1. Rapporto sull'attività
militare di Carlo L. Ragghianti;
2. Nota su Carlo L. Ragghianti e
Licia Collobi partigiani combattenti.
1. Rapporto del 15
luglio 1946 e documenti allegati.
2. Nota su Carlo L.
Ragghianti e Licia Collobi partigiani combattenti.
Nel fascicolo n.20 di
“SeleArte”, IV serie (31 agosto 1994, pp.57, 60-64 postato il
questo blog il 9 novembre 2017) riproducemmo i documenti ufficiali
attestanti il riconoscimento dell'attività partigiana dei coniugi
Carlo L. Ragghianti e Licia Collobi, notando con orgoglio la certa
allora rarità di essere noi loro figli stati concepiti da due
Ufficiali effettivi dell'Esercito Italiano. Ritrovo durante le
ricerche del materiale ancora presso di noi da mandare all'Archivio
della Fondazione Ragghianti di Lucca, l'incartamento con l'originale
copia trattenuta presso di sé da C. L. Ragghianti della relazione
inviata all'Ufficio che attribuiva riconoscimento e grado del
servizio svolto quale partigiano combattente.
Questo documento doveva
essere firmato dal comandante dell'unità combattente e, in questo
caso, evidentemente doveva essere controfirmato anche da Ferruccio
Parri e da Riccardo Bauer. Delle copie originali finali di questo
documento poi copiato in “bella” stesura non so quale da Ufficio
fosse deputato e quindi quale Archivio lo abbia conservato (o
nascosto – vedasi Armadio della Vergogna, sulle stragi
nazi-fasciste – o in seguito addirittura distrutto). La copia di
spettanza ex officio di Nello Niccoli (secondo Comandante
Militare G.L. In Toscana) dovrebbe essere conservata presso
l'Istituto Storico della Resistenza in Toscana, contestato da C.L.R.
più volte motivatamente. Però, essendo state volutamente malversate
– soprattutto nei primi anni del dopoguerra – le documentazioni
che riguardano la Presidenza del primo C.T.L.N. e del Partito
d'Azione, non sono sicuro che colà sia ancora reperibile il
“curriculum” di C.L. Ragghianti. La rintracciabilità di questo
originale, alla fin fine, non ha grande importanza perché l'attività
dello studioso lucchese quale combattente e Presidente del Comitato
Toscano di Liberazione è ampiamente documentata e riconosciuta,
nonché indagata anche da storici qualificati di indiscusso valore.
Se insisto nel
sottolineare la necessità di poter disporre degli originali militari
non è a causa di Carlo L. Ragghianti, ma di mia madre Licia Collobi,
della quale tutt'oggi non si conoscono i dettagli e le specifiche
operazioni militari che le hanno valso il grado di Maggiore
dell'Esercito Italiano, cioè soltanto un grado gerarchico sotto il
marito. Mi risulta che sia stato il più alto tra le “staffette”
di Giustizia e Libertà in quanto i compiti specifici rivestiti,
oltre a quelli ordinari, erano svolti al massimo livello di
responsabilità; inoltre Licia Collobi era Ufficiale di Stato
Maggiore. Infine poter disporre di quel documento sarebbe
importantissimo per la ricostruzione dell'attività bellica
dettagliata non solo di mia madre ma anche degli importanti
collegamenti di vertice – anche interpartito – che manteneva
conoscendo i protagonisti da prima della guerra e quindi essendo in
grado di riconoscerli in caso di agenti provocatori, per esempio. Purtroppo noi figli non sappiamo quasi niente del suo operato (io ho
qualche ricordo specifico – come la missione in cui fummo fermati sul Ponte S. Trinita, di cui ho scritto in precedenza – e qualche lampo frammentario). Benché persona estroversa per molti aspetti, della guerra civile non parlava mai e non ne ha mai scritto, salvo la curatela redazionale con Sandrino Contini-Bonacossi del libro Una lotta nel suo corso (1954).Il fatto poi che una
staffetta energica, dura, per certi versi temeraria, prepotente, come
il capitano Maria Luigia
Guaita abbia sempre avuto e mostrato nei confronti di nostra madre
Licia – oltre ad un'inossidabile amicizia – una grande stima e
rispetto mi dà la certezza che le imprese di Licia Collobi furono
davvero straordinarie. Come straordinaria fu la sororità con Maria
Luigia (Marilù), connotata da un cameratismo che si riscontra
soltanto tra persone che hanno più volte corso pericoli gravi in
missioni, anche congiunte. Così la Guaita, salvo che in pochi
scritti su “Il Mondo” e poi nell'indimenticabile volume La
guerra finisce, la guerra continua (1957) riguardo alle proprie
azioni durante la Resistenza era tutt'altro che ciarliera, anche se
per altri versi non la si poteva certo ritenere una persona
riservata, specialmente nei drastici giudizi, per altro pronta a
modificare e qualche volta ribaltare.
Di conseguenza le vicende
di queste due esponenti ed eminenti cittadine non sono state
adeguatamente riconosciute e descritte (salvo di fonte locale e de
“Il Bisonte” per Maria Luigia Guaita e il Profilo biografico
e la Bibliografia a cura della figlia Rosetta per Licia
Collobi Ragghianti). Nelle biografie tipo Wikipedia, Dizionario
Biografico Treccani, e A.N.P.I. esse sono dunque tuttora assenti,
mentre abbondano narrazioni accurate e diffuse di partigiani e
partigiane, di patrioti, di politici di secondo piano, tutti
personaggi valorosi e certamente meritevoli, anche se non tutti
protagonisti dell'intera Resistenza, non tutti con alle spalle una
precedente militanza clandestina e nel dopoguerra distinzioni in
campi culturali e sociali diversi dalla semplice militanza politica.
Spero perciò che qualche storico voglia, o se docente voglia far
fare le debite indagini affinché anche il fulgido passato partigiano
di Licia Collobi sia storicizzato.
In conclusione mi sento
in obbligo di ricordare che il precedente “curriculum” di Carlo
L. Ragghianti è impressionante, non comune soprattutto tra gli
studiosi. Esso inoltre rappresenta un aspetto importante della vita
di mio padre, non episodico ma intimamente connesso alla sua
“costruzione morale” di uomo, di studioso, di patriota e politico
svolta coerentemente dalla bastonatura da parte fascista nel 1924
fino alla morte, sempre con onore e rettitudine esemplari.
F.R. (gennaio 2018)
{Postato nel blog oggi 18
marzo 2019, centonove anni dalla nascita di Carlo L. Ragghianti.}
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