Carlo e Licia

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mercoledì 15 giugno 2022

Carteggio Carlo L. Ragghianti – Amintore Fanfani.

Il soprastante risvolto di copertina rappresenta un efficace riassunto del contenuto del primo volume della nuova collana editoriale, “Carteggi”, pubblicata dalla Fondazione Centro Studi sull'Arte Carlo L. e Licia Ragghianti.

L'Istituto intestato ai miei genitori negli ultimi anni si è distinto in modo particolare, cioè agendo al di sopra e al di là delle aspettative, in una produzione libraria di notevole incidenza numerica e qualitativa, collaterale alla naturale pubblicazione di ottimi cataloghi con apparati ben illustrati di esposizioni avvenute nella Fondazione. A queste edizioni vanno aggiunte le pubblicazioni periodiche: “Luk”, con nuova veste grafica e contenuti prevalentemente scientifici, e la non per caso recentemente acquisita “Critica d'Arte”, coinvolta nella crisi che ha determinato la chiusura dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze, fondata da C.L. Ragghianti ma, dopo la sua morte, orientata soprattutto nel restauro e la conservazione delle opere d'arte.

Non voglio certo fare l'elenco delle pubblicazioni, intendo però segnalare due nuove collane nelle quali sono usciti volumi di particolare impegno e interesse. La prima, “Quaderni della Fondazione R.”, ha testé pubblicato Il genio dei libri difficili. C.L. Ragghianti e il sodalizio con Neri Pozza, che mi riprometto di “recensire”, così come gli altri, nei tempi imprecisati di questo blog. I precedenti due volumi di Cinzia Gastaldon (C.L.R. e il Museo d'Arte Contemporanea di Firenze) e di Lorenzo Mingardi (Contro l'analfabetismo architettonico) sono eccellenti monografie opera di giovani studiosi i quali, usufruendo di una borsa di studio della Fondazione, hanno basato

le loro indagini sull'Archivio lasciato da Ragghianti da non molto ordinato con criteri professionali e reso accessibile senza problemi. La seconda collana “Studi sull'Arte” ha pubblicato alcuni libri ben documentati e di interesse anche per i non specialisti, tra i quali segnalo Pianeta città (Arti, Cinema, Musica, Design nella collezione Rota).

Carteggi”, la terza collana, è concepita per rendere noti, con apparati qualificati e filosofici, documenti soprattutto epistolari riscontrati da giovani studiosi oltre che nell'Archivio di Lucca anche in quello del corrispondente di C.L.R. .

Il primo volume edito, come si è visto, è basato sulla corrispondenza tra C.L.R. e Amintore Fanfani ed è annotato con puntuale perizia da Tiziano Torresi. Nel libro, oltre all'intero carteggio tra gli illustri interlocutori, vengono riportate la corrispondenza tra Fanfani e Licia Collobi Ragghianti, con una serie di documenti su cui ci soffermeremo.

Dopo i sottostanti Indice del libro e Prefazione di Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione, riportiamo – a mo' d'esempio – le prime pagine della impegnata Introduzione di Tiziano Torresi, nella quale il giovane studioso compie dettagliatamente un'ampia (33pp.) disamina degli aspetti salienti dello straordinario rapporto di stima ed amicizia instauratosi tra questi due personaggi eccezionali. Non potendo certo riprodurre l'intero saggio, quella parte che proponiamo come detto da un lato è d'esempio, dall'altro serve da stimolo alla curiosità per il proseguimento della vicenda.




Non c'è dubbio che il rapporto, tra C.L.R. e A.F. sia stato di sincera amicizia, basato sulla stima reciproca e sulla consonanza dei loro caratteri notoriamente piuttosto spigolosi. Ne esce convalidato anche il fatto che la spinta iniziale personale (la corrispondenza precedente era istituzionale) del loro incontro fu l'articolo (riprodotto) che C.L.R. pubblicò su “La Stampa” di Torino il 14 luglio 1971. Viene confermato, altresì, che quell'articolo non era (ne poteva, leggendolo, essere) dettato da captatio benevolentiae o altro fine che non riguardasse la singolare attività espressiva di un uomo che per studi, professione e attitudine politica sarebbe stato portato ad altri interessi, se non avesse in sé maturato una prepotente necessità di esprimere tramite la pittura la propria vocazione latente.

Dopo la pubblicazione dello scritto ci fu qualche sommesso scandalo, qualche interpretazione maliziosa e persino malevola. La limpidezza del testo, però, non lasciava dubbi che C.L.R. avesse espresso il risultato di una riflessione 

dettata da un non comune (si ricordino Massimo d'Azeglio, primo ministro sabaudo e Winston Churchill, primo ministro britannico) caso di vocazione spontanea. Del volume, qui di seguito, riproduco soltanto due lettere perché contengono dichiarazioni che ritengo di dover – sia pur succintamente – commentare. Nella prima missiva (la n.64, del 26 gennaio 1982) dal terzo paragrafo Ragghianti parla della pittura di Fanfani. E' l'unica lettera del carteggio che contiene un aspetto critico specifico, sviluppato non soltanto accennato. Sottolineo questo fatto perché bisogna tener presente che i due protagonisti – entrambi operosissimi e oberati di impegni – tramite lettera tendevano a dirsi l'essenziale. D'altra parte, i loro incontri privati a Roma da Fanfani, all'Hotel Villa Guglielmesca di Cortona, dove per anni i coniugi Ragghianti hanno trascorso le “ferie” estive, avevano senz'altro, nella distesa cordialità, come argomento non secondario l'arte, la sue espressione, i suoi problemi.


Quanto alla seconda lettera (la n.99 del 30 aprile 1984), non vorrei che sorgessero equivoci o peggio dicerie di conversione religiosa riguardanti mio padre. La definizione di sé come “cristiano” di C.L.R. riflette il convincimento da lui sviluppato e seguito poi per l'intera esistenza di “cristiano non credente”. Lo definisce con eccellenti parole Emanuela Garrone (Il rapporto tra Croce e Ragghianti, “Luk”, n.23, 2017, p.23): “Sono anni anche di un'intensa 

spiritualità, in cui Ragghianti rielabora quella 'norma interiore di comprensione dell'umano' che in realtà lo aveva guidato per tutta la sua esistenza. E' una religiosità laica, lontana da qualsiasi religione tout court o da qualsiasi dogmatismo, ma ricca di spiritualità autentica: in questo senso l'amicizia e la vicinanza con Aldo Capitini. La religione della libertà come aveva imparato dal suo maestro Benedetto Croce non lo abbandonerà fino alla fine dei suoi giorni”.

Siccome nessun essere umano e niente è “perfetto”, anche in questa bella ed elegante pubblicazione ci sono e risultano – ma solo a cercarle con pignoleria, “dote” che purtroppo ho acquisito prevalentemente facendo il redattore editoriale – errori e omissioni. L'errore che ho riscontrato è di trascrizione di un biglietto di Fanfani dove te diviene lei, e lo si scova vedendo che a quel tempo i due interlocutori si davano da tempo del “tu”.

Quanto alle omissioni – materia opinabile, deprecabile soltanto in caso di distorsione di una situazione a fini illeciti – noto che sarebbe stato opportuno includere nel libro anche la corrispondenza tra i coniugi Ragghianti e Maria Pia Vecchi Fanfani, per altro credo non di mole  

scoraggiante. Niente però è perduto: l'autore ne può ricavare un articolo per “Luk” o la “Critica d'Arte” o altrove. Magari illustrato da fotografie della signora Fanfani, veramente perita e dotata, come dimostrano le sue pubblicazioni.

Altra omissione, certamente veniale e marginale, è stata la mancata pubblicazione dei telegrammi di Fanfani riguardanti la morte di Carlo L. Ragghianti (al funerale del quale presenziò pronunziando un ultimo saluto all'amico) e due anni dopo quello per la morte di Licia Collobi. Non si tratta di cose rilevanti, però significative e pertinenti sì, in quanto entrambi i messaggi erano gli ultimi documenti di due sezioni del carteggio, la conclusione dei percorsi epistolari tra i protagonisti.

Ho apprezzato nel libro – e in Appendice lo riproduco – la presenza dell'Indice dei nomi, non perché rappresenti una particolarità ma perché sia di incoraggiamento agli studiosi per pretendere dall'Editore che questo strumento di consultazione – spesso indispensabile – faccia parte della loro pubblicazione. Difatti certe pubblicazioni e tutte quelle di saggistica risultano veramente utili e di ausilio soltanto quando sono provviste di questa indispensabile appendice e magari anche dell'Indice dei luoghi e di quello degli argomenti.

Forse è eccessivo da parte mia sentire la mancanza nel libro di una appendice con almeno la lettera del 3 febbraio 1979 che Carlo L. Ragghianti indirizzò a Giampaolo Cresci (1930-1999) giornalista e fiduciario di Fanfani, per chiarire ulteriormente che la “candidatura” di C.L.R. a senatore a vita è stata una esclusiva iniziativa di Fanfani. A supporto di questa spontanea iniziativa riproduco la lettera suddetta e quella che C.LR. rivolse ad Antonio Maccanico (1924-2013) segretario generale della Presidenza della Repubblica.

Per chi non lo sapesse, l'ondivago e bizzoso calciomane Sandro Pertini nominò senatore a vita in luogo di C.L.R. in definitiva Edoardo De Filippo (1900-1984) drammaturgo, attore e regista di ben altro spessore del nobel Fo. Qualche tempo dopo la sua nomina, Edoardo soggiornò spesso e per

qualche tempo a Firenze per una iniziativa di studio e pratica attoriale, durante la quale anche C.L.Ragghianti fu marginalmente coinvolto. I due ebbero così occasione di conoscersi di persona: furono incontri più che cordiali.

F.R. (9-10 maggio 2022)








Appendice I – Carteggio Licia Collobi – Amintore Fanfani.

In questa prima appendice riportiamo tre lettere del carteggio (in fotocopia dall'originale) riguardanti il rapporto tra Licia Collobi Ragghianti e Amintore Fanfani, che spero così sia recepito anche dai lettori di questo blog nell'ottica di reale legame di stima ed amicizia.

Nella prima lettera (30 giugno 1988) il Senatore si rallegra per la ripresa della pubblicazione di “Critica d'Arte” dopo la morte di C.L. Ragghianti. Ciò fece molto piacere a mia madre che, rinfrancata anche dalle telefonate di Fanfani, così trovò la forza d'animo di riprendere gli studi, compresa la pubblicazione della rivista formalmente gestita dal Baldini.

La seconda missiva, del 6 settembre 1988, è di Licia Collobi, la quale esprime la sua opinione “a proposito delle tante iniziative alle quali Carlo fu spesso da pretesto”.



Sempre Licia C. – allettata da tempo per seri problemi di salute – commossa, ringrazia il Senatore Fanfani per l'invio dei “bellissimi fiori” che “hanno portato un'esplosione di colore e di freschezza, rallegrandoci tutti”. In effetti Rosetta ed Anna furono anch'esse commosse, cosicché quel maestoso mazzo di fiori venne da me immortalato con tre Polaroid, che qui riproduco.



Appendice II – Fanfani pittore.

Si riportano i due scritti di Carlo L. Ragghianti sulla pittura di Amintore Fanfani. Il primo è il notissimo articolo pubblicato su “La Stampa” di Torino il 14 luglio 1971. Il secondo, il saggio Dalla pittura al pittore è stato scritto in due tempi: la prima parte fu inviata a Fanfani nell'ottobre del 1977; la seconda è dell'ottobre 1982 e completa il saggio. Qui ripubblichiamo l'intero scritto, assai meno noto 


del precedente, che inserisce l'esperienza di Fanfani nel contesto culturale dalla formazione iniziale agli ultimi lavori visti da C.L.R. nello studio del pittore. Sono 15 pagine dalla monografia Dalla pittura al pittore. Itinerario di Amintore Fanfani, Fabbri editore, Milano 1987, pubblicata pochi mesi dopo la morte di Ragghianti. Insieme a questo saggio riproduciamo alcuni dipinti e disegni di Fanfani.



Appendice III – Inaugurazione della Fondazione Centro Studi Ragghianti.

Avvenuta a Lucca il 27 settembre 1981, la inaugurazione della Fondazione Centro Studi sull'Arte Carlo L. e Licia Ragghianti fu preceduta da diversi articoli tra i quali sfina quello di Mario Penelope (1915-1992), noto critico d'arte contemporanea, già gallerista e “sindacalista” degli artisti figurativi. Non potendo riportare l'intero intervento, a causa dello stato deplorevole della copia disponibile, nel quale si inseriva l'evento di questo nuovo Istituto nel contesto delle Fondazioni esistenti, analizzandone i programmi, Penelope conclude il lungo articolo (“L'Umanità”, 26 settembre 1981) scrivendo: “Credo che si possa fin d'ora affermare che il Centro si imporrà in breve



tempo come punto di forza degli studi e delle ricerche sul campo delle arti visive”.

Riporto qui il discorso inaugurale tenuto da Amintore Fanfani alla presenza dei fondatori e amici Ragghianti e di un pubblico veramente qualificato e particolarmente numeroso.

Fuori contesto pubblico tre fotografie scattate nell'ottobre 1972 in occasione dell'apertura dei Corsi annuali dell'Università Internazionale dell'Arte, nelle quali compaiono Fanfani e Ragghianti.

Appendice IV – Indice dei nomi.


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