Carlo e Licia

Carlo e Licia

Archivio

Cerca nel blog

mercoledì 4 agosto 2021

Mostra in Germania (1950-51) della Pittura italiana contemporanea, 1. Documenti, 2. Scheda e Analisi di A. DUCCI.

Per la prima parte di questo post si veda il 4 agosto 2021.


   

1. Alcuni documenti preparatorii.

L' “alcuni” iniziale vuole indicare che la documentazione che segue deriva esclusivamente dal nostro Archivio familiare di Vicchio. Tralasciando carte marginali o tecniche e organizzative quali ricevute ecc., si inizia con il primo Comunicato Stampa, cui segue uno specimen del Regolamento e della Scheda di Adesione; poi si riportano due comunicazioni di segreteria (Alfredo Righi). Interessante è quindi il verbale della riunione del 7 luglio 1950 del Comitato esecutivo, se non altro esemplare di questo tipo di riunioni. Si riproducono anche due pagine di appunti di Carlo L. Ragghianti stesi durante una riunione collegiale. Esempio del tipo di corrispondenza intercorse tra i membri del Comitato è la lettera del 19 ottobre di C.L.R. a Ivan Matteo Lombardo, Presidente della Triennale di Milano. Segue, da Monaco di Baviera, il comunicato stampa (Ragghianti, Righi) a proposito del quale chiedo venia per la pessima riproduzione della seconda pagina: carte veline antiche, inchiostri sbiaditi, danni di conservazioni precarie per quasi settant'anni. Riproduco anche la copertina del dossier assicurativo delle opere inviate in Germania; non riporto l'elencazione puntuale dei dipinti, con accanto a ciascuno la cifra assicurata, un po' per l'eccessiva lunghezza, un po' perché interessa soltanto chi si occupa del mercato e dei valori pecuniari delle opere d'arte nel trascorrere del tempo. Comunque questo dossier presumo sia in copia anche a Lucca, altrimenti ci perverrà, sempre se gradito, fra non molto.


La già citata lettera di Giuseppe Marchiori del 6 novembre 1950 a C.L.R., scritta meno di due settimane dopo l'inaugurazione in Germania della Mostra, è significativa fotografia del provincialismo e ambientale comportamento di tanti artisti italiani. Divertente ma anche desolante.

Chiudono questa rassegna alcune pagine riguardanti l'impegno amministrativo dell'Ente organizzatore, il prematuramente scomparso e benemerito Studio Italiano di Storia dell'Arte. In quest'occasione, oltre che a fornire base logistica e tecnico-organizzativa (ricordo soprattutto l'indimenticabile Colonnello Rocchetti – i generali Figliuoli attuali mi sembra non gli leghino le scarpe) comportato dal dover riunire, esporre, far pervenire in Germania le opere, lo Studio si trovò esposto economicamente piuttosto pesantemente, dati i tempi fu però risarcito prima dell'avvento dei clericali. Infatti già l'anno dopo 1951, con la vittoria politica di La Pira, culturale di Bargellini, per lo Studio e per La Strozzina (da esso “partorita” nel 1947-48) iniziarono quindici anni di stressanti sforzi per rimanere a “galla” tra l'opposizione e gli agguati dei vari Adriani Zeroni, e dei soliti noti periferici d'oltrarno; tra gli ostacoli – ad esser benevoli – dell'ottusa eterodiretta burocrazia comunale e statale; per non dire del fuoco amico dei compagni socialisti, ex PdA, specialmente e in primis dell'atrabiliare Viceeterno, subalterno persino da finalmente senatore.

F.R. (27 aprile 2021)

2. Scheda e analisi di Annamaria Ducci.

Nel più volte e spesso ultimamente citato repertorio esauriente ed affidabile – curato da Silvia Massa e Elena Pontelli – “Mostre permanenti”. Carlo L. Ragghianti in un secolo di esposizioni (Fondazione Ragghianti, Lucca 2018) a questa mostra in terra teutonica è stata data, oltre alla consueta Scheda, ampia considerazione nel sesto ed ultimo paragrafo del quinto capitolo dei saggi, allo studio di Annamaria Ducci. Riproduciamo questa sezione, eccellente resoconto esemplare dell'enorme attività sostenuta nei primi anni del dopoguerra da C.L.R. Egli era allora e fu sempre consapevole che la creatività artistica, di per sé eternamente universale quando espressivamente raggiunta, dopo la guerra avrebbe teso inevitabilmente a ciò che poi fu definito “globalizzazione”. Era anche esplicita in mio padre la volontà distintiva che non si poteva 


serbare rancore (nel caso italiano, poi, molto ambiguamente dato l'atteggiamento della Monarchia e l'attività nazista della Repubblica sociale) ad un'intera popolazione di esseri umani per le tragedie immani, universali, dovute alla abiezione di idee fanatiche, distorte, e alla imperscrutabilità degli accadimenti, stante la mediocrità e le compromissioni delle strutture sociali e civili dell'umanità.

Di conseguenza se questo saggio analitico si conclude giustamente con considerazioni limitative del successo dei propositi iniziali, mi permetto di osservare che bisogna ricordare che per Carlo L. Ragghianti l'azione era mazzinianamente un presupposto, un dovere, quali fossero i risultati ottenibili o ottenuti sul campo.

F.R. (25 aprile 2021)

Nessun commento:

Posta un commento