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mercoledì 8 novembre 2023

Jules Verne e Edmondo Marcucci

Personalmente con Giulio Verne non ho avuto fino a più di trent'anni particolare affezione perché dopo l'entusiasmante prima lettura integrale dell'Isola misteriosa (stavamo in Viale Lavagnini e dormivo ancora nella stessa stanza con Rosetta e l'altro fratello: cioè fino al 1949), fui deluso da Strogoff, per non dire indignato del ridicolo viaggio al “centro” della Terra. Qualche anno dopo, quando lessi anche il viaggio intorno al globo in ottanta giorni, rimasi infastidito per l'insulsaggine dell'inglese protagonista. Preferivo di gran lunga il Viaggio in velocipide di Yambo, se non altro per le illustrazioni e la vitalità dei due giovani protagonisti.

Mi riavvicinai a Verne contagiato dal fervore che gli dedicava Leonardo Baglioni, amore inusitato – come la modellistica ferroviaria – nella sua concezione degli svaghi della vita. Avvenne così che alla metà degli anni Settanta acquistai l'opera omnia di Verne nell'edizione prestigiosa (forse anche un po' pacchiana) dell'editore Jean De Bonnot, belle legature, carta pesante, illustrazioni dell'epoca. Lessi così buona parte dei libri in francese, cosa che migliorò la stima nei confronti dell'autore, tradotto in italiano certo non dai migliori specialisti.

Intendevo rievocare Verne (già protagonista del post “E.A. Poe e J. Verne” – 27 ottobre 2019 – su questo blog) nel decennale della morte di Leonardo, però sopravvenne il Covid19 e altre faccende per cui il progetto non ebbe seguito. Per di più poco prima che questo amico quarantennale morisse avevo pensato di regalargli un volumetto recensito su “seleArte” (n.26,1956,pp 42,43) da mia madre, così almeno allora credevo.

Essendo la copia di casa stata consegnata alla biblioteca di C.L.R. alla Fondazione di Lucca, cercai il libro (Les illustrations des “Voyages extraordinaires” de Jules Verne, 1956), scritto da tale Edmondo Marcucci, nel mercato antiquario di internet: lo reperii ed ordinai a Tolone, però arrivò a Leonardo defunto.

Anni dopo cercai questo Marcucci, pensando fosse un francese o un recente immigrato. Il web, però, mi rivelò che invece si trattava di un italiano sempre vissuto nel suo Paese. Questo Marcucci era precocemente morto nel 1965 scoprii, ed insieme appresi che era una gran persona perbene, pacifista, seguace del modernista Bonaiuti e sodale di Aldo Capitini, da sempre amico della nostra famiglia.

Di conseguenza Edmondo Marcucci quasi certamente era ben noto a mio padre, probabilmente dai primi anni Trenta. Quindi la recensione su “seleArte” del volumetto non era soltanto casuale curiosità di mia madre, ma voluto intervento di C.L.R. il quale intendeva segnalare lo sforzo creativo di un amico appassionato all'argomento, com'era in realtà dato che il Marcucci già nel 1930 aveva pubblicato il libro Giulio Verne e la sua opera (Soc. An. Editrice D. Alighieri, 1930, pp.132). Da questo libro ripropongo la Bibliografia, accurata e tuttora di valida consultazione, e l'Indice.

Di Edmondo Marcucci, straordinario personaggio antifascista, non violento, vegetariano, riporto anche la notizia biografica di Tonino Bello e l'affettuoso e succinto ricordo che Daniele Lugli, amico e collaboratore del grande Aldo Capitini.

Per quel che riguarda Jules Verne mi fa piacere ricordarlo ancora una volta con un racconto, pubblicato nel 1851 nel “Musée des familles”, intitolato Un voyage en ballon, nonché con un paio di copertine di libro e con alcune tavolte pubblicate su “L'Illustration” (14 nov. 1874; 27 nov. 1880; 14 dic. 1880).

Quanto alle illustrazioni dei libri di Verne, importanti legami controllati dall'autore dei testi, ripropongo una pagina tecnica del noto illustratore francese Gérard Blanchard, pubblicata sulla sua rivista “Le Courrier graphique” (1961). Ricordo infine che su la “Gazette des Beaux-Arts” (avril 1983) Dominique Choffel ha scritto il saggio Les illustrations des “Voyages extraordinaires” de Jules Verne (pp.159-172), ricco di dati che vogliono suffragare l'incipit dello scritto: “L'oeuvre de Jules Verne est indissociable des illustrations qui l'accompagnient”.

Mi sorprende assai che il precedente, esauriente volume di Edmondo Marcucci sullo stesso argomento non sia citato, benché sia stato edito dalla “Societé Jules Verne, 1956”. Un caso, tra i tanti, di discrasia tra cultura accademica e cultura della società civile? Oppure si tratta di semplice arroganza da parte della corporazione universitaria?

F.R. (12 agosto 2023)






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