La tremenda
catastrofe verificatasi a Genova col crollo del viadotto
dell'Autostrada A10 ha scosso Rosetta - urbanista - e me come
cittadini e come cultori (detto senza presunzione) delle arti,
comprese l'architettura ed il design tecnologico.
Ci siamo
posti come tutti l'interrogativo di come siano stati possibili questo
disastroso crollo e questa strage e di chi siano le responsabilità.
Quanto alla colpa, è evidente sin da ora che sono multiple,
scandite nel tempo fin dalla progettazione alla attuale manutenzione.
Si spera soltanto che gli inquirenti non lascino spazio ad ambiguità
e ad inammissibili scaricabarile, attribuendo il crollo a cause
generalizzate di uomini, tecniche e materiali,cioè in concreto non
attribuibile a effettivi responsabili.
Per quanto
riguarda invece il perché ciò sia avvenuto non c'è dubbio che il
progetto originale di Morandi non può non essere coinvolto nella
colpevolezza di quanto accaduto. L'unico distinguo lecito a questo
proposito è rappresentato dall'attribuire “buona fede” all'ing.
Morandi nell'utilizzare tecniche e materiali soltanto all'epoca
considerati sicuri
anche dalla comunità scientifica e tecnologica. Altrimenti, anche in
caso di capolavoro artistico acclarato, l'aver forzato con
presunzione la propria tesi di tenuta e durata delle tecniche e dei
materiali è colpevole, almeno ai nostri occhi. Ma anche ciò dovrà
essere dimostrato competentemente ed inequivocabilmente.
Scriviamo
a questo proposito soprattutto perché in qualche modo “seleArte”
si è trovata coinvolta nella critica non agiografica ma costruttiva
dei criteri e metodi dell'ing. Morandi. Nel 1964 su “seleArte”
(n. 69, mag.-giu., pp. 64-73), rivista che è sempre stata attenta
all'architettura ed all'ingegneria innovativa anche dei ponti e dei
viadotti - da quello di Messina (vedi il nostro post del 28 marzo
2018) ai Freyssinat ecc., fino, appunto, alle progettazioni e
realizzazioni dell'ing. Riccardo Morandi - è stato pubblicato un
lungo intervento siglato G.L.M (Gian Lorenzo Mellini).
In
quell'anno Gian Lorenzo (1935-2003), un caro amico e collega di
lavoro nell'Arte in Italia edizioni Casini, era redattore di
“Critica d'Arte”, l'altra e prima rivista fondata e diretta da
mio padre, la cui redazione era contigua a “seleArte” in piazza
Vittorio Veneto 4 (Fi). Non so se sia stato sollecitato dal direttore
o se sia stato Mellini a proporre lo scritto per “seleArte”.
Quanto
e come considerasse il Morandi all'epoca Carlo L. Ragghianti non mi
pare esplicitamente documentato. Personalmente
posso testimoniare che durante il viaggio a Bologna (1964) per i
funerali di Giorgio Morandi (grande omonimo), mio padre fece
considerazioni elogiative sull'Autostrada del Sole, costruita in
pochi anni in modo eccellente da ingegneri competenti e innovativi
degni di maestri di una tradizione che aveva operosi Pier Luigi Nervi
e Riccardo Morandi. Considerando
l'intera opera di questo progettista dal punto di vista visivo, essa
mi sembra indubbiamente moderna ma di una monotonia formale notevole,
soprattutto riguardo a ponti e viadotti, per altro la sua precipua
specialità. Quindi ritengo che per C.L.R. l'apice della creatività
di questo Morandi si fermi a quel tempo e che egli non abbia in
seguito approfondito quel generico giudizio.
Fatto
sta che mio padre approvò questa recensione diffusa e consistente al
libro di G.Boaga e B. Boni (Riccardo Morandi,
edizioni di Comunità, Milano 1963). si tratta di una monografia
antologica con pagine autobiografiche del notissimo ingegnere
considerato . Come si direbbe oggi – una “eccellenza” del ramo,
secondo soltanto al celebre Pier Luigi Nervi di solida e meritata
fama internazionale. A scanso di equivoche interpretazioni – e
detto senza malizia e tanto meno intenti denigratori – le Edizioni
di Comunità in quegli anni erano convenzionate con l'Istituto di
Storia dell'Arte dell'Università di Pisa, diretto da Carlo L.
Ragghianti, e che nel 1965 pubblicarono l' Altichiero e
Jacopo Avanzi di Mellini,
davvero un libro importante che disvelava uno storico dell'arte di
rare capacità critiche e metodologiche.
Riproduciamo qui di seguito, vuoi per ricordo di un amico e di uno dei pochi allievi che sia stato accettato come autore oltre i coniugi
Ragghianti per “seleArte”, vuoi come documento
storico, le pagine dello scritto di Mellini, trentenne già studioso
di qualche eclettismo e dai molteplici interessi affrontati con
rigore e spirito critico, come dall'insegnamento del suo maestro
Carlo L. Ragghianti. Con il quale, a dire il vero – data la forte
personalità convinta delle proprie potenzialità e ragioni – salvi
i rapporti di stima e di rispetto, Mellini si allontanò dal maestro
senza polemiche pretestuali o volta faccia, come avvenuto invece in
altri casi di “scholari”. Casi che peraltro e purtroppo sono
abbastanza consueti nel mondo accademico e professionale.
Sopra ho scritto “documento storico” perché dalla
sua lettura si evince l'assenza totale di implicazioni pericolose
nell'applicazione delle tecnologie utilizzate. Ciò conferma che
talvolta di fronte a contesti tecnologici in atto non si è in grado,
o almeno pienamente in grado di calcolarne certe conseguenze, almeno
in condizioni accertate e controllate con le metodologie a
disposizione e ritenute generalmente idonee. Soprattutto per ciò che
concerne i critici e gli storici d'arte e di architettura.
Il Brunelleschi nella Cupola del Duomo di Firenze ha
inventato tecnologie inedite e inimmaginabili all'epoca. La struttura
è ancora là e – dicono tutti i competenti – in ottima salute.
Certo sono più di cinque secoli che la Cupola ed il Duomo sono
quotidianamente monitorati e “riparati” là dove necessario.
Altrettanto – è già accertato fin dalle prime indagini – non è
avvenuto con la debita tempestività per il viadotto genovese, né
per altre opere di Riccardo Morandi sparse per tutta la penisola.
Senza entrare nel merito dei dettagli tecnici di questa gravissima
sciagura avvenuta a Genova il 14 agosto 2018, bisogna citare una
importante dichiarazione di Renzo Piano perché determinante e
dirimente nel sottolineare la necessità della “diagnostica” sui
manufatti architettonici definiti “corpi viventi”, coincidendo
così col pensiero di Carlo L. Ragghianti. Dunque questa tecnologia
“diagnostica” deve essere sempre considerata aprioristicamente
nelle ispezioni manutentive. Il senatore a vita per meriti culturali
ed artistici ammonisce: “All'opposto della fatalità c'è la
scienza. L'Italia è un paese di grandi costruttori, progettisti
geniali, scienziati ed umanisti. E però non applicano quella scienza
che viene prima della manutenzione e si chiama diagnostica. In
medicina nessuno fa niente senza diagnosi. I ponti, le case e tutte
le costruzioni vanno trattati come corpi viventi. In Italia
produciamo apparecchiature diagnostiche sofisticatissime e
strumentazioni d'avanguardia che esportiamo in tutto il mondo. Ma non
li usiamo sulle nostre costruzioni.” L'auspicio di Piano è che
questa tragica lezione venga compresa.
In conclusione, se qui si parla di disastri in relazione
alle sole “opere d'arte” ciò avviene perché riviste come
“seleArte” e “Critica d'Arte”, come in generale gli interessi
culturali e professionali dei Ragghianti, sono specifici e
specialistici in questo ambito. Le costruzioni architettoniche e
ingegneristiche, siano o no monumenti, possono essere coinvolte in
disastri (quale che ne sia la causa) in un rapporto incidentale che –
salvo eccezioni straordinariamente catastrofiche – è osservabile o
prevedibile. C' è anche un collegamento sociale indissolubile nella
storia dell'arte tra opere uniche per qualità estetica e ciò che le
può insidiare, che deve essere affrontato con apposite metodologie.
Quindi diagnostica, monitoraggio, manutenzione e restauro sono un
dovere da parte di chi sovrintende o è garante dei
“monumenti” nei confronti di tutti i cittadini. Enti pubblici e
gestori sono soggetti ad una responsabilità oggettiva, legale dei
beni a loro affidati in amministrazione. Non si scordi, infine, che
dalle opere d'arte dell'uomo (paesaggio compreso)
dipende non solo la specifica qualità turistica del nostro Paese ma
anche il suo benessere materiale tramite una ricaduta economica
costante ed importante.
F.R. (15-16 agosto 2018)
P.S. - Causa le sacrosante ferie di chi immette in rete i nostri interventi,
questo post - non programmato - non è stato pubblicato
tempestivamente.
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