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sabato 30 novembre 2019

{bacheca} Scuola, 2. Vanità dei titoli di studio.












Con questo titolo il celebre scritto controcorrente di Luigi Einaudi è stato pubblicato nel volume Scritti di sociologia e politica in onore di Luigi Sturzo (1953-54), quindi nel libro, edito da Laterza, Il Buongoverno (1955). Considerato un mirabile articolo per chiarezza, spregiudicatezza e anticonformismo, il testo è indice di profondo sentimento dei reali valori intellettuali liberali (non necessariamente partitici) dell'autore e per “il valore morale che vibra in esso può ancora sortire benefici effetti in tutti noi”.
Questa coraggiosa opinione è stata più volte ampiamente citata, riassunta, trascritta parzialmente. Nel 2001 la pedagogista, storica e archivista Giuliana Limiti lo pubblicò integralmente nella documentazione del suo libro Il presidente professore: Luigi Einaudi e il Quirinale (Luni editrice, Milano-Trento). Noi lo riprendiamo da questo bel libro, la cui partecipazione affettiva dell'autrice – mazziniana rigorosa – non fa ombra alla lucida e puntuale ricostruzione storica. La professoressa Limiti fu anche collaboratrice di Carlo L. Ragghianti alla ADESSPI, associazione laica di difesa e sviluppo della scuola italiana dalla fine degli anni Cinquanta ai primi Sessanta. 
La validità o meno dei titoli di studio nel mondo è illustrata – una volta tanto – con chiarezza ed articolazione esauriente nella voce Wikipedia, Valore legale del titolo di studio.
Non avendo potuto, a causa della finale confusione della giornata dedicata a C.L. Ragghianti nell'Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati il 27 gennaio 1988, ringraziare personalmente la professoressa Limiti per la sua breve ma commossa testimonianza su mio padre (v. SeleArte, IV s., n.26, 1999, pp.53-54), lo voglio fare adesso ringraziandola anche per le belle parole (che si possono adattare a R.) all'inizio della presentazione dei documenti di Luigi Einaudi allegati al suo sopracitato libro:

La vita di Luigi Einaudi fu nel segno dell'educazione. Nella scuola, nell'università, nella famiglia, così come nel dibattito economico, nel confronto politico e giornalistico, egli fu innanzitutto un educatore, un credente nella religione della libertà e nella funzione elevatrice della cultura”.

F.R. (20 settembre 2019)

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