Carlo e Licia

Carlo e Licia

Archivio

Cerca nel blog

sabato 9 giugno 2018

Arte e Stato (Ricardo Gullòn)






La precedente riflessione (pubblicata in “SeleArte”, n.25, lug.-ago. 1956), le cui considerazioni sono tutt'oggi condivisibili e attuali a fronte del dilagare anche nei regimi politici autoproclamatesi democratici come quello – ad esempio – vigente nella nostra martoriata patria percorsa da masochismi diffusi con rischi concreti di esiti perversi, non è certo stata casualmente scelta da Carlo L. Ragghianti.
Purtroppo non sono riuscito a ricostruire indizi o riferimenti specifici al riguardo, né a trovare documenti in Archivio. Certamente la mole di attività di mio padre negli anni postbellici fu impressionante, anche quantitativamente enorme, meno osservata da noi di quella successiva perché prima di abitare a Villa La Costa, essa si svolse prevalentemente in Palazzo Strozzi e nei successivi uffici di città.
“SeleArte” ha ospitato pochi e sempre qualificati interventi di collaboratori, e segnatamente quelli stranieri, sempre perché ritenuti emblematici per definire l'argomento proposto, in un'ottica metodologica e “politica” esemplare per i contenuti culturali ed etici.
Ricardo Gullòn (1908-1991) è stato un giurista, scrittore e critico spagnolo di primo piano della generazione successiva a quella dell'amico e maestro Juan Ramon Jiménez, poeta e premio Nobel 1956 per la letteratura, a Ortega y Gasset ed a Miguel de Unamuno (e, tra parentesi, Jiménez fu noto  a Licia Collobi Ragghianti grazie ad un traduzione Vallecchi a cura – se non sbaglio – di Carlo Bo). Sostenitore della Repubblica spagnola, il trentenne Gullòn fu arrestato 
dai franchisti e, grazie all'intervento di importanti intellettuali fascisti (i cui nomi non mi dicono nulla ma che, presumo, saranno corsi – come nella coeva Italia – in “soccorso” del vincitore) se la cavò con l'esclusione per tre anni dalla professione; poi sopravvisse alternando l'esercizio dell'avvocatura con una docenza universitaria. Certo non fu eroico, cosa che R. ricordava non si può pretendere, ma dignitoso come lo furono anche qui da noi tanti non fascisti non dichiarati. Grazie al basso profilo e alla tecnicità della propria attività lo studioso riuscì a sopravvivere alle purghe successive alla vittoria (feroci, con centinaia di migliaia di compagni prevalentemente anarchici e socialisti massacrati in analogia con Hitler e il degno compare Stalin). Nel 1953 raggiunse legalmente Portorico dove chiese rifugio politico e dove ritrovò Juan Ramon Jiménez ivi esiliato politico e docente universitario, nonché espressione – come altri illustri esuli in Messico e in U.S.A. – del revival novecentesco della cultura e della letteratura spagnola, la quale (in analogia con l'Italia, d'altronde) da quell'apice è in costante regressione per qualità e risonanza. Proprio a questo periodo risale la stesura del testo scelto (e tradotto?) da Carlo L. Ragghianti per puntualizzare e connotare il rapporto conflittuale (eterno) tra stato e arte, intesa nell'accezione più ampia del termine.
Gullòn dal 1956 risiedette negli U.S.A. dove insegnò in alcune delle più prestigiose università. Dopo l'ambiguo ripristino delle libertà civili in patria, l'illustre saggista e critico della cultura tornò in Spagna.
F.R. 11 marzo 2018

Nessun commento:

Posta un commento