Carlo e Licia

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domenica 22 marzo 2020

Aldo Salvadori a Firenze, 1979 e complementi: 1.

La serata abituale della domenica televisiva quasi sempre è un deserto di notizie ed immagini decenti. Fuori casa c'è un silenzio inquietante nel quale le auto parcheggiate sembrano bestie in agguato. Se invece c'è fiera od altro intrattenimento turistico ti rintani in casa per evitare l'onda di pedoni garruli e di automobili in cerca di parcheggio nel viale. Questo è alquanto difficile da trovare anche perché noi residenti mettiamo l'auto fuori dal garage dell'abitazione e la parcheggiamo nel viale antistante per poterla usare in caso di necessità, giacché gli “ospiti” hanno l'abitudine di occupare sistematicamente i passi carrai dei garage, privandoci così dell'uso della macchina privata.
Di conseguenza prima di dedicarsi a letture impegnative q.b. e propiziatorie del sonno, capita che uno smanetti il telecomando della TV in cerca di una distrazione di qualche spessore e coinvolgimento.
Mi è così capitato di sostare in una trasmissione calcistica imperniata sulla Fiorentina, un programma meno becero e un po' meno tifoso degli altri similari e contemporanei nel quale è ospite fisso o quasi un allenatore di calcio che si chiama Roberto Galbiati. Bene, la faccia e la mimica di costui ricordano molto quelle di Aldo Salvadori, illustre pittore e caro amico di famiglia. Aldo (1905- 2002) è morto quasi diciotto anni fa, però il suo ricordo m'è tuttora vivido in memoria e così la “nostalgia” per la sorpresa visiva che ogni volta ci procuravano le sue nuove opere, sia fossero in fotografia o cataloghi, sia fossero originali dipinti, incisioni, litografie, sempre stupefacenti negli schemi, sempre affini nella loro estrinsecazione. Si può sostenere, infatti, che Aldo fosse come Morandi, capace di varianti originali sullo stesso impianto di base, talora prevalentemente cromatiche, talora strutturali, sempre originali ma omogenee. 






Qualche sera fa ho ripreso in mano il ricco catalogo della mostra antologica che il Comune di Firenze (grazie a dio ancora non inquinato dal pressappochismo artistico di un Renzi in cerca del “sacro” Anghiari) dedicò ad Aldo Salvadori in Palazzo Strozzi nel 1979. Dopo un paio d'ore di full immersion ho deciso che era giunto il momento di riproporre una promozione visiva della sua opera tramite il nostro blog “Ragghianti & Collobi”, suoi vecchi ed autentici amici.
Ne consegue che i disegni e i dipinti esposti in quella mostra saranno, se non totalmente quasi, riprodotti in alcuni post. A queste singole pubblicazioni penso di unire una documentazione di scritti di Carlo L. Ragghianti sul Maestro (e forse d'altri studiosi), nonché alcune opere di Aldo posteriori al 1979 e altre (soprattutto pastelli, meno noti) che risultano tuttora inedite.
Ricordiamo che in questo blog sono già stati postati su “SeleArte” IV serie, interventi su Aldo Salvadori e riproduzioni di sue opere, cioè:

  • 13 novembre 2016 – n.1, p.10: cit. donazione al Comune di Firenze, lettera a R. di Elio Gabbugiani, datata 10.04.1981.
  • 1 febbraio 2017 – n.8, pp.62-75: Virgilio Fagone s. recensione con illustrazioni della monografia di C.L.R., Salamon e Agostoni ed. 1975.
  • 8 luglio 2017 – n.16, pp.4,13-15: cit. e notizie donazioni al Museo Arte Contemporanea di Firenze, 1967.
  • 6 gennaio 2018 – n.22, pp.52-54: cit. in Donazione alla Fondazione Ragghianti di Lucca.
  • 7 febbraio 2018 – n.24: Copertina e illustrazioni in tutto il fascicolo; pp.89-100, testo di F. Ragghianti Impegno per Aldo Salvadori, 1996.

Siccome il mio motore Diesel non è ancora a regime, mi vedo costretto a confessare che non sono adesso in grado di rispettare quanto prospettato nel suddetto Impegno per Aldo Salvadori. Dato che è statisticamente più probabile

la mia dipartita di quanto non sia probabile scrivere qualcosa di diverso da quanto già espresso, ricorro al ripiego di riproporre alcuni brani di quell'intervento del 1996, eliminando alcuni periodi superflui.
F.R.
N.B.: causa ristrettezze COVID-19 per ora non siamo in grado di inserire le traduzioni in inglese, francese e tedesco del saggio introduttivo di Carlo L. Ragghianti.




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