Post precedenti:
23 luglio 2918. n.1 – Preliminari e inaugurazione.
26 agosto 2018. n.2 – Sezione 1A. Indirizzi, metodi e problemi di critica d'arte.
25 settembre 2018. n.3 – Sezione 1B. Spazio, critica d'arte architettonica. Discussione (Sezioni A e B).
25 ottobre 2018. n.4 – Sezione 1C e 1D. Le arti figurative e il cinema. Arti figurative e stampa quotidiana.
25 novembre 2018. n.5 – Sezione 2. Comunicazioni, 1.
27 gennaio 2019. n.6. - Sezione 2A. Comunicazioni, 2.
27 febbraio 2019. n.7 – Sezione 2B. Ricostruzione e restauro di monumanti in Italia.
27 marzo 2019. n.8 - Sezione 3. Il restauro delle opere d'arte, pp. 164-180.
Questa
sezione – da noi suddivisa in due parti – concerne esclusivamente
studi e ricerche espressamente dedicate al Convegno, in analogia alle
pubblicazioni miscellanee per onoranze, ecc. Data l'eterogeneità dei
temi non è facile riassumere il contenuto di ogni comunicazione
senza il rischio di fraintendimenti, stante anche l'uso di lingue
diverse dall'italiano.
Perciò
riferiremo soltanto qualche dato (quando e quanto reperibile) e nota
essenziali per ciascuno studioso.
Raffaello
Franchi (1899-1949) è stato un acuto poligrafo fiorentino, poeta
precoce – una sorta di Primo Conti della letteratura –, di vivaci
vocazioni, però di studi irregolari. Dal 1929 fu anche critico
d'arte moderna e contemporanea, volontario nel 1917 fu ferito con
zoppia permanente e insignito della medaglia d'argento al valor
militare. Letterato già vociano, sostenne il "ritorno
all'origine", cioè della centralità della tradizione nelle
arti figurative, fu tra i fondatori di "Solaria" e
collaboratore della "Fiera letteraria" con presenza
martellante come critico di letteratura. Fascista, italicamente
sgusciò fra le maglie della fiacca epurazione post-bellica, e non fu
sanzionato. Anzi, siccome non poteva insegnare perché privo di
titoli di studio, fu chiamato all'Accademia di Belle Arti di Firenze
(dove – come all'Università - almeno in teoria si può accedere
all'insegnamento senza Laurea). Il suo breve ed elegante intervento è
sostanzialmente a-problematico.
Francesco
Monotti, architetto, è stato collaboratore e socio di Pier Maria
Bardi nello Studio d'Arte Palma, impresa per il commercio artistico
nell'Italia del dopoguerra a Roma dal 1944, che fu anche inedito
esperimento di organizzazione artistica congiunta ad attività
espositiva, centro di restauro, volto a valorizzare il patrimonio e
la valorizzazione dell'arte. Lo Studio Palma fu apprezzato da Carlo
L. Ragghianti che, per rendere operativa la CADMA (Commissione
Assistenza Distribuzione Materiali Artigianato) ne trasse qualche
spunto. In questo intervento il Monotti illustra con accurata ed
intensa partecipazione la genesi e la realizzazione di quel "miracolo
museografico", tuttora celebrato, che è stato il Museu de Arte
di San Paolo del Brasile. Questo museo fu voluto dal collezionista
Assis de Chateubriand per esporre al pubblico la sua importante
collezione d'arte, concepito ed organizzato da Pier Maria Bardi, con
la collaborazione del Monotti, e progettato da Lina Bo Bardi.
Fernando
Ghedini, Presidente
dell'Associazione per le Arti Francesco Francia (fondata 1894) di
Bologna, "il cui scopo è quello di far conoscere l'Arte, che è
il nostro più grande patrimonio; perché tutti ne traggano riposo
allo spirito e bontà per sè e gli altri", descrive l'attività
di questa benemerita associazione dagli esordi all'epoca del
Convegno,
Eugenio
Garzolini (1873-1952),
triestino, direttore didattico, poeta e collezionista singolare ed
onnivoro, descrive la sua passione che, grazie al soprintendente
Bruno Molajoli potè essere riconosciuta e supportata. Il Museo
ospita un'immensa quantità di oggetti suddivisi in dotatissime
raccolte di Arte applicata: uso domestico, artigianale, terrecotte di
tutti i tipi, sculture lignee, bronzi, marmi, metalli vari, chiavi,
ventagli, bastoni, tabacchiere, ecc. ecc.
Giorgio Settàla (1895, Trieste-1960, Firenze. In Wikipedia viene indicato 1950!), pittore e intellettuale, esule in Italia, volontario nella Prima Guerra Mondiale. Nel 1923 si trasferisce a Firenze, all'epoca polo d'attrazione
della comunità intellettuale triestina, dove insegnò fino alla morte, salvo la parentesi delle leggi razziali (1938-1945). L'artista fu più modesto dell'intellettuale di orientamento socialista. Quando ero
all'Università, un giorno bighellonando con compagni, procedendo in
via Cavour verso piazza S. Marco, assistei ad una scena degna di
Fellini: da via degli Alfani (lontana da noi 150 metri) diretto in
via Guelfa improvvisamente sbucò un carro funebre e subito dopo un
tizio di corsa con una grande bandiera rossa e quindi via via,
correndo – anzi arrancando – per superare l'incrocio un corteo di
cui si vedevano svolazzare le falde dei cappotti e molte mani sulla
testa per impedire al vento di portare via i cappelli. Era il
funerale di Giorgio Settàla ci disse Piero Spagna, che in
Federazione del PSI aveva saputo che sarebbe avvenuto nel pomeriggio.
Una scena insieme patetica e triste, però molto divertente. Presso
il Gabinetto Vieusseux di Firenze sono conservati nel fondo Settàla
quadri e disegni, corrispondenze, articoli, saggi, recensioni,
fotografie e documenti.
Raffaello
Causa (1923-1984), storico
dell'arte, Soprintendente alle Gallerie di Napoli, dal 1950 ascritto
alla cerchia longhiana, con questa relazione riguardante "un
piano organico di mostre periodiche" illustra diverse tipologie
di esposizioni, riconoscendo l'importanza del grande interesse di
quelle riguardanti fenomeni specifici, al di là del fatto che ci
siano o no capolavori. Causa sottolinea poi i benefici per la
collettività derivanti dalle esposizioni.
Carlo
L. Ragghianti (1910-1987)
propone due brevi interventi. Nel primo traccia il profilo di "Una
mostra tipo per l'estero di arte italiana". Ricordo in proposito
che due anni dopo egli, con lo Studio Italiano di Storia dell'Arte",
organizza la importante mostra "Italianische Kunst Gegenwart"
che da Monaco di Baviera fu esposta con successo nelle principali
città della Germania Occidentale e a Berlino Ovest. Lo studioso
tornerà sull'argomento in Ancora sulla Galleria d'arte
moderna in Italia, pubblicato su
"Critica d'Arte" (a.IX, n. 1, f. XXXII, 1° marzo 1950, pp
509-512).
Nel
breve secondo intervento Per l'autonomia, direzione
specializzate e il riordinamento delle grandi raccolte nazionali
d'arte, C.L.R. anticipa temi di
gestione museografica che affronterà per tutta la vita. Anticipa
anche l'esigenza in tempi recenti rivendicata dal ministro
Franceschini con l'applicazione di una riforma asinina e fuorviante
di autonomizzazione di alcuni complessi museografici o
architettonici. Su questi argomenti trattati da Ragghianti sono
certamente interessanti l'analisi che ne fanno in "Predella
(n.2, 2010) Antonella Gioli: Ragghianti i musei e la
museografia, pp 143-178 e
Michela Passini: Ragghianti e le mostre. Strategie per
l'arte italiana nel sistema internazionale delle esposizioni.
Anche in questo Blog riporteremo in seguito scritti di museografia e
su mostre nei quali C.L.R. insiste, data l'importanza di essi nel
pensiero del critico (si pensi soltanto ad Arte, fare e
vedere – 1974 – miniera di
esempi, spunti, ecc.).
Eva
Tea (1886-1970) respinge la
proposta di Primo Conti di far copiare nelle Accademie le opere
d'arte provenienti dai Musei con molte brevi considerazioni.
Giovanni
Poggi (1880-1961) ricorda che
nelle Pinacoteche tuttora i copisti possono liberamente accedere.
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