Sabato 29 giugno
(esattamente 100 anni dopo il sisma) questo libro, insieme
documentario ricco di immagini evocative ed opera storiografica e
cronistica puntuale, è stato presentato nella Pieve di San Cassiano
in Padule a Caselle di Vicchio. Qui l'autore è stato festeggiato da
una quantità inaspettata, insolita di concittadini ed amici. Lo
ricordo con commossa partecipazione perché Adriano Gasparrini meritava questo successo collegato a quest'ultimo libro cui ha atteso
con la competenza e la passione che contraddistinguono il suo
operare.
Non è facile per me, suo
compagno di lavoro nelle redazioni della Casa Editrice Vallecchi dal 1971 e di lì a un paio d'anni divenuto amico, quindi persino socio
in una piccola iniziativa editoriale più che dignitosa (Sigla srl)
che affiancava la Casa madre, e fu travolta nel suo secondo e più
grave fallimento del 1981.
Avuto il volume il 30
mattina, l'ho prima scorso poi letto e quindi oggi 2 luglio
“recensito” o meglio documentato nel nostro blog. In questa sede riprodurrò
del volume – come è nostra consuetudine – la copertina, la
quarta di copertina, nella quale la efficace testimonianza di Carlo
Lapucci ricorda tra l'altro che l'autore "con questo libro ha ridato
anima a coloro che attraversarono il terribile evento"; quindi seguono
il frontespizio e il sommario, nonché la stringata introduzione di
Adriano Gasparrini. Avrei voluto poi illustrare il terrificante accadimento con tante immagini, però così avrei limitato la
diffusione del libro e recato danno ad un'opera che, sempre secondo
Carlo Lapucci, è “da leggere nelle scuole, da conservare negli
scaffali di casa”. Ripiego allora documentando soltanto alcune
pagine dalla sezione Gli interventi sui beni storici collegabili direttamente al nucleo qualificante del nostro blog.
Debbo fare anche i complimenti all'editore Polistampa per la qualità
ed il nitore della pubblicazione che sono sicuro avrà un ritorno di
soddisfazioni non soltanto economiche. Ciò su cui voglio spendere
qualche altra parola è sul contenuto del libro, ben scritto, talora
appassionante tra l'altro.
Facendo un breve excursus
del contenuto del volume, nel primo capitolo Il 1919 un anno senza
pace si analizza il tramonto dell'egemonia liberale e
l'affermazione antagonista di socialisti e popolari in Mugello. Si
ricorda che il territorio, come il resto del Paese fu devastato dalla
epidemia di influenza “spagnola” diffusasi tra i superstiti dei
morti in guerra, civili, mutilati, feriti. Le note – come poi
nei capitoli seguenti – sono sintetiche ma esaurienti, coerenti col ritmo incalzante del testo. In Cronaca della
tragedia si riscontrano tabelle dei principali terremoti dal 1542
in Italia e nel Mugello, le mappe di quello del 1919, l'elenco
completo dei morti e dei feriti e la tavola con i danni alle chiese e
alle strutture religiose. Segue Soccorsi e solidarietà nazionale
e Testimonianze e ricordi, soprattutto dai parroci (a
dimostrazione della bassa scolarizzazione dell'epoca), toccanti.
Nel capitolo I luoghi
del disastro si resta, come sempre in queste calamità,
soprattutto coinvolti dalla dramamticità delle immagini ma poi
impressionati anche dai dati forniti e dalle analisi nel testo.
L'ultima sezione del
libro L'opera di ricostruzione segue il percorso dalle
baracche provvisorie agli alloggi popolari, di una dignità formale
tuttora apprezzabile nel panorama edilizio della zona. Da notare che,
nonostante i tanti problemi e le inevitabili complicazioni, la
ricostruzione fu eseguita in tempi ragionevoli, specialmente se
confrontati ai nostri casi recenti. Quanto a Gli interventi sui
beni storici riprodurremo – come detto in precedenza – alcune
schede scelte come esempi con criterio di curiosità del tutto
personale. Chiude il libro la Bibliografia, essenziale ed
esauriente, utile ed orientativa.
Constato inoltre ciò di cui mi ero convinto già in seguito alla lettura del precedente libro di Adriano Gasparrini, Comunità di Vicchio nel Settecento (2017), cioè che questo scrittore si è confermato non soltanto come “storico locale” bensì tout court come “storico”, stante l'impeccabile impostazione storiografica che rende i suoi libri esemplari per metodo.
Constato inoltre ciò di cui mi ero convinto già in seguito alla lettura del precedente libro di Adriano Gasparrini, Comunità di Vicchio nel Settecento (2017), cioè che questo scrittore si è confermato non soltanto come “storico locale” bensì tout court come “storico”, stante l'impeccabile impostazione storiografica che rende i suoi libri esemplari per metodo.
Qualità e sicurezza che Gasparrini ha conquistato con un lungo tirocinio iniziato come redattore della
magistrale, importante, autorevole Enciclopedia delle religioni
(Vallecchi), nell'ambito della quale – coordinati da Alfonso M. Di
Nola – gravitarono molti storici di vaglia. Voglio ricordare anche
la sua tesi di laurea originale e degna di essere pubblicata nel 1991
(Vicchio e il Mugello tra '800 e '900. Vita e storia di una
comunità rurale); poi Gli occhi della memoria. Vicchio di
Mugello tra passato e presente (2004), quindi Barberino di
Mugello: una storia millenaria (2008).
F.R. (2 luglio 2019)
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