Per
piantare i semi di antidoti e cercare di contrastare alla radice la
deriva presente apparentemente inarrestabile con le sue naturali,
inesorabili volgarità, barbarie, ignoranza non esistono strumenti
civili più efficaci della Scuola,
di ogni ordine e grado.
Per
questo motivo questo blog si sente impegnato a tentare di dare
qualche contributo propositivo e, se capiterà, formativo per
riflettere su questo problema essenziale per lo sviluppo e la civiltà
di ogni tipo di società. La scuola è irrinunciabile
strumento di democrazia.
L'arroganza
becera, l'hybris di potere hanno portato un esponente retrogrado,
intimamente triviale a commettere un grossolano ma irreparabile
errore che lo ha estromesso dal potere che stava manipolando con uno
spostamento verso l'estrema destra, per usare un eufemismo invece che
verso una “demokratura” fascistoide. Il pericolo resta,
purtroppo, praticamente intatto, stante la qualità meschina della
“classe” dirigente e dell' “intellighentia”.
Chi
afferma, più o meno subdolamente, che studiare oltre l'obbligo è
inutile soprattutto per una vita di successo economico mente
spudoratamente. Costoro diffondono una notizia falsa e tendenziosa
(fatto che credo costituisca anche reato penale). Questi profittatori
lo fanno per tre motivi: ipocrita il primo, consiste nel ridurre la
concorrenza a sé stessi e/o ai propri figli che hanno studiato. Il
secondo caso si ravvisa soprattutto in politica e consiste nel
vantaggio di avere a che fare con ignoranti cioè sprovveduti, quindi
subornare gli incolti votanti e renderli utili idioti. La terza
fattispecie, essenziale per i “vice” e i collaboratori, si
manifesta nell'abbassare al proprio livello altri cialtroni, oppure
sollevarli apparentemente al proprio, in modo da farsi forti e
vincenti col numero sbraitante di “prima gli italiani”.
Sulla
base di considerazioni come le suddette e altre osservazioni
deprimenti, presenteremo perciò, in maniera non sistematica,
soprattutto documenti degni di qualche riflessione informativa e di
proponimento. Vorrei evitare, almeno per il momento, il più possibile di ricorrere alla
vasta letteratura sulla scuola prodotta da Carlo L. Ragghianti, soprattutto perché “tecnica” e su questo piano anche in parte
superata dagli accadimenti dei decenni trascorsi e, quindi,
interpretabile e “rilanciabile” da parte di specialisti –
sempre che ce ne siano di validi – i quali dovrebbero ripercorrere il
cospicuo lascito in materia dello studioso lucchese, “stranamente”
per ora rimasto intonso negli archivi e nelle biblioteche, quasi che
questo aspetto della sua attività sia considerato, inerte, inutile.
Ricordo, comunque, alcuni scritti di R. sulla scuola e l'Università
pubblicati in questo blog e nella IV serie di “SeleArte”, anche
essa integralmente ripubblicata nel blog con suoi indici
situati nella barra della “Homepage” del sito. Si tratta di
argomenti forse collaterali ma informativi e formativi, cioè del
post del 21 maggio 2017 (R. docente, 3. Dall'Università alla
scuola); del post del 13 settembre 2018 (Lo studio dell'arte; R. e la
scuola). In “SeleArte” si vedano i fascicoli n. 21 (6 dicembre
2017; Professionalità di R.); fascicolo n.24 (7 febbraio 2018;
Magisterio di R.); anche la Monografia di “SeleArte” (10 agosto
2017; L'anima dell'uomo sotto il socialismo, di Oscar Wilde) contiene
spunti paradossali di un certo interesse.
In
parziale contraddizione con quanto qui affermato all'inizio, si
inizia questa sezione del blog con la riproposta di due scritti di
Carlo L. Ragghianti comparsi su “Criterio”, la rivista che
promosse e diresse tra il 1957 e il 1958 per vivificare un fronte
laico che andava dal PRI di Ugo La Malfa, a frange colte del PSDI e
del PSI, ai Radicali di Rossi e Pannunzio, al Movimento di Comunità
di Adriano Olivetti, fino ai pochi liberali PLI non liberisti. Questi
due scritti, “Scuola privata senza oneri per lo Stato”
(n.5, maggio 1957) e “La grande malata” (n.10, ottobre 1957) sono
precedenti all'impegno pluriennale diretto e gravoso di Presidente
della Associazione Difesa e Sviluppo Scuola Pubblica Italiana
(ADESSPI), un fronte laico, che andava dalla minoranza liberale al
Partito Comunista Italiano, contrapponendosi con efficacia alla
componente clericale che sosteneva e viveva anche di scuola privata.
F.R.
(17 settembre 2019)
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