Carlo e Licia

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giovedì 21 novembre 2019

{bacheca} Scuola, 1.

Per piantare i semi di antidoti e cercare di contrastare alla radice la deriva presente apparentemente inarrestabile con le sue naturali, inesorabili volgarità, barbarie, ignoranza non esistono strumenti civili più efficaci della Scuola, di ogni ordine e grado.
Per questo motivo questo blog si sente impegnato a tentare di dare qualche contributo propositivo e, se capiterà, formativo per riflettere su questo problema essenziale per lo sviluppo e la civiltà di ogni tipo di società. La scuola è irrinunciabile strumento di democrazia.
L'arroganza becera, l'hybris di potere hanno portato un esponente retrogrado, intimamente triviale a commettere un grossolano ma irreparabile errore che lo ha estromesso dal potere che stava manipolando con uno spostamento verso l'estrema destra, per usare un eufemismo invece che verso una “demokratura” fascistoide. Il pericolo resta, purtroppo, praticamente intatto, stante la qualità meschina della “classe” dirigente e dell' “intellighentia”.
Chi afferma, più o meno subdolamente, che studiare oltre l'obbligo è inutile soprattutto per una vita di successo economico mente spudoratamente. Costoro diffondono una notizia falsa e tendenziosa (fatto che credo costituisca anche reato penale). Questi profittatori lo fanno per tre motivi: ipocrita il primo, consiste nel ridurre la concorrenza a sé stessi e/o ai propri figli che hanno studiato. Il secondo caso si ravvisa soprattutto in politica e consiste nel vantaggio di avere a che fare con ignoranti cioè sprovveduti, quindi subornare gli incolti votanti e renderli utili idioti. La terza fattispecie, essenziale per i “vice” e i collaboratori, si manifesta nell'abbassare al proprio livello altri cialtroni, oppure sollevarli apparentemente al proprio, in modo da farsi forti e vincenti col numero sbraitante di “prima gli italiani”.
Sulla base di considerazioni come le suddette e altre osservazioni deprimenti, presenteremo perciò, in maniera non sistematica, soprattutto documenti degni di qualche riflessione informativa e di proponimento. Vorrei evitare, almeno per il momento, il più possibile di ricorrere alla 
vasta letteratura sulla scuola prodotta da Carlo L. Ragghianti, soprattutto perché “tecnica” e su questo piano anche in parte superata dagli accadimenti dei decenni trascorsi e, quindi, interpretabile e “rilanciabile” da parte di specialisti – sempre che ce ne siano di validi – i quali dovrebbero ripercorrere il cospicuo lascito in materia dello studioso lucchese, “stranamente” per ora rimasto intonso negli archivi e nelle biblioteche, quasi che questo aspetto della sua attività sia considerato, inerte, inutile. Ricordo, comunque, alcuni scritti di R. sulla scuola e l'Università pubblicati in questo blog e nella IV serie di “SeleArte”, anche essa integralmente ripubblicata nel blog con suoi indici situati nella barra della “Homepage” del sito. Si tratta di argomenti forse collaterali ma informativi e formativi, cioè del post del 21 maggio 2017 (R. docente, 3. Dall'Università alla scuola); del post del 13 settembre 2018 (Lo studio dell'arte; R. e la scuola). In “SeleArte” si vedano i fascicoli n. 21 (6 dicembre 2017; Professionalità di R.); fascicolo n.24 (7 febbraio 2018; Magisterio di R.); anche la Monografia di “SeleArte” (10 agosto 2017; L'anima dell'uomo sotto il socialismo, di Oscar Wilde) contiene spunti paradossali di un certo interesse.
In parziale contraddizione con quanto qui affermato all'inizio, si inizia questa sezione del blog con la riproposta di due scritti di Carlo L. Ragghianti comparsi su “Criterio”, la rivista che promosse e diresse tra il 1957 e il 1958 per vivificare un fronte laico che andava dal PRI di Ugo La Malfa, a frange colte del PSDI e del PSI, ai Radicali di Rossi e Pannunzio, al Movimento di Comunità di Adriano Olivetti, fino ai pochi liberali PLI non liberisti. Questi due scritti, “Scuola privata senza oneri per lo Stato” (n.5, maggio 1957) e “La grande malata” (n.10, ottobre 1957) sono precedenti all'impegno pluriennale diretto e gravoso di Presidente della Associazione Difesa e Sviluppo Scuola Pubblica Italiana (ADESSPI), un fronte laico, che andava dalla minoranza liberale al Partito Comunista Italiano, contrapponendosi con efficacia alla componente clericale che sosteneva e viveva anche di scuola privata.
F.R. (17 settembre 2019)



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