Carlo e Licia

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sabato 3 agosto 2019

Colloquio con C.L. Ragghianti sul Partito d'Azione.

Il riscatto civile della "nuova Italia" (1984).

Ritrovando la fotocopia (di qualità mediocre a causa della macchina) dell' intervista rilasciata da C.L. Ragghianti a “La Voce repubblicana” 28-29 aprile 1984, vedo che essa è stata redatta da Paolo Bonetti, all'epoca un giovane storico nato nel 1939, qualche mese prima di me. Devo premettere che questo ri-montaggio fu effettuato personalmente da C.L.R. per poter inviare lo scritto ad alcuni amici, studiosi e personalità interessate, secondo una consuetudine – non sistematica – di diffusione dei propri interventi in quotidiani e riviste. Siccome ricordo vagamente questo storico e filosofo vieppiù filosofante nel suo procedere, allora vicino al P.R.I. di Giovanni Spadolini, cerco di informarmi su di lui e scopro che è morto il 28 gennaio di quest'anno 2019, professore emerito dopo aver insegnato Filosofia morale all' Università di Cassino e Bioetica a quella di Urbino.
Paolo Bonetti, inoltre, ha studiato molto Benedetto Croce, sul quale ha pubblicato diversi libri (cito soltanto i più recenti, Per conoscere Croce, 1988, e Introduzione a Croce, 2000) contribuendo a mantenere l'attenzione – sviata da tante fregnacce sociologiche e astoricistiche sia da sinistra che da destra – sull'originalità e la validità del minuscolo gigante di Pescasseroli che mi impose, sollecitato da R., le mani sul capo in segno, più che benedicente, d'augurio. In effetti dopo la cessazione della notevolissima Rivista di studi crociani di Alfredo Parente, del secondo “Criterio” di Franchini e Cotroneo, la – direi volontaria – chiusura in orti appartati del mondo accademico di pensatori che ebbero il coraggio di tentare di proseguire lo sviluppo di un pensiero “crociano”, non si sono visti nuovi fenomeni significativi e vitali, soprattutto nelle ultime generazioni. Tanto meno circa il nucleo fondante del pensiero di Croce: la libertà, che Bonetti esplora da vari punti di vista come si potrà constatare in un prossimo post. Essa non va intesa come sopraffazione come è avvenuto “fattualmente” nei liberalismi del berluskaiser pensiero, tuttavia vigente quale ruota di scorta e pelle di daino lucidatrice delle pecche del putridume “sovranista”.
Insomma, per ricordare questo studioso “miracolosamente” indenne da schemi marxisti o sedicenti tali quali, ad es., quelli craxiani, penso che la ricorrenza del 32esimo anno dalla morte di C.L.R. possa essere degnamente ricordata con la riproposta dell'intervento alla “Voce”. A ciò aggiungo la minuta di una lettera di C.L.R. inviata a Bonetti mentre era ancora in attesa della pubblicazione delle proprie considerazioni sul Partito d'Azione e la politica dell'Italia postbellica.
La missiva, di cui conosciamo soltanto la minuta, è incentrata su alcune importanti considerazioni e consigli di Ragghianti circa Benedetto Croce, sul quale il Bonetti aveva appena pubblicato una monografia. Successivamente il filosofo, docente di quell'Ateneo, durante il Convegno del 21-23 ottobre 2002 su Ragghianti, concepito e realizzato a Cassino dall'amico Raffaele Bruno (già assistente alla Scuola Normale di C.L.R.), svolse la relazione Ragghianti e il tempo del disinganno, che qui riporto perché strettamente collegata all'intervista, nonostante le prime pagine nelle quali si dipana una analisi storiografica delle varie posizioni ideologiche presenti nel Partito d'Azione centrate sui contributi di Claudio Novelli e Dino Colafrancesco, 
Giovanni De Luna e diversi altri storici, politologi e filosofi. Comunque – mi dispiace dirlo – piuttosto inadeguata circa l'originalità e la propensione, per non dire proiezione sul futuro della tesi portante di Traversata di un trentennio (1979). Già Benedetto Croce scrisse dell' “ircocervo” che riscontrava nel Partito dìAzione,e sono pur vere le acrobazie dei “torinesi” fino al “gramsciazionismo” per tentare di mantenere una distinzione dai marxisteggianti e dal P.C.I. Quindi, scrive Bonetti:”Il disincanto di Ragghianti nasce non da un rimpianto per un'utopia che non si è realizzata, ma dalla constatazione di una occasione mancata, quella offerta dalla caduta della dittatura e dalla conseguente possibilità, in un momento di crisi radicata, di riformare in profondità le strutture dello Stato unitario, dandogli finalmente le caratteristiche oggettive e soggettive di una moderna democrazia”. Vero. Però la Traversata di un trentennio. Testimonianza di un innocente di C.L. Ragghianti non si limita a sottolineare che l'incompatibilità operativa del Partito d'Azione è derivata dalla sostanziale differenza tra pensiero “liberalsocialista” di Capitini e Calogero e “socialismo liberale” di Carlo Rosselli tramitato da Parri, La Malfa, Ragghianti. Né si contenta di sognare che se avessero avuto la lucidità di essere distinte ma alleate le due visioni del Partito avrebbero certamente trovato punti di accordo sufficienti a operare con altri alleati democratici. (Oggi questo “ircocervo”, questa paralisi si riscontra nel Partito Democratico, tra cattolici e post-comunisti, uniti soltanto nell'escludere le altre componenti socialiste, democratiche, ecologiste e laiche: soprattutto uniti di fatto in una percezione diabolica e paralizzante di corruttela).
Le diversità oggi tra le interpretazioni del/dei Partito d'Azione e le conseguenze scaturite da una lettura critica, storicizzata della Traversata di un trentennio (ricordo che il libro è stato ripubblicato in questo blog in una serie di 6 post dal 13 novembre 2017 al 13 agosto 2018) ci sono numerose e sostanziali: filosofiche ed ideologiche non troppe, né insormontabili; ideali, pratiche, etiche tantissime e praticamente inconciliabili con la concezione odierna del Servizio Pubblico, dello Stato, della “sovranità” (quella riconosciuta dalla Costituzione: quella popolare esplicata nelle forme previste).
E' stato certamente un peccato che Bonetti nel 2010, quando è stato pubblicato La diaspora azionista. Dalla Resistenza alla nascita del Partito Radicale, un libro importante, direi, eccellente e trascuratissimo dagli studiosi di Elena Savino, non abbia saputo o non abbia ritenuto di volersi confrontare con le originali ricerche e ricostruzioni di questa storica. Nel volume C.L. Ragghianti con Aldo Garosci e Leo Valiani sono i principali protagonisti delle vicende che si concludono con la nascita del vero partito Radicale (quello di Pannunzio ed altri, non quello successivo del prepotente “ricattatore” Pannella). Alcune di queste circostanze restano tuttora più che insolute non certamente chiarite o assimilate anche perché non è completamente storicizzato il ruolo e lo snodo conseguente rappresentato in Italia dal pensiero e dall'azione politica di Carlo L. Ragghianti.
F.R. (17 luglio 2019)




In conclusione, al trascurato (penso perché scomodo alla vigente mitografia), serio e ponderato libro di Elena Savino (con la quale mi scuso se ho scoperto tardi il suo illuminante lavoro) come complemento dei 
documenti sopra pubblicati da un lato, dall'altro come chiarimento opportuno di vari aspetti della situazione interna al Partito d'Azione, riporto il paragrafo Ragghianti e il contributo alla storia della Resistenza.

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