Carlo e Licia

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sabato 27 aprile 2019

Il 1948 dei critici d'arte – Il Convegno di Firenze, Atti (IX) – Sezione 4 – Museografia, Mostre, pp. 181-200.


Post precedenti:

23 luglio 2918. n.1 – Preliminari e inaugurazione.
26 agosto 2018. n.2 – Sezione 1A. Indirizzi, metodi e problemi di critica d'arte.
25 settembre 2018. n.3 – Sezione 1B. Spazio, critica d'arte architettonica. Discussione (Sezioni A e B).
25 ottobre 2018. n.4 – Sezione 1C e 1D. Le arti figurative e il cinema. Arti figurative e stampa quotidiana.
25 novembre 2018. n.5 – Sezione 2. Comunicazioni, 1.
27 gennaio 2019. n.6. - Sezione 2A. Comunicazioni, 2.
27 febbraio 2019. n.7 – Sezione 2B. Ricostruzione e restauro di monumanti in Italia.
27 marzo 2019. n.8 - Sezione 3. Il restauro delle opere d'arte, pp. 164-180.





Questa sezione – da noi suddivisa in due parti – concerne esclusivamente studi e ricerche espressamente dedicate al Convegno, in analogia alle pubblicazioni miscellanee per onoranze, ecc. Data l'eterogeneità dei temi non è facile riassumere il contenuto di ogni comunicazione senza il rischio di fraintendimenti, stante anche l'uso di lingue diverse dall'italiano.
Perciò riferiremo soltanto qualche dato (quando e quanto reperibile) e nota essenziali per ciascuno studioso.
Raffaello Franchi (1899-1949) è stato un acuto poligrafo fiorentino, poeta precoce – una sorta di Primo Conti della letteratura –, di vivaci vocazioni, però di studi irregolari. Dal 1929 fu anche critico d'arte moderna e contemporanea, volontario nel 1917 fu ferito con zoppia permanente e insignito della medaglia d'argento al valor militare. Letterato già vociano, sostenne il "ritorno all'origine", cioè della centralità della tradizione nelle arti figurative, fu tra i fondatori di "Solaria" e collaboratore della "Fiera letteraria" con presenza martellante come critico di letteratura. Fascista, italicamente sgusciò fra le maglie della fiacca epurazione post-bellica, e non fu sanzionato. Anzi, siccome non poteva insegnare perché privo di titoli di studio, fu chiamato all'Accademia di Belle Arti di Firenze (dove – come all'Università - almeno in teoria si può accedere all'insegnamento senza Laurea). Il suo breve ed elegante intervento è sostanzialmente a-problematico.
Francesco Monotti, architetto, è stato collaboratore e socio di Pier Maria Bardi nello Studio d'Arte Palma, impresa per il commercio artistico nell'Italia del dopoguerra a Roma dal 1944, che fu anche inedito esperimento di organizzazione artistica congiunta ad attività espositiva, centro di restauro, volto a valorizzare il patrimonio e la valorizzazione dell'arte. Lo Studio Palma fu apprezzato da Carlo L. Ragghianti che, per rendere operativa la CADMA (Commissione Assistenza Distribuzione Materiali Artigianato) ne trasse qualche spunto. In questo intervento il Monotti illustra con accurata ed intensa partecipazione la genesi e la realizzazione di quel "miracolo museografico", tuttora celebrato, che è stato il Museu de Arte di San Paolo del Brasile. Questo museo fu voluto dal collezionista Assis de Chateubriand per esporre al pubblico la sua importante collezione d'arte, concepito ed organizzato da Pier Maria Bardi, con la collaborazione del Monotti, e progettato da Lina Bo Bardi.
Fernando Ghedini, Presidente dell'Associazione per le Arti Francesco Francia (fondata 1894) di Bologna, "il cui scopo è quello di far conoscere l'Arte, che è il nostro più grande patrimonio; perché tutti ne traggano riposo allo spirito e bontà per sè e gli altri", descrive l'attività di questa benemerita associazione dagli esordi all'epoca del Convegno,
Eugenio Garzolini (1873-1952), triestino, direttore didattico, poeta e collezionista singolare ed onnivoro, descrive la sua passione che, grazie al soprintendente Bruno Molajoli potè essere riconosciuta e supportata. Il Museo ospita un'immensa quantità di oggetti suddivisi in dotatissime raccolte di Arte applicata: uso domestico, artigianale, terrecotte di tutti i tipi, sculture lignee, bronzi, marmi, metalli vari, chiavi, ventagli, bastoni, tabacchiere, ecc. ecc.
Giorgio Settàla (1895, Trieste-1960, Firenze. In Wikipedia viene indicato 1950!), pittore e intellettuale, esule in Italia, volontario nella Prima Guerra Mondiale. Nel 1923 si trasferisce a Firenze, all'epoca polo d'attrazione 

della comunità intellettuale triestina, dove insegnò fino alla morte, salvo la parentesi delle leggi razziali (1938-1945). L'artista fu più modesto dell'intellettuale di orientamento socialista. Quando ero all'Università, un giorno bighellonando con compagni, procedendo in via Cavour verso piazza S. Marco, assistei ad una scena degna di Fellini: da via degli Alfani (lontana da noi 150 metri) diretto in via Guelfa improvvisamente sbucò un carro funebre e subito dopo un tizio di corsa con una grande bandiera rossa e quindi via via, correndo – anzi arrancando – per superare l'incrocio un corteo di cui si vedevano svolazzare le falde dei cappotti e molte mani sulla testa per impedire al vento di portare via i cappelli. Era il funerale di Giorgio Settàla ci disse Piero Spagna, che in Federazione del PSI aveva saputo che sarebbe avvenuto nel pomeriggio. Una scena insieme patetica e triste, però molto divertente. Presso il Gabinetto Vieusseux di Firenze sono conservati nel fondo Settàla quadri e disegni, corrispondenze, articoli, saggi, recensioni, fotografie e documenti.
Raffaello Causa (1923-1984), storico dell'arte, Soprintendente alle Gallerie di Napoli, dal 1950 ascritto alla cerchia longhiana, con questa relazione riguardante "un piano organico di mostre periodiche" illustra diverse tipologie di esposizioni, riconoscendo l'importanza del grande interesse di quelle riguardanti fenomeni specifici, al di là del fatto che ci siano o no capolavori. Causa sottolinea poi i benefici per la collettività derivanti dalle esposizioni.
Carlo L. Ragghianti (1910-1987) propone due brevi interventi. Nel primo traccia il profilo di "Una mostra tipo per l'estero di arte italiana". Ricordo in proposito che due anni dopo egli, con lo Studio Italiano di Storia dell'Arte", organizza la importante mostra "Italianische Kunst Gegenwart" che da Monaco di Baviera fu esposta con successo nelle principali città della Germania Occidentale e a Berlino Ovest. Lo studioso tornerà sull'argomento in Ancora sulla Galleria d'arte moderna in Italia, pubblicato su "Critica d'Arte" (a.IX, n. 1, f. XXXII, 1° marzo 1950, pp 509-512).
Nel breve secondo intervento Per l'autonomia, direzione specializzate e il riordinamento delle grandi raccolte nazionali d'arte, C.L.R. anticipa temi di gestione museografica che affronterà per tutta la vita. Anticipa anche l'esigenza in tempi recenti rivendicata dal ministro Franceschini con l'applicazione di una riforma asinina e fuorviante di autonomizzazione di alcuni complessi museografici o architettonici. Su questi argomenti trattati da Ragghianti sono certamente interessanti l'analisi che ne fanno in "Predella (n.2, 2010) Antonella Gioli: Ragghianti i musei e la museografia, pp 143-178 e Michela Passini: Ragghianti e le mostre. Strategie per l'arte italiana nel sistema internazionale delle esposizioni. Anche in questo Blog riporteremo in seguito scritti di museografia e su mostre nei quali C.L.R. insiste, data l'importanza di essi nel pensiero del critico (si pensi soltanto ad Arte, fare e vedere – 1974 – miniera di esempi, spunti, ecc.).
Eva Tea (1886-1970) respinge la proposta di Primo Conti di far copiare nelle Accademie le opere d'arte provenienti dai Musei con molte brevi considerazioni.
Giovanni Poggi (1880-1961) ricorda che nelle Pinacoteche tuttora i copisti possono liberamente accedere.

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