L'intervento di Carlo L. Ragghianti, che riporto integralmente dal Catalogo della Mostra monografica in Livorno (30 luglio – 21 agosto) e in Firenze, presso “La Strozzina” (1-15 settembre 1966), è un riflesso diretto della revisione storico-critica che lo studioso compì ed espresse con la grandiosa esposizione “Arte Moderna in Italia 1915-1935” tenutasi in Palazzo Strozzi dal marzo all'estate 1967.
Curatori del catalogo furono Raffaele Monti (autore anche della scheda 1915-1935) e l'allora suo amico fraterno Giacinto Nudi. Essi ispirarono e realizzarono il progetto delle due mostre a Livorno e Firenze del conterraneo Nomellini e furono gli autori dell'articolata scheda biografica dell'artista in questo catalogo, dal quale qui riproduciamo il testo.
Personalmente trovo che la scheda sia sbilanciata in una visione positiva del pittore, del quale si tacciono o attenuano troppe contraddizioni umane, sociali e politiche, le quale mi pare ebbero però evidenti riscontri in parte delle opere dipinte. Manca, alla fin fine, quanto scritto dal pittore e critico d'arte, allievo di Longhi, Lando Landini (“Arte”, marzo 1985), cioè che “il livornese Plinio Nomellini è stato un artista autentico, anche se gli ha nuociuto una sorta di schizofrenia creativa che lo indusse a dividere la propria attività tra opere di successo destinate al mercato,
e opere che si potrebbero definire sincere nelle quali sfogava il meglio del proprio temperamento”.
E proprio soprattutto su queste opere “sincere” vent'anni prima verte l'indagine e il recupero di Carlo L. Ragghianti, fermo restando il giudizio sull'attività più coerente svolta dal pittore fino agli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale.
Aneddoticamente il catalogo della Mostra presso “La Strozzina” si può considerare una modesta rarità bibliografica, giacché più della metà della tiratura andò distrutta dall'alluvione del 4 novembre 1966 a Firenze.
Altra nota curiosa, che spiega il perché di un “errata corrige” così numeroso, è il fatto che lo studio di C.L.R. fu da me telefonato alle 3 del pomeriggio dalla SIP di Alghero – tre o quattro giorni prima dell'inaugurazione della mostra – ad uno stenografo de “La Nazione” certo non abituato al linguaggio di un testo critico, perché il resto del Catalogo era già stampato (il che spiega anche la mancanza dei numeri di pagina) e piegato per la cucitura.
Circa un altro episodio di discendenza nomelliniana di deplorevole comportamento, piuttosto sgradevole e grave per certi versi, mi riserbo di intervenire in separata sede.
F.R. (8 settembre 2023)
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