Carlo e Licia

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lunedì 18 novembre 2019

Il progresso dell'arte. C.L. Ragghianti e Decio Gioseffi.

Mi sono appuntato, non ricordo quando però, la conclusione della lettera del 18 febbraio 1968 scritta da Carlo L. Ragghianti ad Andrea Mariotti, giovane architetto, collaboratore di “Critica d'Arte” e studioso, avvicinatosi a R. spontaneamente, promettente però afflitto da una malattia incurabile e inesorabile. In essa mio padre dice: “p. 13: geometria, immatura ed elementare? Ne dubito forte; p. 18: rozzezza? Direi, al contrario, una sensibilità e una raffinatezza quasi tormentose, una maturità di possesso estrema. Ma forse non ho bene inteso il limite che hai voluto porre, o è una concessione al mito del “progresso dell'arte” (neretto mio).
La deduzione è evidente: nel pensiero di R. non si verifica “progresso” dell'arte; pensarlo attiene alla mitografia.
Certamente in vari studi, libri e lezioni R. si sarà confrontato col problema. Anche se al momento non ho 
presenti suoi estratti sulla questione, penso che riproporre il serio, al contempo di affabile lettura, nonché importante studio che Decio Gioseffi (1919-2007) pubblicò su “Critica d'Arte” (n. 94, aprile 1968; pp. 11-24) sia un contributo già esauriente circa l'argomento sia sulla scia della metodologia che mio padre ha sviluppato, sia se non altro perché R. l'ha accettato e pubblicato. A seguire il testo del caro amico triestino, uomo compassato ma ironico, cordiale ma irremovibile, gentile ma riservato e del quale quest'anno – vedo – cade il centenario della nascita (che vorrei ricordare prossimamente), posto (cioè pubblico; non mi sono ancora abituato a quel poco di terminologia internettiana che conosco) anche il breve “commento” Arte progresso storia (da “Critica d'Arte”, IV s., n.11, 1968, p.7) firmato da Ragghianti. Si tratta di un esempio circoscritto attinente l'argomento.
F.R. (21 maggio 2019)


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