Carlo e Licia

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mercoledì 21 giugno 2017

"Negro nell'arte europea" progetto di C.L.R.

In nome del declinante linguaggio "politicamente corretto", va premesso che in questa sede si usa il termine negro invece di nero, termine invalso negli ultimi decenni e perciò fino ad allora non adoperato nell'accezione antropologica. Occorre anche ricordare che l'uso di "negro" - derivante dal latino "niger" - non aveva significato negativo salvo che da parte di odiosi razzisti, riconoscibili dal contesto negli scritti e dall'intonazione nei discorsi.
La considerazione paritetica delle forme espressive diverse da quelle canoniche e manualistiche dell'arte italiana ed eurocentrica è sempre stata praticata da Carlo L. Ragghianti ed è a fondamento della sua "estetica".
Se non ci risultano sull'argomento documenti scritti prima degli anni Cinquanta ciò è dovuto alla scarsità nazionale e internazionale di studi e ricerche interessanti o problematici in merito all'Africa, specialmente quella centro-meridionale. Non a caso si cominciò a parlare di "negritudine" in
seguito alle conquiste coloniali e di arte negra in seguito alla individuazione e all'acquisizione di reperti africani da parte soprattutto di artisti degli inizi del Ventesimo secolo. La comprensione di Picasso senza riferimenti all' "art nègre" sarebbe incompleta e fuorviante. Trovo nell'Archivio familiare uno smilzo fascicoletto con l'intestazione "negro nell'arte europea". Dopo averlo controllato decido di renderne noto il contenuto, anche se sono certo che la mia memoria affievolita ricorda vagamente una consistenza superiore a quella riscontrata. Vorrà dire che, in caso di successivi reperimenti renderemo note le opportune integrazioni.
Un primo foglio, del 1962, contiene la richiesta "ufficiale" al Sindaco di Firenze Giorgio La Pira da parte di Ragghianti (estensore del testo e ideatore del contesto), e di Edoardo Detti ed Enriques-Agnoletti, assessori della Giunta presieduta dal detto e dimenticato sindaco "santo".




Il secondo documento, che riportiamo qui di seguito, consiste nella proposta di una collana "che potrebbe essere Popoli nell'Arte, o simile", concepita come seguito di un volume intitolato L'Africa nell'arte europea, titolo identico a quello proposto per l'iniziativa che La Pira, non so per quale motivo, non volle o non poté far propria e realizzare. Questo progetto editoriale, datato 10 febbraio 1970, fu proposto quasi sicuramente alle edizioni Mondadori, più precisamente alla sede di Verona della Società dove il settore "Ragazzi e Creazioni" disponeva di una certa autonomia. Come si evince dalla lettera del 6 settembre 1972, a firma Giuliana Nannicini Canale, il progetto di C.L.R. non ebbe seguito e vi si 
dice anche che "Le ho fatto rispedire con un plico a parte il materiale del Negro nell'arte europea e le allego il suo progetto". Questo materiale non è reperibile, a meno che non sia stato mandato alla Fondazione di Lucca assieme alla Fototeca, che a suo tempo fu spedita senza particolari riscontri da parte della famiglia. E' assai improbabile che giaccia nella "moribonda" Università Int. dell'Arte di Firenze, a meno che R. non l'abbia consegnato brevi manu a Ezio Bassani per il "Centro di Arti africane" ivi domiciliato. Nella lettera si parla anche del progetto: speriamo che esso giaccia tra le carte dell'Archivio in via di ordinamento a Lucca.







Prima di asserire l'attualità di questa idea editoriale di R. ho controllato sul web e individuato che sull'argomento nel 1989 furono pubblicate in USA e in Francia (Gallimard) due edizioni di un'opera monumentale curata da Hugh Honour, uno studioso inglese allora domiciliato in Lucchesia. Siccome vi sono differenze strutturali e temporali nella concezione dei due progetti, rimango convinto della validità di rendere nota l'iniziativa di cui stiamo scrivendo (che comprende anche un cospicuo elenco indicativo di artisti europei nelle opere dei quali è riscontrabile una figurazione africana) e di sostenere l'attualità della proposta editoriale, realizzabile oltretutto senza particolari problemi. Resta, comunque, inalterata l'importanza documentaria del prototipo ragghiantiano
e l'aderenza alla divisa, inespressa ma concreta, di questo blog che è di contribuire, attraverso l'opera intellettuale di Carlo L. Ragghianti e Licia Ragghianti ricordata e riproposta, alla cultura di questi tempi di regresso soprattutto morale e quindi inevitabilmente spirituale e mentale, nonché costituire attraverso i post una piattaforma proiettata nel futuro con indicazioni anche di metodo efficaci e proficue. Quindi vichianamente di concorrere a offrire mattoni per costruire un avvenire migliore, caratterizzato dal recupero di valori e metodi equi, generosi, ancorati ad una cultura "onesta", nella quale i genitori Ragghianti potrebbero sentirsi a loro agio.
Francesco Ragghianti

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