Carlo e Licia

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mercoledì 7 luglio 2021

Mostra in Germania (1950-51) della pittura italiana contemporanea, 1. Catalogo e scritti di C.L. Ragghianti.

Qualche mese fa Piero Pananti mi passò la richiesta del critico ed esperto d'arte Luigi Cavallo circa un dipinto riprodotto nel Catalogo dell'ormai “archeologica” mostra di Pittura italiana in Germania (1950-51). Dopo aver inviato i dati cortesemente richiesti, col Catalogo in mano mi persi in lontani pensieri. Allora avevo quasi 11 anni, la prima media era appena iniziata con disagio e fastidio, perciò di quel periodo ricordo soltanto i piccoli regali che il Babbo ci portò di ritorno dall'inaugurazione della mostra a Monaco di Baviera ( di cui conoscevo soltanto il motto di Maccari: “M. di B., mutande di lamiera”, di cui per altro all'epoca non conoscevo il significato allusivo). Divagando e sfogliando ho concluso che quell'esposizione fu davvero una pietra miliare circa la conoscenza della pittura italiana del primo dopoguerra.

Politicamente, inoltre, quella mostra fu di fatto la prima manifestazione concreta sul territorio del compromesso storico – sancito dai Patti Lateranensi del Truce poi inseriti in Costituzione (1948) – tra Dc e PCI. Inoltre, culturalmente quest'esposizione risultò non convenzionale e non provinciale per i vari motivi che si evincono dai testi di Ragghianti e i documenti (pubblicati nel secondo post sull'argomento). Infine perché risultò un sasso gettato nello stagno del conformismo vigente nell'ambiente artistico.

Accadde anche che un certo numero di artisti per zelo antifascista fuori luogo, altri per ordine di scuderia ideologico e critico rifiutarono lì per lì di partecipare, poi – naturalmente – furono i critici più acerbi e invidi della manifestazione, come documenta per Venezia la gustosa lettera di Giuseppe Marchiori a C.L. Ragghianti (26 nov. 1959, riprodotta nella documentazione). Persino Giorgio Morandi, in un primo momento (25 giugno) declinò l'invito a far parte del Comitato esecutivo della mostra, poi (il 18 luglio) comunicò la propria disponibilità a C.L.R. con l'ambigua frase: “Usi pure il mio nome per il Comitato Generale della Mostra d'Arte in Germania”.

La seconda parte, con la documentazione verrà postata nel blog il mese prossimo. Vi pubblicherò alcuni docc. inerenti la preparazione della Mostra, compreso un verbale della riunione del Comitato, riesumato tra le carte dell'Archivio. 

Credo che sia materia già stata indagata, comunque ricordo che nella corrispondenza di mio padre conservata nell'Archivio della Fondazione Ragghianti di Lucca si trovano gli scambi epistolari di C.L.R. con Argan, Sforza, Tocchini, Marchini, Ivan Matteo Lombardo, Silvio Branzi ed altri.

Concludo ricordando il coraggio non conformista nei confronti del suo stesso partito del sindaco comunista di Firenze Mario Fabiani, e sottolineando che la Mostra in Germania ebbe veramente vasta risonanza e un notevole successo in tutte le città dove fu esposta. Non ultima considerazione positiva deriva da ciò che sentii dire da Stefan Burger (lettore di tedesco all'Università di Pisa). In parole povere sostenne che questa manifestazione italiana per i germanici rappresentò l'opportunità di sentirsi di nuovo accettati in Europa. Atteggiamento confermato anni dopo dal pachidermico studioso Georg Weise, nonché da Raffaele Castello e dallo stesso Degenhard partecipe copromotore dell'iniziativa proposta al Comune dallo Studio Italiano di Storia dell'Arte.

F.R. (24 aprile 2021)


Riguardo a questa esposizione, segue l'estratto dal lungo articolo che C.L. Ragghianti scrisse per “Rassegna del Comune 1944-1950” a proposito delle mostre realizzate dallo Studio Italiano di Storia dell'Arte in Palazzo Strozzi. Quindi si pubblica l'intervento – probabilmente inedito – che C.L.R. scrisse con lo pseudonimo Lorenzo Ferro, per relazionare sull'inaugurazione a Monaco di Baviera in modo ironico e pungente. Soprattutto sottolineando in conclusione che l'intendimento da parte degli organizzatore (cioè di R.) della Mostra non era stato quello di celebrare i dilaganti -ismi, ma “l'emergere chiaro di un complesso di personalità differenti e forti...”. Guarda caso, lo stesso intendimento distintivo e metodologico che sta alla base della famosa e celebrata mostra “Arte Moderna in Italia 1915-1935” del 1967.

Catalogo della Mostra:




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