L'anno
1967 fu particolarmente gravoso di attività e ricco di
soddisfazioni per Carlo L. Ragghianti. Tra queste ultime direi che
ebbe particolare significato il Premio di pittura Gaetano Marzotto.
Non si può sostenere che C.L.R. apprezzasse particolarmente queste
occasioni di solito mondane. Quanto a quei ricevimenti e cene, che
oggi vengono definiti “cafonal”, li detestava mentre la moglie
Licia li aborriva addirittura. Però il Premio Marzotto fu
organizzato in modo che la Giuria si riunisse per deliberare a
Parigi; invece la cerimonia di premiazione doveva svolgersi a
Valdagno, sede ufficiale della prestigiosa azienda laniera.
L'albergo
parigino scelto per le due riunioni della Giuria era il notissimo
Hôtel Crillon, laterale
alle Tuileries e prossimo al Museo del Louvre, privo ancora della
piramide dell'architetto Pei. In una delle due accessioni C.L.R. fu
accompagnato da Licia C.R. che passò quasi una settimana bellissima
rivisitando, mentre il marito era impegnato, Parigi in lungo e in
largo, la città dove nel 1938 aveva soggiornato da sola per qualche
tempo in attesa di ricongiungersi a Londra con C.L.R., il quale
raggiunse la capitale britannica via Austria-Germania-Belgio (con
tappe di studio per depistare le spie e gli informatori fascisti).
Assieme i coniugi incontrarono anche vecchie conoscenze professionali
come Adhémar e Francastel e politiche tra cui, sia pure con altri
e brevemente Pierre Mendes France, omologo di C.L.R. nella resistenza
francese e nel dopoguerra primo ministro progressista ed europeista,
punto di riferimento di socialisti e radicali di tutta Europa.
Dato
che in questo blog il testo della relazione di C.L. Ragghianti circa
i dipinti ammessi al Premio Marzotto 1967 col titolo Arte
figurativa. Arte non figurativa è
stato testato il 15 gennaio 2019, ritengo opportuno in questa sede
riportare le sue traduzioni in francese, inglese e tedesco,
rimandando al post sopraindicato per la versione in italiano, già
pubblicata e nota.
Oltre
alla relazione del presidente della Giuria si riporta la relazione
finale della Commissione del Premio con la riproduzione dei 24
dipinti pubblicati nel Catalogo, scelti tra i 107 proposti ai giurati
ed esposti a Valdagno.
Mentre
Leonardo Cremonini, vincitore del Premio, sembra oggettivamente avere
i requisiti – come spiega la relazione – per attribuirsi il
primato, nonostante l'opposizione di alcuni critici stranieri (forse
anche perché collegati alle vicende del mercato internazionale), tra
gli altri concorrenti c'è un divario che non ne esclude alcuni
francamente mediocri. A mio avviso sacrificato un po' Mattioli, forse
perché allora totalmente ignorato all'estero.
La
presenza di Carlo L. Ragghianti in questa Giuria può suscitare
sorpresa (si ricordi, però, che pochi anni prima aveva presieduto di
nuovo il Premio Golfo della Spezia e che negli anni '50 era stato
presente in Biennale, a Bari e in altre manifestazioni
espositivo-premiali), data la notoria sua estraneità alle vicende
mercantili e la ritrosia culturale a forme di socialità e mondanità
sostanzialmente elitarie.
Il
motivo per cui fu interpellato, invece, è chiaro: la visibilità e
l'aumento di notorietà collegata, fin dalla progettazione,
nell'inizio 1966, della Mostra Arte Moderna in Italia 1915-1935,
la quale oltre all'indubbio successo dell'Esposizione, scosse
palesemente anche l'ambiente dei critici e degli storici dell'arte.
Di
conseguenza, calcolo e curiosità indussero l'organizzatore del
Premio, Edoardo Soprano e l'ambiente Marzotto a sperimentare una
linea di sviluppo in una direzione meno scontata del normale ambito
di quel tipo di avvenimenti.
Conclude
il post la riproduzione del “diploma” scherzosamente consegnato a
C.L.R. dagli altri membri al Presidente della loro Commissione in
segno di stima e ricordo del lavoro compiuto.
F.R.
(2 novembre 2019)
Nessun commento:
Posta un commento