Carlo e Licia

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mercoledì 29 maggio 2019

Il 1948 dei critici d'arte – Il Convegno di Firenze, Atti (X) - Sezione 5. L'Insegnamento della storia dell'arte, gli strumenti scientifici, gli scambi internazionali.

Post precedenti:


23 luglio 2918. n.1 – Preliminari e inaugurazione.
26 agosto 2018. n.2 – Sezione 1A. Indirizzi, metodi e problemi di critica d'arte.
25 settembre 2018. n.3 – Sezione 1B. Spazio, critica d'arte architettonica. Discussione (Sezioni A e B).
25 ottobre 2018. n.4 – Sezione 1C e 1D. Le arti figurative e il cinema. Arti figurative e stampa quotidiana.
25 novembre 2018. n.5 – Sezione 2. Comunicazioni, 1.
27 gennaio 2019. n.6. - Sezione 2A. Comunicazioni, 2.
27 febbraio 2019. n.7 – Sezione 2B. Ricostruzione e restauro di monumanti in Italia.
27 marzo 2019. n.8 - Sezione 3. Il restauro delle opere d'arte, pp. 164-180.
27 aprile 2019, n.9 - Sezione 4. Museografia, Mostre, pp. 181-200.


Questa V sezione del Convegno dedicata all'insegnamento della Storia dell'Arte – che oggi sciaguratamente si tende ad eliminare o comunque circoscrivere ulteriormente tra gli insegnamenti secondari od opzionali – fu anche all'epoca argomento centrale del dibattito e di risonanza al di fuori della sede di Palazzo Strozzi. Anche i temi complementari riguardanti gli strumenti scientifici e gli scambi internazionali sono tuttora dibattuti nelle loro manifestazioni e conseguenze.
Sull'insegnamento della Storia dell'Arte nelle scuole e all'Università in questa sede non compare uno specifico interessamento di Carlo L. Ragghianti, che però se ne era occupato indirettamente nella sua breve esperienza di Sottosegretario alle Belle Arti, allo Spettacolo e al Turismo e ne farà in seguito un punto di riferimento costante, con analisi e proposte, durante tutto l'arco della propria attività. Ricordo i post e i suoi interventi già pubblicati in questo Blog:
Dall'Università alla scuola ( con Giuliana Nannicini Canale) e R. Docente, 21 maggio 2017 e 7 agosto 2018;
Sempre su C.L.R. docente (1,2) e la sua metodologia si vedano gli Indici di SeleArte e i fascicoli relativi nella pagina iniziale del Blog;
Studio sull'Arte – R. e la scuola, 18 settembre 2018;
Addendum al prec., 26 novembre 2018;
Ricordo volentieri anche voci su questo argomento risultanti nella Bibliografia degli scritti di C.L.R., molti dei quali prima o dopo saranno ripresi nel Blog:
53-45. "SeleArte", n.8, p.2, Corrispondenza;
56-43. "SeleArte", n.25, pp. 73-74, Ancora sulla Storia dell'arte;
56-64. "SeleArte", n.27, p.54, Ancora sulla Storia dell'arte;
60-03. "Critica d'Arte", fasc. spec. n.40, pp.217-240, Lo studio dell'arte nella scuola preuniversitaria;
60-26. "SeleArte", n.47, pp.2-8, Lo studio dell'arte in Italia;
85-51. "Critica d'Arte", n.7, pp.2-10, Ritardi culturali.
Ricordo, infine, le concrete realizzazioni e i tentativi innovativi collegati con l'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Pisa e con le Università Internazionali dell'Arte di Firenze e, soltanto negli indirizzi, di Venezia.
Ovviamente c'è da considerare anche quanto in corso di attuazione e sviluppo accadeva, sempre a Firenze, all'interno e intorno allo Studio Italiano di Storia dell'Arte, promotore del Convegno di cui riproponiamo gli Atti, la cui attività è ormai riscontrabile nelle carte conservate e ora anche ordinate, della Fondazione Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca.

In analogia con i post precedenti di questi Atti, forniamo alcuni dati essenziali e brevi commenti riguardanti i singoli interventi e i loro autori.
Luigi Grassi (1913-1995), figlio di un antiquario e restauratore e nipote di un collezionista, laureato nel 1937 con una tesi su Velazquez in Italia, dal 1941 è stato professore di Storia dell'Arte al Liceo Mamiani di Roma, quindi dal 1948 libero docente all'Università, di cui diviene Ordinario nel 1959 presso la Facoltà di Magistero di Roma. Per questo studioso, stimato da C.L.R., l'insegnamento liceale fu un'esperienza basilare nel suo percorso intellettuale e metodologico, tanto che proprio in questo Convegno di Firenze all'argomento "dedicò un appassionato intervento pubblico" (pp.201-203) secondo la voce che lo riguarda nel Dizionario biografico degli Italiani, Treccani. Da segnalare nell'ambito dei suoi studi quelli dedicati alla Storia della critica d'arte (di cui ha realizzato anche un pregevole Dizionario, Utet editore). Un'importanza significativa hanno avuto anche i suoi studi sui disegni (di cui fu anche collezionista) nei quali ha approfondito le diverse fattispecie, architettura compresa. Proprio su Osservazioni sul non finito nella storia del disegno, il Grassi è intervenuto alle pp.34,35 di questi Atti. Ha lasciato all'Università Roma Tre la propria biblioteca specializzata.
Di Enzo Carli (1910-1999), amico carissimo dal 1928 di C.L. Ragghianti e suo discepolo (come ha scritto), storico dell'arte prolifico sia come specialista che come divulgatore efficace, Soprintendente di Siena, città di cui è stato anche una importante personalità culturale, eccellente musicologo, in questa sede non occorrerà dire altro, anche perché ci sarà inevitabile approfondirne la personalità e i rapporti con R.in prossimi post. Su questo argomento specifico (pp.203-206), benché egli abbia insegnato soltanto all'Università, va ricordato che Carlii è stato autore, insieme al suo amico e collega Dell'Acqua, di un fortunato manuale per i Licei, proseguendo la tradizione del padre Plinio autore col Sainati di una famosissima e a lungo adottata (ancora nei primi anni Sessanta) antologia della lingua Italiana.
Di Giuseppe Galassi (1890-1957) si è tracciato un essenziale profilo nel post n.4 del 28 ottobre 2018 a proposito di Limiti e funzioni della critica d'arte nella stampa quotidiana. Proponendo qui alle pp.206-209 il tema Circa l'opportunità di unificare l'insegnamento della Storia dell'arte, egli svolge una puntuale elencazione con considerazioni volte a rendere meno caotico lo stato attuale dell'insegnamento. Dagli inconvenienti accertati e risolti con i necessari accorgimenti bisogna però evitare di creare nuove disfunzioni. Di Galassi oltre alla amicizia con C.L.R., sviluppata a Roma negli anni Trenta, andrà ricordata in un successivo post anche la considerazione positiva dei suoi studi e delle sue ricerche medievaliste.
Di Antonin Kurial non ho trovato nè date nè dati. Non sembra una vittima della istituenda dittatura comunista l'argomento dell'intervento (pp.209-211) sull'architettura popolare e storica della Moravia non mi sembra francamente di grande interesse, nè pertinente al Convegno. Azzardo: circostanze accademiche di aprioristica cortesia?
Bruno Zevi (1918-2000) già intervenuto alle pp.61,62 su problemi della critica di architettura (vedere post del 25 settembre 2018), qui svolge l'argomento Per un Istituto di Studi critici di Urbanistica e di architettura (pp.211-213) con proposte che renderà più o meno operative nelle proprie sedi di insegnamento e nell'Istituto Nazionale di Urbanistica. Anche per quel che lo riguarda è più che probabile un futuro approfondimento, stante il lungo – anche se discontinuo – rapporto dialettico con C.L. Ragghianti.
Jan Lauts (1908-1983) nato nella città anseatica di Brema da famiglia mercantile, specializzatosi a Berlino e a Monaco di Baviera, prolifico studioso del primo rinascimento italiano, specialista – di poco occhio – di Vittore Carpaccio cui ha dedicato un corpus voluminoso, qui alle pp.213,214 svolge il tema Organizzazione internazionale delle biblioteche. Probabilmente interessante, però incomprensibile dato l'idioma germanico.
Enrico Barfucci (1889-1966) è stato un tipico personaggio fiorentino dell'ambiente culturale, con l'attenuante delle umili origini. Così fu esponente esimio del far carriera q.b.p.g. (quanto basta per galleggiare): massone q.b.; nazionalista q.b. (fu volontario in Libia, 1911, inneggiando alla "grande proletaria", secondo il mito ambiguo creato da un uomo debole al di sotto del quoziente q.b., però talvolta poeta); fu cattolico q.b.; fascista q.b.; postfascista q.b.
A leggere la sua biografia SIUSA, nella Firenze della prima metà del Novecento – salvo lo Stadio e la squadra di calcio "Fiorentina" – egli ha partecipato all'ideazione, alla promozione e alla realizzazione di tutte le iniziative per qualificare la città (Calcio storico, in costume, compreso). Nel 1937 Giovanni Papini nominò Barfucci Segretario (gen.) della sua creatura culturale: l'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, sede Palazzo Strozzi.
Lì lo trovò Carlo L. Ragghianti nominato (1945) Commissario dell'Istituto. Lì rimase perché si adattò senza apparenti dissidenze; lì presentò a C.L.R., che cercava un segretario personale, un giovane (1925) repubblichino malgrè soi, con diploma di maestro elementare e diploma di stenodattilografia: l'Alfredo Righi. Quando C.L.R. inglobò l'Istituto nello Studio Italiano di Storia dell'Arte, Barfucci vi aderì divenendone Segretario (gen.) e in quella veste, di conseguenza, intervenuto a questo Convegno illustrandone le caratteristiche e specificità (pp.214-216). Quando, dopo il triondo clerico (fascista) del 1948, la cricca Salmi e accademici fiorentini (compreso Cantimori prono al PCI già compromissorio, lui però subito pentito) mosse mari e monti perché il Rinascimento rinascesse ottenendo l'appoggio del reazionario baciapile ministro P.I. Gonella si venne ad una soluzione salomonica con lo scorporo dallo Studio dell'Istituto del Rinascimento: lì Barfucci ritornò segretario (gen.) fino al pensionamento, senza polemiche ed esposizioni personali. Non è che mio padre C.L.R. fosse fesso e nemmeno ingenuo: sapeva da sempre benissimo d'avere uno zelante informatore verso terzi ostili alle sue iniziative, cosa che non temeva perché essendo persona retta non aveva niente da nascondere. D'altra parte sapeva anche della assoluta "prudenza" del Barfucci e che, comunque, egli avrebbe fatto con perizia ciò che gli veniva chiesto. Perciò amici come prima, cioè nessun concreto e reale rapporto.
Ladislao Pàlinkàs svolge (pp.217-219) una relazione riguardane l'Istituto Ungherese di Storia dell'Arte, da lui diretto già da prima della guerra, se non vado errato.
Di questo studioso non ho dati precisi. Ricordo che era un personaggio noto, con lati quasi macchiettistici, che lo distinguevano quasi come l'antiquario Bruzzichelli, in una città ancora vivibile per strada, senza automobili e tutti uguali, tutti a piedi. Era vittima, in Palazzo Strozzi e altrove in occasioni di inaugurazioni ecc., del dileggio di buontemponi spesso alticci come il Righi, però sembrava che costui non se ne rendesse conto. Afflitto da evidente zoppia (1^ guerra mondiale), alto, massiccio, con tratti del volto da cane mastino, procedeva veloce con l'indispensabile bastone quasi con violenza agitato; aveva l'aria sempre irritata, risentita, disgustata. In realtà penso che fosse un disperato (l'Ungheria stava diventando comunista), certamente in bisogno economico, dato che avevo sentito che si tentava di trovargli qualche attività retribuita e che non son solo i miei genitori ma anche persone gentili come il Procacci con lui erano particolarmente affabili e cortesi.
Gaetano Ballardini (1878-1953), benché diplomato ragioniere questo studioso ha dedicato l'esistenza alla ricerca sul campo e agli studi sulla Maiolica italiana antica ed è stato il benemerito fondatore del Museo Internazionale della Ceramica di Faenza. In questa sede (pp.219-221) illustra la ripresa della pubblicazione del Corpus della maiolica italiana. Conoscendo da tempo la sua attività Ragghianti ne stimava la qualità e l'importanza nell'ambito culturale delle arti di questa variente della ceramica, tanto che nel 1975 scrisse una ampia e approfondita prefazione alla riedizione del libro La Maiolica italiana dalle origini alla fine del Cinquecento. Riproporremo, corredato da illustrazioni, questo testo di C.L.R. in un prossimo post su questo Blog.
La petulante studiosa Eva Tea (1886-1970) interviene di nuovo nel Convegno relazionando su Viaggi d'arte in ogni ordine di scuola (pp.221-223). Dispiace constatare che quanto qui giustamente prospettato si è avverato soltanto per quel che riguarda il Viaggio. L'aspetto culturale delle gite scolastiche nei fatti risulta largamente secondario a fronte della socializzazione spesso sfrenata dei discenti.
Enrico Jahier (1895-1982) letterato e bibliotecario illustre, involontariamente offuscato dalla fama del fratello Piero (1884-1966), scrittore, poeta e traduttore, autore dell'indimenticabile Con me e con gli alpini (1920). Anche Enrico Jahier fu ufficiale volonario ed alpino durante la Grande Guerra, che ha onorato con la ricomposizione della "Marcia Alpina delle Tofane" (1961). Al Convegno svolge una relazione su un argomento che stava particolarmente a cuore a Ragghianti in quegli anni: "Biblioteche di Storia dell'Arte" (pp.223-226 e 229-230). Infatti con riferimento alle vicende dell'Istituto Germanico di Storia d'arte, si svolge un dibattito amichevole tra Jahier e C.L.R. soprattutto nella replica del primo e nell'intervento conclusivo di Ragghianti. L'inserimento del patrimonio al Kunsthinstoriches Institut nell'immediato dopoguerra non era ancora precisato. Comunque si trattò di una proposta ragionevole e razionale. La pacificazione post bellica si concluse col ritorno teutonico.
I fratelli Jahier furono piuttosto amici dei coniugi Ragghianti, il cui medico curante dal 1944 agli anni Sessanta fu il mitico dr. Rochat, cognato di Enrico. Purtroppo la corrispondenza è piuttosto esigua, stante la residenza fiorentina di tutti loro.
Umbro Apollonio (1911-1981) triestino trapiantato a Venezia dove dirigeva l'Archivio della Biennale oggetto della propria relazione (pp.227-229) è stato oltre che conservatore dell'Archivio Storico dal 1949 al 1972 il direttore della rivista "La Biennale di Venezia", quindi docente di storia dell'arte contemporanea all'Università di Padova. Per inciso ricordo che era il padre dell'artista Marina Apollonio (1940), allieva di Santomaso all'Accademia, esponente della Optical Art (espressione di forme che mi divertono e incuriosiscono da sempre) e ricercatrice sulla percezione e la comunicazione visiva. Apollonio ha cercato di aver sempre buoni rapporti con R. ed era sempre presente nelle accessioni veneziane del babbo. Le tensioni tra i gestori "politici" dell'Ente e C.L.R. furono anche decisamente contrastanti, però senza implicazioni attive del funzionario Apollonio.
Carlo L. Ragghianti (1910-1987) interviene alle pp.226-227 e pp.230-233 proponendo per Firenze L'unificazione delle risorse scientifiche e la costituzione di un Istituto Internazionale di Storia dell'Arte di Firenze. Un punto fermo di tutta la sua attività sociale per la città, continuamente tentato, sempre rintuzzato. Però R. non si scoraggiava, nè si adontava per le riuscite parziali; per le non riuscite con altri esiti positivi, per le sconfitte. Preparava un altra variante, predisponeva le basi per un nuovo progetto. Il tutto, sostanzialmente, con serenità e pazienza, tanta pazienza. Quello che lo faceva veramente arrabbiare (e, purtroppo soffrire) era il tradimento. Accettava e quasi sempre perdonava vigliaccherie, opportunismi, tentennamenti, ma il tradimento (e la calunnia che ne fa parte inevitabilmente) no. Siccome non era meschino non si vendicava per non scadere alla loro bassezza. Li giudicava per quel che erano e lo sapevano, questa era la punizione. Sembra poco ma ha quasi sempre funzionato: scomparivano vani milites gloriosi, col rovello dentro inesorabile. Alla fin fine non hanno mai combinato granché, talvolta niente dopo il loro tradimento. Sono crepati, quasi sempre, anche presto!
F.R.


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