Post precedenti:
23 luglio 2918. n.1 – Preliminari e inaugurazione.
26 agosto 2018. n.2 – Sezione 1A. Indirizzi, metodi e problemi di critica d'arte.
25 settembre 2018. n.3 – Sezione 1B. Spazio, critica d'arte architettonica. Discussione (Sezioni A e B).
25 ottobre 2018. n.4 – Sezione 1C e 1D. Le arti figurative e il cinema. Arti figurative e stampa quotidiana.
25 novembre 2018. n.5 – Sezione 2. Comunicazioni, 1.
27 gennaio 2019. n.6. - Sezione 2A. Comunicazioni, 2.
27 febbraio 2019. n.7 – Sezione 2B. Ricostruzione e restauro di monumanti in Italia.
27 marzo 2019. n.8 - Sezione 3. Il restauro delle opere d'arte, pp. 164-180.
27 aprile 2019, n.9 - Sezione 4. Museografia, Mostre, pp. 181-200.
Questa
V sezione del Convegno dedicata all'insegnamento della Storia
dell'Arte – che oggi sciaguratamente si tende ad eliminare o
comunque circoscrivere ulteriormente tra gli insegnamenti secondari
od opzionali – fu anche all'epoca argomento centrale del dibattito
e di risonanza al di fuori della sede di Palazzo Strozzi. Anche i
temi complementari riguardanti gli strumenti scientifici e gli scambi
internazionali sono tuttora dibattuti nelle loro manifestazioni e
conseguenze.
Sull'insegnamento
della Storia dell'Arte nelle scuole e all'Università in questa sede
non compare uno specifico interessamento di Carlo L. Ragghianti, che
però se ne era occupato indirettamente nella sua breve esperienza di
Sottosegretario alle Belle Arti, allo Spettacolo e al Turismo e ne
farà in seguito un punto di riferimento costante, con analisi e
proposte, durante tutto l'arco della propria attività. Ricordo i
post e i suoi interventi già pubblicati in questo Blog:
Dall'Università
alla scuola ( con Giuliana
Nannicini Canale) e R. Docente, 21 maggio 2017 e 7 agosto 2018;
Sempre
su C.L.R. docente (1,2) e la sua metodologia si vedano gli Indici
di SeleArte e i fascicoli relativi nella pagina iniziale del Blog;
Studio
sull'Arte – R. e la scuola, 18
settembre 2018;
Addendum
al prec., 26 novembre 2018;
Ricordo
volentieri anche voci su questo argomento risultanti nella
Bibliografia degli scritti di C.L.R.,
molti dei quali prima o dopo saranno ripresi nel Blog:
53-45. "SeleArte", n.8, p.2, Corrispondenza;
56-43.
"SeleArte", n.25, pp. 73-74, Ancora sulla Storia
dell'arte;
56-64.
"SeleArte", n.27, p.54, Ancora sulla Storia
dell'arte;
60-03.
"Critica d'Arte", fasc. spec. n.40, pp.217-240, Lo
studio dell'arte nella scuola preuniversitaria;
60-26.
"SeleArte", n.47, pp.2-8, Lo studio dell'arte in
Italia;
85-51.
"Critica d'Arte", n.7, pp.2-10, Ritardi
culturali.
Ricordo, infine, le concrete realizzazioni e i tentativi innovativi
collegati con l'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Pisa
e con le Università Internazionali dell'Arte di Firenze e, soltanto
negli indirizzi, di Venezia.
Ovviamente c'è da considerare anche quanto in corso di attuazione e
sviluppo accadeva, sempre a Firenze, all'interno e intorno allo
Studio Italiano di Storia dell'Arte, promotore del Convegno di cui
riproponiamo gli Atti, la cui attività è ormai riscontrabile nelle
carte conservate e ora anche ordinate, della Fondazione Licia e Carlo
Ludovico Ragghianti di Lucca.
In analogia con i post precedenti di questi Atti, forniamo
alcuni dati essenziali e brevi commenti riguardanti i singoli
interventi e i loro autori.
Luigi
Grassi (1913-1995), figlio di un
antiquario e restauratore e nipote di un collezionista, laureato nel
1937 con una tesi su Velazquez in Italia,
dal 1941 è stato professore di Storia dell'Arte al Liceo Mamiani di
Roma, quindi dal 1948 libero docente all'Università, di cui diviene
Ordinario nel 1959 presso la Facoltà di Magistero di Roma. Per
questo studioso, stimato da C.L.R., l'insegnamento liceale fu
un'esperienza basilare nel suo percorso intellettuale e metodologico,
tanto che proprio in questo Convegno di Firenze all'argomento "dedicò
un appassionato intervento pubblico" (pp.201-203) secondo la
voce che lo riguarda nel Dizionario biografico degli
Italiani, Treccani. Da segnalare
nell'ambito dei suoi studi quelli dedicati alla Storia della critica
d'arte (di cui ha realizzato anche un pregevole Dizionario,
Utet editore). Un'importanza significativa hanno avuto anche i suoi
studi sui disegni (di cui fu anche collezionista) nei quali ha
approfondito le diverse fattispecie, architettura compresa. Proprio
su Osservazioni sul non finito nella storia del disegno,
il Grassi è intervenuto alle pp.34,35 di questi Atti.
Ha lasciato all'Università Roma Tre la propria biblioteca
specializzata.
Di
Enzo Carli
(1910-1999), amico carissimo dal 1928 di C.L. Ragghianti e suo
discepolo (come ha scritto), storico dell'arte prolifico sia come
specialista che come divulgatore efficace, Soprintendente di Siena,
città di cui è stato anche una importante personalità culturale,
eccellente musicologo, in questa sede non occorrerà dire altro,
anche perché ci sarà inevitabile approfondirne la personalità e i
rapporti con R.in prossimi post. Su questo argomento specifico
(pp.203-206), benché egli abbia insegnato soltanto all'Università,
va ricordato che Carlii è stato autore, insieme al suo amico e
collega Dell'Acqua, di un fortunato manuale per i Licei, proseguendo
la tradizione del padre Plinio autore col Sainati di una famosissima
e a lungo adottata (ancora nei primi anni Sessanta) antologia della
lingua Italiana.
Di
Giuseppe Galassi
(1890-1957) si è tracciato un essenziale profilo nel post n.4 del 28
ottobre 2018 a proposito di Limiti e funzioni della critica
d'arte nella stampa quotidiana.
Proponendo qui alle pp.206-209 il tema Circa l'opportunità
di unificare l'insegnamento della Storia dell'arte,
egli svolge una puntuale elencazione con considerazioni volte a
rendere meno caotico lo stato attuale dell'insegnamento. Dagli
inconvenienti accertati e risolti con i necessari accorgimenti
bisogna però evitare di creare nuove disfunzioni. Di Galassi oltre
alla amicizia con C.L.R., sviluppata a Roma negli anni Trenta, andrà
ricordata in un successivo post anche la considerazione positiva dei
suoi studi e delle sue ricerche medievaliste.
Di
Antonin Kurial non ho
trovato nè date nè dati. Non sembra una vittima della istituenda
dittatura comunista l'argomento dell'intervento (pp.209-211)
sull'architettura popolare e storica della Moravia non mi sembra
francamente di grande interesse, nè pertinente al Convegno. Azzardo:
circostanze accademiche di aprioristica cortesia?
Bruno Zevi (1918-2000) già intervenuto alle pp.61,62 su problemi della critica di architettura (vedere post del 25 settembre 2018), qui svolge l'argomento Per un Istituto di Studi critici di Urbanistica e di architettura (pp.211-213) con proposte che renderà più o meno operative nelle proprie sedi di insegnamento e nell'Istituto Nazionale di Urbanistica. Anche per quel che lo riguarda è più che probabile un futuro approfondimento, stante il lungo – anche se discontinuo – rapporto dialettico con C.L. Ragghianti.
Jan Lauts (1908-1983) nato nella città anseatica di Brema da famiglia mercantile, specializzatosi a Berlino e a Monaco di Baviera, prolifico studioso del primo rinascimento italiano, specialista – di poco occhio – di Vittore Carpaccio cui ha dedicato un corpus voluminoso, qui alle pp.213,214 svolge il tema Organizzazione internazionale delle biblioteche. Probabilmente interessante, però incomprensibile dato l'idioma germanico.
Enrico Barfucci (1889-1966) è stato un tipico personaggio fiorentino dell'ambiente culturale, con l'attenuante delle umili origini. Così fu esponente esimio del far carriera q.b.p.g. (quanto basta per galleggiare): massone q.b.; nazionalista q.b. (fu volontario in Libia, 1911, inneggiando alla "grande proletaria", secondo il mito ambiguo creato da un uomo debole al di sotto del quoziente q.b., però talvolta poeta); fu cattolico q.b.; fascista q.b.; postfascista q.b.
A leggere la sua biografia SIUSA, nella Firenze della prima metà del
Novecento – salvo lo Stadio e la squadra di calcio "Fiorentina"
– egli ha partecipato all'ideazione, alla promozione e alla
realizzazione di tutte le iniziative per qualificare la città
(Calcio storico, in costume, compreso). Nel 1937 Giovanni Papini
nominò Barfucci Segretario (gen.) della sua creatura culturale:
l'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, sede Palazzo Strozzi.
Lì
lo trovò Carlo L. Ragghianti nominato (1945) Commissario
dell'Istituto. Lì rimase perché si adattò senza apparenti
dissidenze; lì presentò a C.L.R., che cercava un segretario
personale, un giovane (1925) repubblichino malgrè soi,
con diploma di maestro elementare e diploma di stenodattilografia:
l'Alfredo Righi. Quando C.L.R. inglobò l'Istituto nello Studio
Italiano di Storia dell'Arte, Barfucci vi aderì divenendone
Segretario (gen.) e in quella veste, di conseguenza, intervenuto a
questo Convegno illustrandone le caratteristiche e specificità
(pp.214-216). Quando, dopo il triondo clerico (fascista) del 1948, la
cricca Salmi e accademici fiorentini (compreso Cantimori prono al PCI
già compromissorio, lui però subito pentito) mosse mari e monti
perché il Rinascimento rinascesse ottenendo l'appoggio del
reazionario baciapile ministro P.I. Gonella si venne ad una soluzione
salomonica con lo scorporo dallo Studio dell'Istituto del
Rinascimento: lì Barfucci ritornò segretario (gen.) fino al
pensionamento, senza polemiche ed esposizioni personali. Non è che
mio padre C.L.R. fosse fesso e nemmeno ingenuo: sapeva da sempre
benissimo d'avere uno zelante informatore verso terzi ostili alle sue
iniziative, cosa che non temeva perché essendo persona retta non
aveva niente da nascondere. D'altra parte sapeva anche della assoluta
"prudenza" del Barfucci e che, comunque, egli avrebbe fatto
con perizia ciò che gli veniva chiesto. Perciò amici come prima,
cioè nessun concreto e reale rapporto.
Ladislao
Pàlinkàs svolge (pp.217-219)
una relazione riguardane l'Istituto Ungherese di Storia dell'Arte, da
lui diretto già da prima della guerra, se non vado errato.
Di questo studioso non ho dati precisi. Ricordo che era un
personaggio noto, con lati quasi macchiettistici, che lo
distinguevano quasi come l'antiquario Bruzzichelli, in una città
ancora vivibile per strada, senza automobili e tutti uguali, tutti a
piedi. Era vittima, in Palazzo Strozzi e altrove in occasioni di
inaugurazioni ecc., del dileggio di buontemponi spesso alticci come
il Righi, però sembrava che costui non se ne rendesse conto.
Afflitto da evidente zoppia (1^ guerra mondiale), alto, massiccio,
con tratti del volto da cane mastino, procedeva veloce con
l'indispensabile bastone quasi con violenza agitato; aveva l'aria
sempre irritata, risentita, disgustata. In realtà penso che fosse un
disperato (l'Ungheria stava diventando comunista), certamente in
bisogno economico, dato che avevo sentito che si tentava di trovargli
qualche attività retribuita e che non son solo i miei genitori ma
anche persone gentili come il Procacci con lui erano particolarmente
affabili e cortesi.
Gaetano
Ballardini (1878-1953), benché
diplomato ragioniere questo studioso ha dedicato l'esistenza alla
ricerca sul campo e agli studi sulla Maiolica italiana antica ed è
stato il benemerito fondatore del Museo Internazionale della Ceramica
di Faenza. In questa sede (pp.219-221) illustra la ripresa della
pubblicazione del Corpus
della maiolica italiana. Conoscendo da tempo la sua attività
Ragghianti ne stimava la qualità e l'importanza nell'ambito
culturale delle arti di questa variente della ceramica, tanto che nel
1975 scrisse una ampia e approfondita prefazione alla riedizione del
libro La Maiolica italiana dalle origini alla fine del
Cinquecento. Riproporremo,
corredato da illustrazioni, questo testo di C.L.R. in un prossimo
post su questo Blog.
La
petulante studiosa Eva Tea
(1886-1970) interviene di nuovo nel Convegno relazionando su Viaggi
d'arte in ogni ordine di scuola
(pp.221-223). Dispiace constatare che quanto qui giustamente
prospettato si è avverato soltanto per quel che riguarda il Viaggio.
L'aspetto culturale delle gite scolastiche nei fatti risulta
largamente secondario a fronte della socializzazione spesso sfrenata
dei discenti.
Enrico
Jahier (1895-1982) letterato e
bibliotecario illustre, involontariamente offuscato dalla fama del
fratello Piero (1884-1966), scrittore, poeta e traduttore, autore
dell'indimenticabile Con me e con gli alpini
(1920). Anche Enrico Jahier fu ufficiale volonario ed alpino durante
la Grande Guerra, che ha onorato con la ricomposizione della "Marcia
Alpina delle Tofane" (1961). Al Convegno svolge una relazione su
un argomento che stava particolarmente a cuore a Ragghianti in quegli
anni: "Biblioteche di Storia dell'Arte" (pp.223-226 e
229-230). Infatti con riferimento alle vicende dell'Istituto
Germanico di Storia d'arte, si svolge un dibattito amichevole tra
Jahier e C.L.R. soprattutto nella replica del primo e nell'intervento
conclusivo di Ragghianti. L'inserimento del patrimonio al
Kunsthinstoriches Institut nell'immediato dopoguerra non era ancora
precisato. Comunque si trattò di una proposta ragionevole e
razionale. La pacificazione post bellica si concluse col ritorno
teutonico.
I fratelli Jahier furono piuttosto amici dei coniugi Ragghianti, il
cui medico curante dal 1944 agli anni Sessanta fu il mitico dr.
Rochat, cognato di Enrico. Purtroppo la corrispondenza è piuttosto
esigua, stante la residenza fiorentina di tutti loro.
Umbro
Apollonio (1911-1981) triestino
trapiantato a Venezia dove dirigeva l'Archivio della Biennale oggetto
della propria relazione (pp.227-229) è stato oltre che conservatore
dell'Archivio Storico dal 1949 al 1972 il direttore della rivista "La
Biennale di Venezia", quindi docente di storia dell'arte
contemporanea all'Università di Padova. Per inciso ricordo che era
il padre dell'artista Marina Apollonio (1940), allieva di Santomaso
all'Accademia, esponente della Optical Art
(espressione di forme che mi divertono e incuriosiscono da sempre) e
ricercatrice sulla percezione e la comunicazione visiva. Apollonio ha
cercato di aver sempre buoni rapporti con R. ed era sempre presente
nelle accessioni veneziane del babbo. Le tensioni tra i gestori
"politici" dell'Ente e C.L.R. furono anche decisamente
contrastanti, però senza implicazioni attive del funzionario
Apollonio.
Carlo
L. Ragghianti (1910-1987)
interviene alle pp.226-227 e pp.230-233 proponendo per Firenze
L'unificazione delle risorse scientifiche e la costituzione
di un Istituto Internazionale di Storia dell'Arte di Firenze.
Un punto fermo di tutta la sua attività sociale per la città,
continuamente tentato, sempre rintuzzato. Però R. non si
scoraggiava, nè si adontava per le riuscite parziali; per le non
riuscite con altri esiti positivi, per le sconfitte. Preparava un
altra variante, predisponeva le basi per un nuovo progetto. Il tutto,
sostanzialmente, con serenità e pazienza, tanta pazienza. Quello che
lo faceva veramente arrabbiare (e, purtroppo soffrire) era il
tradimento. Accettava
e quasi sempre perdonava vigliaccherie, opportunismi, tentennamenti,
ma il tradimento (e la calunnia che ne fa parte inevitabilmente) no.
Siccome non era meschino non si vendicava per non scadere alla loro
bassezza. Li giudicava per quel che erano e lo sapevano, questa era
la punizione. Sembra poco ma ha quasi sempre funzionato: scomparivano
vani milites gloriosi,
col rovello dentro inesorabile. Alla fin fine non hanno mai combinato
granché, talvolta niente dopo il loro tradimento. Sono crepati,
quasi sempre, anche presto!
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