Carlo e Licia

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sabato 30 ottobre 2021

L'album “Gavarni” di Carlo L. Ragghianti e allegati.

Artista intrigante e persino un po' misterioso, Gavarni. A cominciare dal nome proprio Paul, che è meglio non considerare suo ma semplicemente – ben dopo la sua morte – affibbiatogli da compilatori di biografie del XX secolo.

Stante che su questo artista (disegnatore, acquarellista, incisore, litografo) i dati biografici comunemente forniti sono scheletrici, riproduco l'Avant-propos (prefazione) di Paul-André Lemoisne al volume Oeuvres choisis de Gavarni (Horizons de France, Paris 1944) nel quale il profilo biografico è ampiamente descritto. Dallo stesso libro non ripropongo la Notice di Jules e Edmond de Gouncourt, perché non contiene elementi interessanti che invece sono pubblicati nel loro volume Gavarni, l'homme et l'oeuvre (Plon, 1873).

Non sono in grado di sapere se Carlo L. Ragghianti, oltre a quanto espresso in questo post, abbia esplicato su Gavarni altri studi ed esperienze nella vastissima mole della sua attività di studioso registrata e non (lezioni, conferenze) e in quelle occasioni di cui si è perso la notizia o si ignora l'esistenza. Riedito quindi il breve scritto di C.L.R. Gavarni e l'astrattismo (da Il pungolo dell'arte, Neri Pozza, 1954; stampato in precedenza in “Critica d'Arte”, n.2, 1950). Lo studioso lucchese in queste quattro pagine rivela un aspetto (registrato nella biografia di Lemoisne ma non compreso nelle implicazioni e negli sviluppi) problematico inedito sulle speculazioni matematiche e geometriche di Gavarni, riferite ma non comprese anche dai fratelli de Gouncourt. Temo che gli interrogativi posti da C.L.R. siano rimasti tali e che non si siano verificati approfondimenti e studi in merito.

L'ammirazione e le riflessioni di C.L.R. su questo artista stilisticamente più esteticamente espressivo anche di Daumier, hanno comportato che mio padre – essere umano, perciò necessitante di momenti ludici, sia pur assai contenuti – si “dilettasse” di organizzare un album (di cui riproduciamo il contenuto) di conservazione delle silografie che validi artisti-artigiani realizzarono da disegni di Gavarni per diverse pubblicazioni coeve all'artista.

Degli altri momenti, spesso più che di svago di riposo necessario durante e dopo massacranti sessioni di attività lavorativa – abituali in C.L.R. - ricordo l'esecuzione di fotomontaggi (iniziati in amichevole competizione con Italo Cremona intorno al 1947), prevalentemente di satira politica, dei quali in famiglia è rimasto soltanto uno sfottò di Giorgio La Pira.

L'attività distensiva di gran lunga prevalente fu la cernita, il ritaglio, l'apposizione di didascalie alle immagini di libri e riviste “scadenti” di contenuti critici. Queste immagini (presenti in fototeca) venivano in parte incollate su cartoncini della più varia provenienza, dallo stesso C.L. 


Ragghianti. Anch'io ne ho incollate almeno diverse centinaia, ma una parte notevole di questa operazione finale era delegata – a pagamento – a disoccupati scelti dagli uscieri succedutisi nei vari uffici. Riguardo al fatto che l'album Gavarni consista in originali silografie da riviste è da parte di C.L. Ragghianti scelta consapevole. Non tanto perché le altre originali manifestazioni visive di Gavarni sono da sempre oggetto di qualificato (e costoso) collezionismo, attività comunque personalmente indifferente a mio padre, convinto assertore che l'opera d'arte deve essere disponibile alla vista, allo studio di chiunque ne sia interessato. E che, quindi il collezionismo è legittimato dalla disponibilità pubblica delle opere d'arte private. Scelta consapevole perché lo spirito creativo della immagine disegnata in esemplare unico tramite l'incisione crea un'immagine anch'essa originale ed espressiva, disponibile in molte copie, ognuna osservata e valutata da più persone.

Facendone un album, mio padre mirava a predisporre uno strumento visivo esemplare atto ad essere studiato comparativamente in un'unica sede, nello stesso momento, per di più.

Dopo averci riflettuto, voglio aggiungere alla prima stesura la considerazione che alla base della realizzazione di questo Album Gavarni si può sostenere che l'intento di C.L.R. fosse quello dell'inizio, di un processo progettuale, ed insieme di un promemoria, per attuare il censimento di tutte le incisioni concepite su disegno originale dell'artista. Constato, anche se soltanto nell'ambito ristretto delle mie fonti, che probabilmente un catalogo analogo a questo non è mai stato realizzato, almeno in forma sistematica. Catalogo la cui estensione va ovviamente circoscritta alle incisioni, quale ne sia la tecnica, eseguite col consenso o almeno la conoscenza da parte di Gavarni.

Non intendo affrontare qui ed ora il problema ancora – temo – irrisolto, o meglio non ben chiarito, del rapporto tra incisore (sc.; sculprit, nei fogli accanto alla firma) tramitatore sì però anche intereprete originale del disegno di un artista (inv.; invenit; del.; delinavit) che ha fornito il soggetto da riprodurre per la stampa multipla dell'immagine singola. Ritengo, comunque, e sono convinto che in molti casi questi “artigiani” siano stati e vadano considerati autori di opere d'arte, fin dagli esordi della silografia e delle altre tecniche incisorie.

Quando mi imbattei nella lettera del 21 gennaio 1959 nella quale mio padre scriveva a Geno Pampaloni (1918-2001) da poco dimessosi (?) dalla “Olivetti” per non ricordo quali motivi, riguardo alla di lui ricerca di un'attività all'altezza delle sue capacità, competenze ed ambizioni. In questa missiva – per inciso – si faceva anche riferimento a Gavarni in termini criticamente rilevanti, ragion per cui di seguito si trascrive il paragrafo pertinente: 

<< Io non dubito punto – e non per nulla sono un vecchio, ormai accantonato individualista 'ottocentesco' - che prestissimo, non so e non mi preoccupo per che via, tu avrai di nuovo il posto che ti spetta, e non solo per la tua invidiabile intelligenza, ma per la tua umanità, direi persino per la tua leale fedeltà alle amicizie, alla quale devi poi, se sono bene informato, la tua presente inazione. Tempo fa, a gente che si dimostrava troppo fiduciosa nelle organizzazioni, associazioni, sindacati, gruppi, movimenti, cricche e sodalizi (i soli veramente potenti sono quelli, poi, degli omosessuali), ricordai il motto a me carissimo di un grande artista, Gavarni (più lirico di Daumier, malgrado tutto). Egli fu invitato, era la metà dell'Ottocento e il tempo del costituirsi, nell'età liberale o meglio democratista, delle associazioni alle accademie regalistiche, a far parte di un certo 'movimento', rifiutò e così motivò: 'Ce sont des zéros qui cherchent une unité pour être quelche chose'. Chi ha la coscienza di essere una, sia pur piccola, unità, a mio avviso non ha poi bisogno di altro, se non per avventura di quella indipendenza sociale, che è la difesa pratica di quella posseduta libertà individuale >>.

A questo punto, sarà opportuno descrivere le caratteristiche fisiche dell'Album Gavarni di Carlo L. Ragghianti. Si tratta di un “falso libro” (cioè di un volume di pp. bianche che riproduce le caratteristiche di un libro in progettazione), rilegato in cartone verde di mm. 265 di altezza per mm. 230 di base; le pagine interne, leggermente avoriate, sono di 110 gr. c. al metro quadrato. La prima pagina di risvolto con la copertina contiene, in alto a sinistra un mio exlibris; nella prima pagina a destra, in alto a des., è stata attaccata una striscia rossa di plastica (h. 0.5cm) con incisa a rilievo in bianco la scritta “GAVARNI INCISIONI ORIGINALI”. La seconda pagina pari è bianca, la terza contiene l'incisione “L'Orage” (Gavarni del., Allanson sc.). Dalla terza pagina pari, in alto a sinistra Carlo L. Ragghianti ha scritto a penna la didascalia relativa alla pag. precedente dispari contenente l'incisione. Così la seconda xilografia è a pag. dispari con il titolo a stampa “Les quatre Henri”, la cui didascalia completa, scritta da C.L.R. si trova alla pag. pari successiva. Così si continua per tutte le 46 silografie dell'Album, cui seguono 34 pagine completamente bianche; concludono il falso libro 80 pagine di carta patinata senza scritte o segni. Nella riproduzione “elettronica” del nostro post, le didascalie manoscritte da C.L.R. sono state dattiloscritte e poste sotto l'immagine pertinente. Le incisioni, salvo l'ultima, sono state estratte dalla rivista “Musée des Familles”.

Alle 46 silografie dell'Album è aggiunta, sciolta, l'incisione Le cabaret offrait le tableau le plus honete e le plus paisible du Monde... (Dessin de Gavarni) con scritto a penna il nome della rivista da cui proviene: “L'Ami de la Maison”, 1858. Proprio questa silografia è stata determinante per 

spiegare perché l'Album mi sia stato donato da C.L.R. Contagiato da mio padre, anch'io mi sono appassionato alle riproduzioni in silografia (è corretto anche scrivere xilografia) contenute in riviste e libri dell'Ottocento, francesi soprattutto. Acquistata in antiquariato l'annata de “L'Ami de la Maison”, con la rilegatura in pessime condizioni – motivo per il quale la cifra occorrente era conveniente – la sfascicolai e, così facendo, mi trovai in mano anche la silografia di Gavarni. Ne conseguì che, conoscendo l'entusiasmo con il quale C.L.R. raccoglieva le xilografie per poi collocarle (o farle collocare) in Fototeca, gli portai il mio Gavarni come occasionale omaggio. Tutto contento, l'accettò. Qualche tempo dopo, direi un paio d'anni, lavorando al controllo dell'impaginato di un fascicolo della “Critica d'Arte” per dare il “si stampi”, C.L.R. andò nello studio ricavato dalla stalla per i cavalli e la carrozza e tornò quasi subito con un libro in mano, che mi consegnò con gli auguri per il mio compleanno, festeggiato in tono minore qualche giorno prima per non ricordo quali complicazioni familiari. Il libro era questo Album, ne fui felice perché il dono significava che era contento del mio lavoro.

Concludendo osservo che nel caso di Gavarni si tratta di un autentico artista e che opere d'arte sono le sue espressioni grafiche. Quindi in questo post l'aspetto di caricaturista e di disegnatore satirico di usi e costumi contemporanei è secondario argomento di interesse e di riflessione. Però penso anche che Gavarni possa far parte a pieno titolo della serie di vignettisti, caricaturisti, che dalla fine del secolo XVIII esercitarono una critica ironica e salace che contribuisce a risollevare lo spirito dalle miserie e dalle angosce quotidiane

F.R. (30 settembre 2021)


Incisione da "L'Ami de la Maison"

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