Carlo e Licia

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lunedì 31 dicembre 2018

Necrologi, Ricordi, Resoconti, 2.

Con ritardo superiore al previsto – lusso che non potrei e dovrei permettermi – pubblico (come annunciato nel post del 31 dicembre 2017) altri scritti dai quotidiani e dalle riviste in occasione della morte di Carlo L. Ragghianti (3 agosto 1987).
Queste pubblicazioni non sono soltanto un documento e non vogliono essere intere come vanto dei familiari superstiti di una persona che è stata davvero importante ed inconsueta sia dal punto di vista culturale che da quello storico e sociale. Sono, e vorrei che fossero per altri lettori, uno stimolo oltre che informativo utile al processo dialettico per inquadrare meglio C.L.R. nella cultura e nella storia del Novecento, che per l'Italia è stato ancora una volta periodo di presenza e risonanza globale soprattutto per gli aspetti artistici e culturali. Presenza che in questo XXI secolo recessivo mi sembra sia stata evidenziata soprattutto da “bunga-bunga” e altre poco amene idiozie implicitamente criminali quali – ad esempio – l'attentato alla Costituzione Repubblicana (2016) sostenuto da arroganti dilettanti allo sbaraglio gestori pro-tempore del patrimonio etico (quel che ne resta) ed economico di noi tutti.
Stante che il materiale di un certo risalto è ancora cospicuo quanto a volume, procedo in questo post riportando una parte dei “coccodrilli” dei quotidiani, legati all'immediatezza della cronaca, e qualche profilo e ricordo più approfondito e meditato. Quindi esaurire la mole di questi materiali (va tenuto anche conto che ne esistano altri di cui ora non siamo al corrente) si rende necessario almeno un altro post successivo a questo.
Prima di procedere penso sia opportuna una precisazione: la scelta di Pier Carlo Santini che ha costituito la prima parte di questa serie fu dettata dall'esigenza di documentare l'immediatezza della cronaca da un lato, dall'altro di ricordare il Maestro attraverso i documenti più elogiativi nella sostanza tra quelli a quel momento più noti. Cioè praticamente tutti perché chi aveva intenzione di dissentire non si sarebbe certo espresso proprio in quei giorni al di là di cauti distinguo e di velati accenni (come, ad es., lealmente ha fatto Federico Zeri).
In questa seconda serie la parte relativa ai quotidiani riguarda soltanto quelli fiorentini con gli articoli non resi già noti da P.C. Santini tramite “LUK”. Si voglia scusare la pessima qualità di alcune riproduzioni dovuta all'originale di cui disponiamo.
Su “Il ponte” Renzo Federici, già collaboratore allo Studio Italiano di Storia dell'Arte e a “La Strozzina” di Carlo L. Ragghianti e che abbiamo ricordato più volte (v.: “Atti del Convegno per le Arti figurative, Firenze 1948, n.5”, postato il 25 novembre) alle pp. 204-211 traccia un profilo della sua concomitanza con C.L.R. con tono vagamente critico ed anche pungente proprio là dove mio padre era particolarmente originale ma poco compreso. Ciò nonostante risulta un contributo positivo anche per la sostanziale incomprensione metodologica comunque ammirata e non settaria né rancorosa. Dopo aver letto queste pagine (che riproduco però dal dattiloscritto dettato e corretto dall'autore, che reputo filologicamente più interessante) devo riconoscere a Federici una capacità di scrittore e di acume letterario di cui non ero pienamente consapevole, pur mantenendo la convinzione di validità delle mie impressioni e osservazioni sulla sua fragilità basilare. Tutto sommato questo scritto è un contributo interessante e stimolante ma parziale per una ricostruzione della complessa figura di mio padre lottatore coerente e imperterrito, però anche profondamente umano. Penso che P.C. Santini avrebbe dovuto comunque inserirlo nella sua “antologia” pubblicata su “LUK” e qui riprodotta nel citato post del 31 dicembre 2017.
Rolando Bellini, un amico disperso nell'aspro scorrere del tempo e nei casi della vita, nello stesso fascicolo de “Il Ponte” (pp. 211-216) subito dopo quello di Federici scrive un ricordo centrato sugli otto anni di collaborazione con Ragghianti (1978-1986). Il taglio è però prevalentemente analitico e metodologico, condotto con chiara e convinta scrittura (salvo qualche ammiccamento, in lui consueto) nella quale partecipa anche la propria ammirazione, l'affetto e l'evidente condivisione delle problematiche. Da parte mia voglio sperare che quanto Bellini scrive in chiusura del saggio sia auspicio di prossima affermazione e riconoscimento, cioè che “dispersi i rancori e gli acidi, la sua figura giganteggierà”. Di Enrico Moratti, giornalista radiofonico del GR3, intellettuale socialista democratico, che si avvicinò a Carlo L. Ragghianti soprattutto in seguito alla lettura di Traversata di un Trentennio (1978) e di Marxismo perplesso (1980), riproponiamo il saggio pubblicato su “Tempo presente” (n.82-83, nov.-dic. 1987, pp. 36-45).
Questo scritto più che un elogio funebre è una ricostruzione bio-bibliografica storico-critica dell'attività e della vita intellettuale di Ragghianti. Sostanzialmente equilibrato e chiaro il testo si distingue per l'intento di voler richiamare l'importanza e l'esemplarità del pensiero e della coerente condotta morale nell'ambito della cultura “laica” non marxista, già allora assai corriva con il malcostume ormai imperante di derivazione da un lato clericale, dall'altro liberal-massonico con sponde piduiste. Tant'è vero che oggi la laicità democratica fondata su solide basi etiche si può dire, se non proprio inesistente, rappresentata da rare, isolate personalità minoritarie, quando non decisamente emarginate.
Di Enrico Moratti, che negli anni Ottanta è stato uno dei pochi intellettuali più sinceramente vicini a Carlo L. Ragghianti, riproporremo altri scritti sull'opera di mio padre. Spero anche di riuscire a individuare, nell'oblio che lo riguarda (risulta omonimo di un clericale lombardo e poco più da Google) e cela i dati e i pregi di quell'omone alto, corpulento, imponente, dalla testa grossa ma fine. Voglio comunque ancora ringraziarlo del telegramma che inviò in occasione della morte del babbo riproducendolo qui di seguito, anche perché fu uno di quelli veramente apprezzati da Licia Collobi, mia madre, la quale aveva – tra l'altro – un fiuto praticamente infallibile nel riconoscere i galantuomini dagli opportunisti.


F.R. (12 dicembre 2018)





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