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23 luglio 2018. N.1 - Preliminari e Inaugurazione.
Esordisce Matteo
Marangoni (1876/1958), allora professore all'Università di Pisa
appena andato fuori ruolo e maestro di Carlo L. Ragghianti, con una
serie di aforismi, riflessioni e provocazioni già pubblicate in
“SeleArte” (IV serie, n.21, marzo 1995; vedi “Indici” nella
testata del blog). Conclude con “alcune di queste idee le ho
scritte più che altro per me: anch'io sento il gusto di certe
tendenze estremiste d'oggi ma... non mi fido del mio istinto quando
non possa essere anche giustificato dalla ragione, oggi troppo spesso
messa alla porta”. [1948!]
André
Chastel (1912-1990), già affermato
accademico francese, con De l'intéret
des techniques Décoratives pour l'interprétation des styles
comunica una dotta e breve notazione.
Alfredo
Gargiulo (1876-1949) noto studioso e critico letterario,
collaboratore di B. Croce, presenta un lungo intervento sulla
semiologia, per certi versi allora dibattuta come aspetto
relativamente nuovo dell'uso dei mezzi di comunicazione.
Il
giovanissimo Claudio Savonuzzi
(1926-1990), vicino a C.L. Ragghianti nello Studio Italiano di Storia
dell'Arte organizzatore del Convegno e allievo all'Università di
Roberto Longhi, interviene – piuttosto temerariamente – su
Roberto Longhi critico d'arte
concludendo “Insomma è necessario
saper avvisare che nella personalità critica del Longhi è un
riacutizzarsi della dialettica tra forma-contenuto, rappresentata per
lo più affatto modernamente come antitesi-frizione di poesia e
poetica, stile e linguaggio […] ma
mantenuta e tramandata irrisolta per il permanere, sia pure
riformato,
di sociologismi e premesse protocrociane”.
Peter
Meller (n. 1923), specializzando presso l'Accademia Ungherese di
Roma, riferisce in Iconologia e storia dell'arte allineandosi
sulla scia metodologica del Saxl e del Panofwsky ancor poco nota in
Italia. Tornato in Ungheria ne fuggì nel 1956 durante la rivolta del
popolo contro la tirannide comunista. Nel '58 a Firenze per 10 anni,
evitando C.L.R., quindi nel 1968 in USA dove divenne professore
all'Università.
Wladimir
Weidlé (n. 1895) studioso russo antibolscevico nel 1924 si
rifugia a Parigi gravitando in ambienti legati alla chiesa Ortodossa.
Qui discetta in francese sulla distinzione tra critica e storia
dell'arte in termini scontati.
Luigi Grassi (1913-1995) svolge pertinenti Osservazioni sul non finito nella storia del disegno,
argomento di cui sarà specialista per tutta la sua esistenza. Terrà
un altro intervento “appassionato” (come dice il Dizionario
Biografico Treccani online) alle pp. 201-203 di questi Atti
a proposito dell' “Insegnamento di Storia dell'Arte nei Licei”.
Gino
Severini (1883-1966), notissimo artista
cortonese residente a Parigi, illustra in francese i Problèmes
de l'artiste moderne. Si tratta di un
intervento con aspetti profetici che si conclude con la visione
apocalittica: “... nous aurons bientôt
une Europe peuplée de robots et de fantômes,
dans des paysages de cauchemar, et d'enfer que notre imagination ne
peut concevoir” che potrà essere evitata soltanto se gli artisti
di tutto il mondo si batteranno contro i loro governi per ottenere
che essi compiano il loro dovere verso la CULTURA, e in primo luogo
che essi facilitino gli scambi tra le nazioni con fatti concreti e
non con vacue parole.
Giusta
Nicco Fasola (1901-1960) docente universitaria di Storia
dell'Arte ad Architettura e poi a Lettere, in Precisazioni sulla
critica d'arte attuale conclude il suo intervento auspicando “un
andamento meno schematico, una lingua meno crittografica, da
iniziati, con interesse e possibilità di partecipazione non
esclusivi per i soli specialisti, e di conseguenza può rendere
possibile che l'arte rientri come fattore costitutivo della coscienza
comune”.
Leone
Minassian (1905-1978) pittore e scultore di origine armena, cerca
di mediare tra “astrattismo” e “figurativo” perché “ la
fusione delle posizioni così ferocemente antagonistiche gioverà
all'affermazione di personalità valide e durature”.
Maria
Luisa Gengaro (1907-1985), docente con
d'Ancona alla Statale di Milano, relaziona su Metodo
per una Storia dell'Arte in termini
certamente non condivisi da Carlo L. Ragghianti, il quale non aveva
grande stima delle sue capacità critiche.
Federico
Righi (1908-1986) pittore e grafico
triestino da giovane neo futurista, con Posizione
dell'arte nell'epoca attuale sostiene
che “lo Stato dovrà prendere il posto degli antichi committenti
incrementando la continuità e il progresso dell'arte senza
asservirla alle forme della gretta e contingente propaganda di un
partito o dell'altro”.
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