Carlo e Licia

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sabato 1 settembre 2018

Riccardo Morandi - Disastri e Monumenti.

La tremenda catastrofe verificatasi a Genova col crollo del viadotto dell'Autostrada A10 ha scosso Rosetta - urbanista - e me come cittadini e come cultori (detto senza presunzione) delle arti, comprese l'architettura ed il design tecnologico.
Ci siamo posti come tutti l'interrogativo di come siano stati possibili questo disastroso crollo e questa strage e di chi siano le responsabilità. Quanto alla colpa, è evidente sin da ora che sono multiple, scandite nel tempo fin dalla progettazione alla attuale manutenzione. Si spera soltanto che gli inquirenti non lascino spazio ad ambiguità e ad inammissibili scaricabarile, attribuendo il crollo a cause generalizzate di uomini, tecniche e materiali,cioè in concreto non attribuibile a effettivi responsabili.
Per quanto riguarda invece il perché ciò sia avvenuto non c'è dubbio che il progetto originale di Morandi non può non essere coinvolto nella colpevolezza di quanto accaduto. L'unico distinguo lecito a questo proposito è rappresentato dall'attribuire “buona fede” all'ing. Morandi nell'utilizzare tecniche e materiali soltanto all'epoca considerati sicuri anche dalla comunità scientifica e tecnologica. Altrimenti, anche in caso di capolavoro artistico acclarato, l'aver forzato con presunzione la propria tesi di tenuta e durata delle tecniche e dei materiali è colpevole, almeno ai nostri occhi. Ma anche ciò dovrà essere dimostrato competentemente ed inequivocabilmente.
Scriviamo a questo proposito soprattutto perché in qualche modo “seleArte” si è trovata coinvolta nella critica non agiografica ma costruttiva dei criteri e metodi dell'ing. Morandi. Nel 1964 su “seleArte” (n. 69, mag.-giu., pp. 64-73), rivista che è sempre stata attenta all'architettura ed all'ingegneria innovativa anche dei ponti e dei viadotti - da quello di Messina (vedi il nostro post del 28 marzo 2018) ai Freyssinat ecc., fino, appunto, alle progettazioni e realizzazioni dell'ing. Riccardo Morandi - è stato pubblicato un lungo intervento siglato G.L.M (Gian Lorenzo Mellini).
In quell'anno Gian Lorenzo (1935-2003), un caro amico e collega di lavoro nell'Arte in Italia edizioni Casini, era redattore di “Critica d'Arte”, l'altra e prima rivista fondata e diretta da mio padre, la cui redazione era contigua a “seleArte” in piazza Vittorio Veneto 4 (Fi). Non so se sia stato sollecitato dal direttore o se sia stato Mellini a proporre lo scritto per “seleArte”.
Quanto e come considerasse il Morandi all'epoca Carlo L. Ragghianti non mi pare esplicitamente documentato. Personalmente posso testimoniare che durante il viaggio a Bologna (1964) per i funerali di Giorgio Morandi (grande omonimo), mio padre fece considerazioni elogiative sull'Autostrada del Sole, costruita in pochi anni in modo eccellente da ingegneri competenti e innovativi degni di maestri di una tradizione che aveva operosi Pier Luigi Nervi e Riccardo Morandi. Considerando l'intera opera di questo progettista dal punto di vista visivo, essa mi sembra indubbiamente moderna ma di una monotonia formale notevole, soprattutto riguardo a ponti e viadotti, per altro la sua precipua specialità. Quindi ritengo che per C.L.R. l'apice della creatività di questo Morandi si fermi a quel tempo e che egli non abbia in seguito approfondito quel generico giudizio.
Fatto sta che mio padre approvò questa recensione diffusa e consistente al libro di G.Boaga e B. Boni (Riccardo Morandi, edizioni di Comunità, Milano 1963). si tratta di una monografia antologica con pagine autobiografiche del notissimo ingegnere considerato . Come si direbbe oggi – una “eccellenza” del ramo, secondo soltanto al celebre Pier Luigi Nervi di solida e meritata fama internazionale. A scanso di equivoche interpretazioni – e detto senza malizia e tanto meno intenti denigratori – le Edizioni di Comunità in quegli anni erano convenzionate con l'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Pisa, diretto da Carlo L. Ragghianti, e che nel 1965 pubblicarono l' Altichiero e Jacopo Avanzi di Mellini, davvero un libro importante che disvelava uno storico dell'arte di rare capacità critiche e metodologiche. 
Riproduciamo qui di seguito, vuoi per ricordo di un amico e di uno dei pochi allievi che sia stato accettato come autore oltre i coniugi 
Ragghianti per “seleArte”, vuoi come documento storico, le pagine dello scritto di Mellini, trentenne già studioso di qualche eclettismo e dai molteplici interessi affrontati con rigore e spirito critico, come dall'insegnamento del suo maestro Carlo L. Ragghianti. Con il quale, a dire il vero – data la forte personalità convinta delle proprie potenzialità e ragioni – salvi i rapporti di stima e di rispetto, Mellini si allontanò dal maestro senza polemiche pretestuali o volta faccia, come avvenuto invece in altri casi di “scholari”. Casi che peraltro e purtroppo sono abbastanza consueti nel mondo accademico e professionale.
Sopra ho scritto “documento storico” perché dalla sua lettura si evince l'assenza totale di implicazioni pericolose nell'applicazione delle tecnologie utilizzate. Ciò conferma che talvolta di fronte a contesti tecnologici in atto non si è in grado, o almeno pienamente in grado di calcolarne certe conseguenze, almeno in condizioni accertate e controllate con le metodologie a disposizione e ritenute generalmente idonee. Soprattutto per ciò che concerne i critici e gli storici d'arte e di architettura.
Il Brunelleschi nella Cupola del Duomo di Firenze ha inventato tecnologie inedite e inimmaginabili all'epoca. La struttura è ancora là e – dicono tutti i competenti – in ottima salute. Certo sono più di cinque secoli che la Cupola ed il Duomo sono quotidianamente monitorati e “riparati” là dove necessario. Altrettanto – è già accertato fin dalle prime indagini – non è avvenuto con la debita tempestività per il viadotto genovese, né per altre opere di Riccardo Morandi sparse per tutta la penisola. Senza entrare nel merito dei dettagli tecnici di questa gravissima sciagura avvenuta a Genova il 14 agosto 2018, bisogna citare una importante dichiarazione di Renzo Piano perché determinante e dirimente nel sottolineare la necessità della “diagnostica” sui manufatti architettonici definiti “corpi viventi”, coincidendo così col pensiero di Carlo L. Ragghianti. Dunque questa tecnologia “diagnostica” deve essere sempre considerata aprioristicamente nelle ispezioni manutentive. Il senatore a vita per meriti culturali ed artistici ammonisce: “All'opposto della fatalità c'è la scienza. L'Italia è un paese di grandi costruttori, progettisti geniali, scienziati ed umanisti. E però non applicano quella scienza che viene prima della manutenzione e si chiama diagnostica. In medicina nessuno fa niente senza diagnosi. I ponti, le case e tutte le costruzioni vanno trattati come corpi viventi. In Italia produciamo apparecchiature diagnostiche sofisticatissime e strumentazioni d'avanguardia che esportiamo in tutto il mondo. Ma non li usiamo sulle nostre costruzioni.” L'auspicio di Piano è che questa tragica lezione venga compresa.
In conclusione, se qui si parla di disastri in relazione alle sole “opere d'arte” ciò avviene perché riviste come “seleArte” e “Critica d'Arte”, come in generale gli interessi culturali e professionali dei Ragghianti, sono specifici e specialistici in questo ambito. Le costruzioni architettoniche e ingegneristiche, siano o no monumenti, possono essere coinvolte in disastri (quale che ne sia la causa) in un rapporto incidentale che – salvo eccezioni straordinariamente catastrofiche – è osservabile o prevedibile. C' è anche un collegamento sociale indissolubile nella storia dell'arte tra opere uniche per qualità estetica e ciò che le può insidiare, che deve essere affrontato con apposite metodologie. Quindi diagnostica, monitoraggio, manutenzione e restauro sono un dovere da parte di chi sovrintende o è garante dei “monumenti” nei confronti di tutti i cittadini. Enti pubblici e gestori sono soggetti ad una responsabilità oggettiva, legale dei beni a loro affidati in amministrazione. Non si scordi, infine, che dalle opere d'arte dell'uomo (paesaggio compreso) dipende non solo la specifica qualità turistica del nostro Paese ma anche il suo benessere materiale tramite una ricaduta economica costante ed importante.
F.R. (15-16 agosto 2018)
P.S. - Causa le sacrosante ferie di chi immette in rete i nostri interventi, questo post - non programmato - non è stato pubblicato tempestivamente.


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