Appare evidente che in
questo periodo Licia Collobi, constatando il maggior impegno e
interessamento del marito circa l'arte dell'Africa nera, preferì
dedicare la propria attenzione ad altri fenomeni di cosiddette arti
primitive. Mia madre quindi studierà e divulgherà soprattutto le
civiltà dell'America centromeridionale precedenti la scoperta del
continente da parte di Colombo, diventando una voce autorevole per la
conoscenza delle manifestazioni artistiche di quelle popolazioni. Si
interesserà contemporaneamente ai fenomeni espressivi delle isole
oceaniche del Pacifico e delle isole asiatiche (Papua-Nuova Guinea
ecc.) studiate altrimenti soprattutto dal punto di vista etnografico.
D'altra parte Carlo L.
Ragghianti continua ad approfondire la considerazione
dell'originalità dei manufatti africani e delle problematiche
inerenti. Dopo l'incontro con Ezio Bassani (c. 1972) – persona di
formazione manageriale e giunto agli studi attraverso un percorso per
certi versi autodidattico – Ragghianti gli pubblicò su “Critica
d'Arte” dapprima alcune ricerche, poi lo coinvolse quale
docente nell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze. Maturò di conseguenza
l'iniziativa di costituire il “Centro Studi dell'Arte Africana”
(Cestaraf) e successivamente la rivista “Critica d'Arte africana”
(1981 e 1984/5). Quale Preside dell' U.I.A., Ragghianti patrocinò
tramite il Cestaraf diverse successive iniziative importanti sia
espositive (Mostra Tesori Antica Nigeria) che metodologiche
sul piano museografico e storico critico. Si costituì così un polo
di aggregazione di studi vitale e ricco di collaborazioni e ricadute
internazionali. Purtroppo temo che dopo Ezio Bassani (n. 1924, vedo
su internet tuttora vivente) il Cestaraf, fornito di una esauriente
biblioteca e di fototeca ed attività editoriale, sia declinato o
addirittura scomparso, così come lo è l'U.I.A., attualmente in
liquidazione.
Il primo rendiconto (anni
1949-1959) degli scritti dei coniugi Ragghianti sull'Africa nera è
stato postato il 10 maggio 2018; il secondo rendiconto (anni
1960-1969) è stato postato il 6 giugno 2018.
Licia Collobi
Il contributo di L.C.
all'arte dell'Africa nera nel decennio Settanta si limita a due
scritti accertati. Il primo (“SeleArte” in “Critica d'Arte”,
n. 109, gen.-feb. 1970, pp. 61,63) intervento Africa, Oceania,
Americhe riflette
già nel titolo lo spostamento di attenzione della studiosa. Il
secondo scritto recensisce l'importante catalogo a cura di Ezio
Bassani Scultura africana nei musei italiani (Musei -
Meraviglie d'Italia, 12, Calderini, Bologna 1977).
Carlo L. Ragghianti (prima parte).
Dal mio Archivio di Vicchio traggo due estratti dalla corrispondenza fotocopiata per poi spedirla in originale a Lucca: la prima è una lettera ad Ezio Bassani (28 maggio 1973) e rappresenta il primo documento scritto da C.L.R. allo studioso di Varese. Da essa si deducono precedenti scambi d'opinione e di informazione che R. conclude con riflessioni di notevole importanza. Da notare gli accenni all' “arte dei bambini”, un tema caro da sempre e sempre studiato dall'autore. Si omette la parte finale della missiva (di cui ci scusiamo per la cattiva qualità della riproduzione da velina di per sé scadente) dedicata a questioni editoriali. Segue l'estratto di una lettera del 29 settembre 1975 indirizzata a non meglio identificata signora Favilla, però certamente femminista. Il tono è derisorio nei confronti degli “antropologi culturali” le cui illazioni interpretative spessissimo irritavano Ragghianti il quale, a loro non gradito beneficio, coniò il termine “culantropi” (che ovviamente penso stia per
Dal mio Archivio di Vicchio traggo due estratti dalla corrispondenza fotocopiata per poi spedirla in originale a Lucca: la prima è una lettera ad Ezio Bassani (28 maggio 1973) e rappresenta il primo documento scritto da C.L.R. allo studioso di Varese. Da essa si deducono precedenti scambi d'opinione e di informazione che R. conclude con riflessioni di notevole importanza. Da notare gli accenni all' “arte dei bambini”, un tema caro da sempre e sempre studiato dall'autore. Si omette la parte finale della missiva (di cui ci scusiamo per la cattiva qualità della riproduzione da velina di per sé scadente) dedicata a questioni editoriali. Segue l'estratto di una lettera del 29 settembre 1975 indirizzata a non meglio identificata signora Favilla, però certamente femminista. Il tono è derisorio nei confronti degli “antropologi culturali” le cui illazioni interpretative spessissimo irritavano Ragghianti il quale, a loro non gradito beneficio, coniò il termine “culantropi” (che ovviamente penso stia per
cultural-antropologi). L'autore appare anche un po' seccato nei confronti dell'interlocutrice, però il riconoscimento di concreto partnerariato delle donne africane quali artisti autentici è importante e generalmente ignorato. Sempre in ordine cronologico seguono alcuni testi cruciali per la determinazione e la valutazione dell'originalità dell'arte nera: scritto in abbozzo o prima stesura nel 1958, è stato completato nel 1975 Pensiero né bianco né nero (“Critica d'Arte”, n. 147, mag.-giu. 1976, pp.45-64). E' stato vergato nel 1975 e pubblicato nel 1979 L'Art nègre (“Critica d'Arte”, n. 163-165, gen.-giu., pp. 170-174). In questo studio si indagano le origini della consapevolezza dell'essere anche arte scultura e vari oggetti africani. In Scoperta dell'Arte negra (titolo redazionale; “il Giornale” Milano 8 novembre 1975, p.3) si rievoca e puntualizza la scoperta europea dell'arte nera e della sua assunzione e trasfigurazione nella creatività di grandi artisti degli inizi del secolo Ventesimo.
F.R. (2 luglio 2018)
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