Carlo e Licia

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lunedì 7 dicembre 2020

Sergio Sasso, scultore.

Qualche mese fa mentre preparavo la postazione della sezione “scultura” proposta da Carlo L. Ragghianti nel saggio Arte italiana al 1960. Avviamento critico, pubblicato nel fascicolo speciale n.48 di “SeleArte” (ott.-dic. 1960, n.308; quindi nel blog il 26 febbraio 2020), fui sorpreso che tra i nomi degli illustri e noti scultori italiani comparisse l'ignorato (e comunque non mediaticamente noto) Sergio Sasso scultore.

Nella sezione Fototeca Artisti/opuscoli/estratti ecc. del 1900-2000 del nostro Archivio di Vicchio non trovai nessun documento riguardante questo scultore. Poi, in una cartellina “sospesi” rinvenni un biglietto con una piccola riproduzione a stampa e un manoscritto firmato Sasso, che riproduco in questo post. Quindi, in un catalogo di libri “usati” - uno dei pochi che ancora ricevo – qualche giorno dopo acquistai la monografia (1965) Sasso scritta da Aurelio T. Prete. In questo libro (di formato intermedio tra A3 e A4) ho riscontrato che contiene molte illustrazioni e dà – finalmente – qualche notizia sullo scultore, la sua formazione, nonché sulla critica precedente che lo ha indagato. Manca però il richiamo visivo di “SeleArte”, importante perché C.L.R. non è certamente stato studioso da citare artisti per motivi esulanti la loro qualità e lo specifico contesto.

Scopro, con qualche meraviglia tutto sommato, che Sasso non è uno scultore, bensì la scultrice Rosa Maria Sasso, la quale ha adottato il nome del fratello morto in guerra. Scopro anche che a proporre l'artista all'attenzione di mio padre è stato “zio” Cesare Gnudi. Egli è stato anche il presentatore del Catalogo – minuscolo, come allora consuetudine – della Vetrina a “La Strozzina” di Firenze nel 1952.

Ciò evidentemente spiega il motivo per cui C.L.R. conoscesse l'opera di questa scultrice d'indubbia originalità espressiva.

Di conseguenza spiega anche perché nella Fondazione Ragghianti di Lucca sia presente un gruppo di riproduzioni nella fototeca (da poco tempo sul web relativamente al Novecento). Nell'Archivio lucchese, poi, si conserva una 

copia del catalogo presentato da Gnudi. Questi documenti mi sono stati gentilmente forniti tramite via telematica per l'utilizzo in questo post.

Controllando Internet vidi che nel 2018 a Roma è stata allestita una Mostra di Sasso presso la Galleria Monserrato Arte 900 con l'edizione di un Catalogo nella cui promozione viene scritto che Sasso è “una scultrice che ci porta in mondi remoti, resi contemporanei da un dolore e da un eros sotterraneo che ci mostra una nuova strada per la scultura italiana degli anni '50. In questa Mostra viene presentato un corpus di opere che è vera testimonianza storica, vero valore aggiunto per la storia dell'arte”. Questo introvabile catalogo è a cura di R. Ruscio, con interventi di Achille Bonito Oliva, V. Mazzarella e R. Giulieni.

Per acquistare questo catalogo ho cercato invano di contattare per email e per telefono la Galleria, la quale ha evidentemente cessato l'attività.

Pur essendo presente in internet, però la Tim dichiara inesistenti i telefoni indicati. La curatrice, invece, non s'è degnata di rispondere ad una cortese email di un anziano sconosciuto (nonostante il cognome e la dichiarata discendenza da uno studioso che ai docenti d'arte contemporanea dovrebbe essere noto).

A causa di queste mancate risposte non ho potuto rintracciare il Catalogo né – quindi – a mostrare in questo post fotografie nuove (forse) a colori d'opere (forse) assenti nella monografia del Prete. Sarà dunque da questo libro del prolifico scrittore che attingeremo gran parte delle sculture riprodotte in questo post. Riporterò anche il saggio di Aurelio T. Prete perché – se non altro – egli è stato convinto sostenitore della qualità scultorea, espressa con determinazione e colta duttilità dalla scultrice attorno alla metà del Novecento. Nelle opere di Sasso, infatti, si può osservare la riflessione matura delle espressioni plastiche consolidate dalla tradizione europea più illustre, però declinata in maniera personale, ben individuabile nel pur ricco panorama scultoreo del suo secolo.

F.R. (7 novembre 2020)





Alcune opere dalla Fototeca della Fondazione Ragghianti di Lucca.


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