Carlo e Licia

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mercoledì 2 agosto 2023

Salvemini: in “Criterio”; in Ragghianti 11.10.1961; in Filomena Fantarella; in Andrea Becherucci; in un'infamia fascista 1927.

Il caro maestro ed amico Gaetano Salvemini (1873-1957) fu compianto da C.L. Ragghianti su “Criterio” (n.8-9, 1957) ricordandone l'opera e l'impegno civile e morale, deprecando l'ottusità clericale che fece sì che il Paese immediatamente fosse obbligato moralmente a organizzare ed a consegnare alle generazioni attuali e future l'opera di questo grande italiano e Maestro eroico di Libertà.

Sempre nel primo fascicolo di “Criterio” (gen. 1957), rivista di cultura ideata e realizzata da C.L.R., Beniamino Finocchiaro (1923-2003), intellettuale socialista, sindaco di Molfetta dove S. era nato, pubblicò il saggio “L'Unità” di Salvemini (stesso titolo del libro da lui curato per la Biblioteca di Cultura edita da Neri Pozza) nel quale si traccia l'attività pubblicistica di Salvemini dagli esordi della rivista (“L'Unità”, 1911-1920) di cui “oggi colpiscono l'attualità dei temi – oltre alla compiutezza degli interessi – e … la logica della loro impostazione e la validità di alcuni giudizi storici, controfirmati dagli avvenimenti posteriori”. Duole constatare che Finocchiaro in seguito si dedicò alle prebende di Stato – fu anche presidente della RAI – uniformandosi alla massa di giovani promettenti socialisti convertiti all'arrembaggio della casa pubblica.

Franco Rizzo, meridionalista, consigliere del Senato dal 1954 al 1977, è stato professore di Sociologia economica e politica e saggista prolifico i cui libri risultano tuttora in commercio. In questo saggio giovanile Salvemini e il Mezzogiorno nota che “il meridionalismo è presente in ogni pagina, in ogni giudizio, in ogni pensiero di Salvemini, a proposito di qualsiasi argomento riguardasse la vita pubblica e lo Stato Italiano”. Quindi: “Queste nostre note su Salvemini meridionalista, pur non pretendendo in definitiva completezza vogliono...essere note parziali su tutto Salvemini”.

Dopo “Criterio”, a proposito di Salvemini ritengo necessario ricordare la traslazione della salma da Sorrenzo a Firenze con un documento (l'invito che “La Città di Firenze” rivolge alla cittadinanza per la Commemorazione dello storico il 15 ottobre 1961 nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, tenuta da Leo Valiani) e le due lettere di notevole interesse che mio padre inviò rispettivamente a Valiani e ad Enriques Agnoletti. Nella prima C.L.R. ricorda un aspetto di metodo di Salvemini e quindi le tristi vicende della Cittadinanza Onoraria negata da La Pira fin dal 1951; rivendica infine l'antifascismo anteticamente discendente da Carlo Rosselli: il Socialismo liberale.

Anche nella seconda missiva dell'11.10 mio padre ricorda ampiamente la vicenda della Cittadinanza Onoraria di Firenze al Maestro, proseguendo poi con un'esortazione ad Agnoletti (vice Sindaco di Firenze) a contenere la presenza del Sindaco La Pira “risparmiandoci uno dei suoi discorsetti – mimi. C'è il rischio che assicuri, a Salvemini, almeno il purgatorio!”.

Quanto al libro di Filomena Fontarella (Donzelli, 2018), che mi pare sia passato piuttosto inosservato – forse perché l'argomento portante del volume contrasta con la retorica vigente circa Salvemini – merita di essere segnalato tramite questo blog, anche con le parole di Goffredo Fofi (1937), oltre che con la prefazione dello storico Massimo L. Salvadori (1936) autore di libri importanti – talora basilari – anch'essi forse trascurati da chi a “sinistra” dovrebbe sapere, pensare, tramitare. Di questo storico cito soltanto il volume del 1963 (Einaudi) Gaetano Salvemini.

Dal recente libro di Andrea Becherucci Le delusioni della speranza. Carlo L. Ragghianti militante di un'Italia nuova (Biblion edizioni, Milano 2021) ricordo qui soltanto quanto contenuto in due capitoli che riguardano specificatamente i rapporti tra il Maestro pugliese e il giovane seguace toscano. E' ovvio che intendo scrivere un apposito post su questo libro molto accurato nella acribia delle fonti archivistiche che sono sopravvissute ad un'accurata rasatura pelo e contropelo di manine interessate o di appositi “sicari”. Al di là delle polemiche – comunque – sono sempre rimasto sorpreso che nessuno storico di queste vicende – non “partigiano” - della clandestinità e della liberazione di Firenze nonché della Presidenza del C.T.L.N. non abbia considerato e valutato un aspetto eccezionale e dirimente a favore di C.L.R.: egli era praticamente (direi di fatto) l'unico esponente di primo piano del Partito d'Azione a non aver mai avuto la tessera del Partito fascista. Solo nel P.C.I. c'erano esponenti di quella generazione con questo requisito, direi non secondario.

Tornando ai capitoli su Salvemini nel volume di Andrea Becherucci, il primo è intitolato Lettere di C.L.R. a Salvemini con un'Appendice di lettere inedite (pp.55-84). Il secondo capitolo del libro si intitola Per una storia dei rapporti tra Carlo L. Ragghianti e Gaetano Salvemini (pp.145-163).

Scrivo questo periodo perché anche noi figli Ragghianti di circa 13,10,7 anni avemmo un rapporto personale con Salvemini, che forse i fratelli minori nemmeno ricordano. Infatti, quando abitavamo in Viale Petrarca 14, il Maestro ci dedicò un paio d'ore di attenzione a pranzo e dopo in giardino, dimostrandoci in particolare che se andavamo bene a scuola era merito degli insegnanti, altrimenti loro demerito. Portato da Alfredo Righi verso le 10 e mezzo del mattino, Salvemini trascorse con la nostra famiglia l'intera giornata, fino all'imbrunire quando Alfredo lo riportò in taxi a casa sua in Via Sangallo. Ricordo che noi ragazzi fummo dispiaciuti che colui che avevamo eletto a nonno ci lasciasse.

Sempre per non suscitare polemiche ma con pertinenza familiare con Salvemini, racconto in questa sede l'incredibile, increscioso fatto accadutomi, sempre in occasione della traslazione della salma di Salvemini, senza rivelare il nome dell'antagonista. Difatti quando – facendo parte del picchetto d'onore, che trasportava la bara dall'Aula Magna all'ingresso del Rettorato, in quanto figlio di e rappresentate studentesco – fui spintonato e sbattuto contro il muro e sostituito nel trasporto da nota personalità.

Chissà che non esista qualche fotografia sull'episodio che lo dimostri inconfutabilmente presso gli Archivi delle agenzie fotografiche e dei giornali allora operanti a Firenze. I lampi del flash c'erano, lo ricordo perché mi infastidirono gli occhi. Può anche darsi però – dati i precedenti – che i mandanti di sottrattori d'archivio non abbiano anche pensato a questa circostanza e operato di conseguenza.

Concludo riportando una paginetta di minacciosa prosa fascista del 1927 intitolata I successi di Salvemini, esule negli U.S.A., che è bene ricordarlo allora erano abitati da milioni di italo-americani fascisti e di tedeschi filonazisti, i discendenti dei quali – sembrerebbe – oggi risultano tali e quali, come qui in Europa.

F.R. (13 giugno 2023)

 

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