Carlo e Licia

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martedì 16 luglio 2019

Le mostre d'arte antica e moderna della città di Firenze, 1.

...soltanto nel 1947 si poté pensare a rinnovare questa importante attività cittadina, valida ai fini non soltanto culturali ed artistici, ma anche turistici.... Modesti i mezzi, gravi le difficoltà da superare. Tuttavia il Comune, gli Enti pubblici culturali, le maggiori personalità degli studi storico-artistici si posero con impegno al lavoro”. Tanto lavoro, come posso testimoniare io (1940) e Rosetta (1943) che vedevamo allora spesso i genitori al mattino prima di andare a scuola, raramente a pranzo, due-tre volte la settimana la sera dopocena tornati “presto” per darci la buonanotte, se ancora svegli. Per i Ragghianti seniores furono anni di incredibile attività (riuscivano persino a studiare!), di scarse e “sudate” soddisfazioni: anni comunque bellissimi.
Nell'aricolo che segue, ripreso da “Firenze. Rassegna del Comune, 1944-1951” (pp. 71-79), Carlo L. Ragghianti racconta le vicissitudini delle grandi mostre d'arte, la cui realizzazione gli fu affidata dalla lungimiranza del sindaco Mario Fabiani e dell'assessore Francesco Tocchini, entrambi comunisti, che in attesa della (improbabile) rivoluzione proletaria si attivarono con tutte le loro forze e risorse per rendere efficace la ricostruzione della città di Firenze, duramente martoriata dalle distruzioni dei tedeschi e dai bombardamenti degli Alleati. Ben prima di La Pira e con intenti laici e pragmatici, l'amministrazione Fabiani si aprì al mondo intrattenendo rapporti ottimi sia con gli Stati Uniti (es. Mostra Wright; Collezione Guggenheim alla Strozzina), sia con la Germania già nemica e in faticosa ma grandissima ripresa postbellica (Mostra della pittura italiana contemporanea). Con l'Unione Sovietica di Stalin i rapporti furon limitati a quelli di partito e di associazioni ad esso collegate.




Non sono travolto da una crisi di senile nostalgia. Mi sbilancio nella considerazione del rapporto fra l'oggi e l'altro ieri, perché constato da decenni la poca dinamicità e il provincialismo e, di recente, la volgarità culturale di chi ha amministrato questa città, malgrado tutto meritevole del mito che l'ammanta.


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