Carlo e Licia

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lunedì 6 gennaio 2020

Premio Marzotto 1967.

L'anno 1967 fu particolarmente gravoso di attività e ricco di soddisfazioni per Carlo L. Ragghianti. Tra queste ultime direi che ebbe particolare significato il Premio di pittura Gaetano Marzotto. Non si può sostenere che C.L.R. apprezzasse particolarmente queste occasioni di solito mondane. Quanto a quei ricevimenti e cene, che oggi vengono definiti “cafonal”, li detestava mentre la moglie Licia li aborriva addirittura. Però il Premio Marzotto fu organizzato in modo che la Giuria si riunisse per deliberare a Parigi; invece la cerimonia di premiazione doveva svolgersi a Valdagno, sede ufficiale della prestigiosa azienda laniera.
L'albergo parigino scelto per le due riunioni della Giuria era il notissimo Hôtel Crillon, laterale alle Tuileries e prossimo al Museo del Louvre, privo ancora della piramide dell'architetto Pei. In una delle due accessioni C.L.R. fu accompagnato da Licia C.R. che passò quasi una settimana bellissima rivisitando, mentre il marito era impegnato, Parigi in lungo e in largo, la città dove nel 1938 aveva soggiornato da sola per qualche tempo in attesa di ricongiungersi a Londra con C.L.R., il quale raggiunse la capitale britannica via Austria-Germania-Belgio (con tappe di studio per depistare le spie e gli informatori fascisti). Assieme i coniugi incontrarono anche vecchie conoscenze professionali come Adhémar e Francastel e politiche tra cui, sia pure con altri e brevemente Pierre Mendes France, omologo di C.L.R. nella resistenza francese e nel dopoguerra primo ministro progressista ed europeista, punto di riferimento di socialisti e radicali di tutta Europa.
Dato che in questo blog il testo della relazione di C.L. Ragghianti circa i dipinti ammessi al Premio Marzotto 1967 col titolo Arte figurativa. Arte non figurativa è stato testato il 15 gennaio 2019, ritengo opportuno in questa sede riportare le sue traduzioni in francese, inglese e tedesco, rimandando al post sopraindicato per la versione in italiano, già pubblicata e nota.
Oltre alla relazione del presidente della Giuria si riporta la relazione finale della Commissione del Premio con la riproduzione dei 24 dipinti pubblicati nel Catalogo, scelti tra i 107 proposti ai giurati ed esposti a Valdagno.
Mentre Leonardo Cremonini, vincitore del Premio, sembra oggettivamente avere i requisiti – come spiega la relazione – per attribuirsi il primato, nonostante l'opposizione di alcuni critici stranieri (forse anche perché collegati alle vicende del mercato internazionale), tra gli altri concorrenti c'è un divario che non ne esclude alcuni francamente mediocri. A mio avviso sacrificato un po' Mattioli, forse perché allora totalmente ignorato all'estero.
La presenza di Carlo L. Ragghianti in questa Giuria può suscitare sorpresa (si ricordi, però, che pochi anni prima aveva presieduto di nuovo il Premio Golfo della Spezia e che negli anni '50 era stato presente in Biennale, a Bari e in altre manifestazioni espositivo-premiali), data la notoria sua estraneità alle vicende mercantili e la ritrosia culturale a forme di socialità e mondanità sostanzialmente elitarie.
Il motivo per cui fu interpellato, invece, è chiaro: la visibilità e l'aumento di notorietà collegata, fin dalla progettazione, nell'inizio 1966, della Mostra Arte Moderna in Italia 1915-1935, la quale oltre all'indubbio successo dell'Esposizione, scosse palesemente anche l'ambiente dei critici e degli storici dell'arte.
Di conseguenza, calcolo e curiosità indussero l'organizzatore del Premio, Edoardo Soprano e l'ambiente Marzotto a sperimentare una linea di sviluppo in una direzione meno scontata del normale ambito di quel tipo di avvenimenti.
Conclude il post la riproduzione del “diploma” scherzosamente consegnato a C.L.R. dagli altri membri al Presidente della loro Commissione in segno di stima e ricordo del lavoro compiuto.

F.R. (2 novembre 2019)




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