Carlo e Licia

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mercoledì 3 luglio 2019

Indignatevi!

Perché è necessario indignarsi, soprattutto quando c'è fascismo agente.

Mi pareva un po' banale riprendere il discorso che il patriota democratico francese Stéphane Hessel (1917-2013) propose con tempismo nel 2010 circa la necessità, il dovere di indignarsi. Però in questi anni sono intervenuti fatti concreti di ricrudescenza fascistoide, nonché manifestazioni propriamente fasciste. Quindi credo siano divenute inderogabili la vigilanza e l'azione oppositiva nei confronti della ultradecennale politica apparentemente contenitiva dell'eversione ma di fatto con clamorose falle di legittimazione, soprattutto a livello politico.
Le pagine di Hessel si riferiscono alla situazione francese del 1944-45 e a quella degli anni recenti, però risultano pertinenti alla nostra condizione nazionale negli stessi periodi vuoi per analogie dirette, vuoi per affinità sentimentali ed intellettuali tra i due Paesi, non a 



caso considerati “cugini”. Se non altro queste pagine immesse nell'immenso oceano del web costituiscono un messaggio dentro una bottiglia gettata tra le onde tempestose del mare come testimonianza di esistenza, di fratellanza spirituale e morale con sconosciuti simpatetici. Comunque “repetita juvant”.
A queste considerazioni si aggiunga all'intento di fare il post la scoperta nel web di un aneddoto sull'argomento “indignazione” riguardante Benedetto Croce (che in un link di Wikipedia mi si è presentato, nella voce “Umberto Segre”, come “figura geometrica a croce!) quale precursore del concetto “indignazione”, il giovane Carlo L. Ragghianti e il giovanissimo Giuliano Briganti, io narrante. Perciò qui di seguito riproduco sia quanto scrisse Briganti, sia parte delle sacrosante valutazioni di Stéphane Hessel.
F.R. (11 maggio 2019)













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