Nella decima
puntata della ripubblicazione degli Atti del Convegno
Internazionale per le Arti figurative, Firenze 20-26
giugno 1948, postato in questo blog il 27 maggio 2019, viene
pubblicata la relazione Per la ripresa delle pubblicazioni del
“Corpus” della Maiolica italiana di Gaetano Ballardini
(1878-1953).
Nella scheda
redazionale introduttiva di quel post si ricorda brevemente che il
Ballardini ha dedicato la propria esistenza a studiare la Maiolica
italiana (cioè la ceramica porosa ricoperta da pittura e
invetriatura, che la rende impermeabile) con concreti e riconosciuti
risultati scientifici e sociali, come la realizzazione del Museo
Internazionale della Ceramica di Faenza (1908), il più
rappresentativo e importante nel suo genere in Italia e non soltanto.
Riguardo
agli studi scientifici Ballardini fu autore di molti scritti
specialistici, tra cui l'opera che ne contiene tutti i risultati,
cioè il libro La Maiolica Italiana dalle origini alla fine
del Cinquecento. Roberto Bosi, direttore di Faenza editrice,
volle rieditare il volume, un classico ormai introvabile, e chiese a
Carlo L. Ragghianti di scriverne la prefazione, conoscendone
l'ammirazione per l'operato del Ballardini. Nonostante la contrarietà
del vigente direttore del Museo di Faenza, che negò persino
fotografie dei reperti andati distrutti in guerra, il libro uscì nel
1975 con un buon apparato di riproduzioni dalle quali abbiamo scelto
quelle che illustrano le pagine del prefatore.
Ho ritrovato
ieri, in Archivio, gli appunti che C.L.R. predispose e utilizzò per
la stesura dello studio. Questi appunti sono analoghi a quelli che
abitualmente faceva come “scalette” per gli interventi in
pubblico (conferenze, lezioni, comizi politici ecc.) di particolare
importanza o delicatezza. Altrimenti procedeva, come si suol dire, “a
braccio”, cioè senza supporto mnemonico da un lato, dall'altro per
non divagare e rimanere aderente ad una esposizione programmata. Per
i testi riguardanti gli studi, gli appunti preliminare di C.L.R.
superstiti sono, che io sappia, rari. Perciò può sembrare strano il
fatto che essi
non siano stati redatti o conservati sistematicamente. Un motivo è sicuramente palese: non ne sentiva la necessità per gli argomenti lineari, consequenziali, ed anche in casi di materia intricata, ma già mentalmente risolta. Altro caso,
credo piuttosto frequente, è quello per cui C.L.R. “ripescava”
in precedenti (anche di decenni) appunti, spunti, schizzi e disegni,
annotati prevalentemente su quadernetti e notes che portava sempre
con sé assieme all'agendina annuale degli indirizzi, degli
spostamenti e degli appuntamenti. Da anziano, infine, la lunga ed
intensa esperienza sopperiva spesso all'esigenza di organizzare
schemi preventivi particolarmente elaborati dello sviluppo della
ricerca.
Intervallo
queste cinque pagine di appunti con illustrazioni di maioliche
provenienti dal “Museo Medievale” di Bologna, vuoi perché
interessanti, rare e ben stampate, vuoi per ricordare sia pure
indirettamente Giancarlo Cavalli, il quale era allora direttore di
quel Museo, caro amico dei coniugi Ragghianti dal 1940 e una delle
prime persone che io ho conosciuto e frequentato – sia pur
raramente – per tutta la sua vita da allora.
Ovviamente
non ripropongo il testo del libro di Gaetano Ballardini perché è
un classico che i cultori della materia conoscono ed hanno certamente
in biblioteca, ed anche per non impelagarmi in una richiesta
concernente diritti d'autore ecc.
Carlo L.
Ragghianti e Licia Collobi hanno pubblicato diversi brevi scritti su
“seleArte” e riferimenti, anche specificamente considerevoli, in
vari dei loro saggi e libri riguardanti l'arte ceramica nelle varie
declinazioni tecniche e geografiche. Questi loro testi indicano
quindi, oltre a propri specifici interessi culturali, l'importanza
implicita di questa forma – per un verso scultorea, per altro
pittorica – che è alla base del fare espressivo dell'uomo fin
dalla protostoria con la “scoperta” del fuoco.
F.R.
(29 aprile 2019)
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