Ripropongo oggi, anziché
in un domani ancora indefinito, questo articolo di “SeleArte”
(n.25, lug.-ago. 1956, pp. 20-24) scritto da Licia Collobi per
relazionare della civilità di un popolo che ha con noi europei
un'antica contiguità linguistica, antiche radici indoeuropee.
Insediatisi quasi quattromila anni fa in Asia Minore, i Curdi sono
riusciti a rimanere uniti da usi e costumi praticati anche in
situazioni statuali molto differenti. Quindi, attraverso la
rievocazione di questa antica civilità, è mio intendimento
ricordare i sacrifici di questa eroica popolazione in cerca di una
propria entità unitaria statale. Da notare che in via subordinata ma
effettiva i curdi sono stati sempre disponibili ad accettare entità
“sovrane” forti, come la Turchia o l'Iran
ad esempio, rivendicando soltanto un'autonomia locale,
linguistica e culturale, come da noi avviene ormai pacificamente in
Valle d'Aosta o in Alto Adige/Sud Tirol. Vorrei infine stigmatizzare
lo sconcio comportamento degli U.S.A. e di altri paesi occidentali,
che per debellare l'Isis e il suo Califfato, hanno chiesto il
sostegno, la partecipazione dei curdi, che sono risultati essenziali
(specialmente le brigate interamente femminili veramente di un
eroismo inaudito) per sconfiggere sul terreno quell'ignobile congrega
settaria e assassina. Occidentali e soprattutto U.S.A. hanno tradito
tutte le promesse e le assicurazioni. Veramente ignobili!
F.R. (31 maggio 2018)
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