La presenza di Gustavo Sforni come pittore nella mostra di Palazzo Strozzi fu dovuta essenzialmente all'entusiasmo insistente di Raffaele Monti. Ciò non toglie che l'artista ne avesse i requisiti, però la sua presenza si impone soprattutto per lo spessore culturale dell'intera esperienza di Sforni e la giustifica nonostante l'assenza nella "ciclopica" esposizione di altri nominativi, sacrificati dall'impossibilità di poter realizzare un più ampio percorso esemplare in termini di necessaria, inevitabile contenutezza.
Comunque, sul piano storico-critico la scheda di Monti resta tuttora un indispensabile riferimento bibliografico, nonostante che l'ineffabile Wikipedia nel 2015 ne ignorasse l'esistenza, citando soltanto uno scritto generico di Enrico Crispolti.
Altra assenza nella citata enciclopedia di prima consultazione risulta il volume di Margherita D'Ayala Valva
La Collezione Sforni (Oeschki, 2005) che indaga un aspetto fondamentale della personalità di Sforni, prima di questa pubblicazione molto citato ma non altrettanto conosciuto.
A Gustavo Sforni viene spesso associato come collezionista ed insieme pittore Egisto Fabbri (1866-1933), il quale era per Monti una costante presenza di cui sfuggivano gli estremi della dispersione della collezione che aveva portato a Firenze anche un gruppo di opere di Cézanne. Però Fabbri non rientra tra le personalità del periodo della mostra del 1967, perché la sua attività artistica era cessata praticamente all'inizio della Prima Guerra mondiale (1914) quando "abbandonò la pittura per dedicarsi ad altre discipline: architettura, musica, oltre alla meditazione filosofica e religiosa", come scrive Francesca Bardazzi, curatrice del voluminoso e notevole Catalogo (electa 2007) Cézanne a Firenze.
F.R. (8 settembre 2023)
Questa futurista già dalla prima ora, è stato oltre che pittore, scenografo (qui commentato da Raffaele Monti), decoratore, insegnante, mercante d'arte e organizzatore culturale, soprattutto in Svezia e in Austria, dove strinse – come anche in Francia – legami con gli ambienti internazionali qualificati.
Apprezzato da Raffaele Monti, direi soprattutto perché da giovane legato a Duilio Cambellotti (1876-1960) artista per
il quale lo studioso livornese nutrì una profonda passione, Ciacelli fu ignorato da C.L. Ragghianti, non fu rivendicato per la propria curatela da Enrico Crispolti, noto specialista del futurismo.
Si riportano gli apprezzamenti di Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), scontato, e quello del critico austriaco Werner Hofman (1928-2013).
F.R. (9 settembre 2023)
Raffaele Monti evocò a sé, dopo Sforni (personaggio snob, ebreo morto in seguito all'emanazione delle leggi razziali fasciste del 1939), dopo Arturo Ciacelli (ambiguo rappresentante nel nord Europa nazificato dell'italianissimo post futurismo fascistoide) la stesura della scheda di Cipriano Efisio Oppo (1891-1962).
Costui fascista esplicito, -issimo, fu ideatore della Quadriennale di Roma, Accademico d'Italia, deputato fascista, aderente alla repubblica nazifascista di Salò. Naturalmente da buon italiano bene inserito, immediatamente dopo la guerra fu ben accetto al regime democristiano, formalmente contrastato dal P.C.I. incameratore degli ex fascisti di stampo e pretese
culturali, mantenne molti privilegi, nel 1960 fu Accademico di San Luca, di cui Mino Maccari membro sarà due anni dopo Presidente. Da notare: Oppo nel 1945 fu sacrosantamente arrestato dal governo presieduto da Parri, però "venne salvato dal suo ex allievo all'Accademia Afro Basaldella" vicecomandante "sinistro" di una brigata partigiana.
Pittore dal 1910, soppiantò la Sarfatti, non nell'alcova del duce ma quale fedele esecutore ed ideatore della politica artistica mussoliniana. Come artista mostra un talento al quale avrebbe dovuto dedicarsi soltanto per diventare un pittore di caratura superiore, un Maestro cioè.
F.R. (10 settembre 2023)
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