Carlo e Licia

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giovedì 7 ottobre 2021

Anton Giulio Bragaglia, 2. Documenti.

 


Dopo quanto indagato circa la fotodinamica, come enunciato nel post del 18 settembre 2021, in questa sede proporremo una serie di documenti esemplari del lavoro intellettuale di Anton Giulio Bragaglia, attivissimo promotore e organizzatore culturale, in particolare nel mondo dello spettacolo teatrale. Si tenga comunque presente che A.G.B. nella sua multidisciplinarietà – pur non risultando sempre dello stesso livello qualitativo – in un cinquantennio di lavoro è risultato una presenza costante, senza smaccati atteggiamenti divistici e “pompieristici” pseudodannunziani, cui oggi alcuni personaggi non sanno sottrarsi. Anche se, prima o dopo, qualcuno dirà di loro: “Il re è nudo!”.

Per primo documento, vale la pena riportare la voce “A.G.Bragaglia”, scritta da Silvio D'Amico per l' “Enciclopedia dello Spettacolo”, da lui fondata e diretta. In questa biografia critica ha notevole risalto l'assenza di ogni riferimento critico alla Fotodinamica futurista, segno evidente del poco interesse dedicato alla materia da parte della “critica” convenzionale e militante di teatro e di spettacolo. La voce enciclopedica, comunque, risulta ancora utile per storicizzare A.G.B. all'interno del mondo culturale italiano fino alla fine degli anni Cinquanta.

Dall'Antologia scolastica Garzanti, curata da Gina Lagorio e Silvio Riolfo, riporto lo scritto affettuoso di Ruggero Jacobbi (1920-1981; scrittore, poeta, drammaturgo e regista) Bragaglia artista e profeta. E' di Mario Verdone (1917-2009), amico e collaboratore di Carlo L. Ragghianti, l'articolo Quasi un “collettivo” il laboratorio Bragaglia, nel quale l'a. puntualizza il legame costante tra A.G.B. e i suoi tre fratelli.

Soltanto indicativi, senza pretesa di essere esaurienti, seguono esempi di interventi dalla vasta produzione letteraria di Bragaglia. Sono di taglio prevalentemente giornalistico, consapevolmente assunto, i titoli espressione di differenti attività e interessi professionali dell'autore.

Da “Comoedia”, del 10 novembre 1924, riproduco La pagina del macchinista, scritto di carattere storico tecnico sull'allestimento scenico medievale. Circa “l'influenza del cinema sul teatro”, Le mutazioni di scena sostiene la tesi che la scena teatrale sia stata salvata dal cinema, che l'ha stimolata a ritrovare se stessa.

Come viaggiatore e come giornalista, di Bragaglia propongo due articoli da “Comoedia”; cronisticamente il primo, da Parigi, si intitola Segni di corruzione (15 giugno 1931); il secondo (dell'agosto 1932) relaziona sulle famose Danze dell'Indocina. Giornalistica e “corporativa” la relazione su Il Congresso di Zurigo (“Comoedia, luglio 1933).

In chiusura, da “Comoedia” (15 gennaio 1930) alla p.27 Le “novità” di Bragaglia mostra, con didascalie, quattro immagini del teatro da lui diretto. Alle seguenti pp. 28,29 il regista frusinate descrive il proprio modo di operare nell'articolo Come metto in scena. Titolo suffragato dalla seguenza di immagini relative a regie cinematografiche (3) e teatrali (9) di Anton Giulio Bragaglia dal 1916 al 1954. Infine si conclude con la riproduzione di due fotografie originali della “Casa d'Arte Bragaglia” e di “Fotoritratti Bettini e Bragaglia”, nonché una fotografia dell'attrice Isa Pola inserita in una pubblicità, la cui grafica è probabilmente di A.G.B.


Non avendo intenzione di scrivere in generale, né tanto meno in particolare nel caso di Anton Giulio Bragaglia un “santino”, voglio ricordare che quest'uomo dal multiforme ingegno e di indubbie qualità carismatiche, per quel che riguarda almeno l'attività internazionale di “conferenziere” a pagamento – che svolse per tutta la vita, senza decantare a sproposito però “rinascimenti” evocativi di quello italiano del XV-XVI secolo – fu spesso un birbante giacché in diverse occasioni lui era soltanto la voce recitante di testi scritti da altri, i cosiddetti “negri”. Lo testimoniarono nei primi anni Trenta mia madre Licia Collobi e la sua collega ed amica Emma Calabi, poi coniugata De Benedetti, le quali – brillanti borsiste triennali a Roma in Palazzo Venezia presso l'Istituto Nazionale di Storia dell'Arte – scrissero per A.G.B. una serie di dettagliate conferenze su arte e artisti italiani da “recitare” in un tour di conferenze in tutta l'America latina. Benissimo pagate, il che depone a favore del carattere dell'uomo, di una specie di buona fede acquisita per transfert, si fa per dire, con il quale in quelle circostanze pensava che la propria elargizione compensasse l'appropriazione di un contenuto improprio.

La pratica di ricorrere a “negri” o comunque ad autori fantasma è tuttora più frequente di quanto si possa supporre. E' basata sul “semplice” meccanismo dell'avere denaro da un lato e del bisogno dall'altro. Un po' come la prostituzione coatta, anche se enormemente meno degradante. Meno drammaticamente: qual è il giovane lontano da casa che per qualche motivi non è nel bisogno? O l'adulto che per proprie circostanze negative quali la disoccupazione è in difficoltà (come è avvenuto per il sottoscritto)? Allegria, però! Non c'è reato, è tutto regolare, protetto da una gherminella giuridica costituita dal “contratto di riservatezza”.

F.R. (17 agosto 2021)

Da "Critica fascista", 1927.

Ventotto giorni dopo aver "licenziato" per la pubblicazione questo post di documentazione su Anton Giulio Bragaglia e la sua opera, mi è capitato sott'occhio lo scritto Fronte unico intellettuale, nel quale l'autore si presta a fare una marchetta di prima categoria nei confronti del regime fascista.

Fatto grave, fatto ignobile senza scusanti.

Avrei potuto stendere un pietoso velo su questo episodio penoso (tanto simile ai contorcimenti giornalistici già democratici odierni). Non l'ho fatto per una considerazione collegata alla nostra attualità.

E' chiaro anche ai non vedenti che è in corso un'oscura manovra di potere nazionale e non per sopprimere o ridurre la democrazia (da noi, fin dall'Unità, claudicante, mancante, mutila) a vuoto formalismo, come già avviene nei due terzi del mondo circostante, anche europeo.

Pubblicando un documento è possibile constatare di persona quanto, anche senza coercizione, si possa degradarsi pur di essere "protagonisti". Così si può sperare che almeno i giovani, rendendosi conto di come sia facile perdere la dignità – senza la quale non esiste libertà – in cambio di un piatto di lenticchie, reagiscano.

Si pongano almeno il problema.

Probabilmente, però, sono soltanto un vecchio sopravvissuto i cui valori non valgono più niente di fronte alla prospettiva di poter essere un Petronio, un Seneca, leccalecca e rilecca nei confronti di un ebete come Nerone.

Però il passo da una farsa vissuta con draghi sfiatati e mattarelli di gommapiuma alla tragedia di lager di sterminio può essere molto breve.

F.R. (14 settembre 2021)


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