si era affiancato a Ragghianti esclusivamente (e fino a quando) potevano trarne vantaggio, per poi volare in altri nidi meno impegnativi e rigorosi. Nidi, si noti, tutti procurati da C.L.R. e non marginali, come Società Olivetti (Ivrea e Milano), Mondadori editore, Einaudi editore, Radio – poi anche televisione – italiana, “il resto del Carlino” e altri prestigiosi approdi. Il Subblebine, nato nel 1920, laureato all'Università di Harvard (1942), tenente U.S.Navy (1943-46), concluse proprio nel 1954 il proprio Ph.D. (da noi oggi Dottorato di ricerca) con una dissertazione su Guido da Siena. A Firenze S. frequentò sicuramente Berenson collegato ad Harvard e la cerchia longhiana, come si può dedurre dai rilievi e dalle osservazioni che gli espone Ragghianti. Tornato negli USA fu studioso di stampo accademico (professore alla Rutgers University) e, prima di morire nel febbraio 1987, ha scritto saggi e libri su Giotto (Assisi, Scrovegni) Duccio di Buoninsegna (1979) e sulla pittura italiana del XIII/XIV secolo.

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