Carlo e Licia

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mercoledì 6 giugno 2018

Arte dell'Africa nera, 2 (1960-1969)

Riguardante gli anni Cinquanta, il primo post di questa serie raccoglie gli scritti di Licia e Carlo L. Ragghianti che hanno per oggetto l'Africa nera sia tribale, sia dove prevalentemente islamizzata mantenendo robuste tradizioni culturali ed artistiche autoctone. Esso è stato pubblicato in questo blog il …........ .
I testi che seguono sono quelli individuati soprattutto tramite le Bibliografie degli scritti degli autori, quindi al momento possono essere sfuggiti contributi senza esplicita pertinenza indicizzabile, nonché assenti in queste due elencazioni, tuttavia indispensabili 
ausili. Siccome per C.L. Ragghianti il decennio Sessanta fu particolarmente oneroso di incarichi sociali (presidenza dell'Associazione Difesa e Sviluppo Scuola Pubblica Italiana, che fu determinante per ottenere la Scuola Media unica e altre riforme anche universitarie), professionali, di studio e ricerca e di pubblicazioni (Mondrian e l'arte del XX secolo, ad es.), la sua partecipazione a “SeleArte” risulta fortemente ridotta. Viceversa Licia Collobi R., dopo il pensionamento da funzionaria delle BB.AA., poté aumentare la propria partecipazione alla confezione della rivista.

CARLO L. RAGGHIANTI

 A p.67 del n.55 di “SeleArte” (gen.-feb. 1962) C.L.R. rileva che a fronte dell'universale apprezzamento per l'originalità e la qualità della musica dei neri americani non risulta fino ad allora un analogo consenso verso l'espressività artistica figurale da loro prodotta. Sul filo conduttore di un studio di Cedric Dover si constata che tra i numerosi artisti neri è spesso presente qualche rievocazione dell'espressività africana originaria.
In Arte africana (“SeleArte”, n.65, sett.-ott. 1963, pp.56-59) recensendo il libro di Ulli Beier dedicato alla scultura africana operata con il fango “finora la meno considerata, eppure non inferiore a quella lignea e a quella bronzea”, si conduce un'analisi formale considerando anche i vari aspetti etnici e religiosi – soprattutto – che per l'artista africano rappresentano “il costante rinnovamento” dell'atto della creazione.



LICIA COLLOBI RAGGHIANTI

 Nelle “schedule” di “SeleArte” (n.44, gen.-feb. 1960, p.43) compare la recensione di un libro di Jean Gabus particolarmente utile per gli studiosi e i collezionisti perché illustra anche aspetti riguardanti le tecniche di realizzazione delle opere d'arte.

Nella collana “Il Marcopolo” che Il Saggiatore di Milano, innovativa per l'Italia e apprezzata per la veste editoriale e i contenuti esaurienti, si recensisce Africa Nera di Elsy Lenzinger (“SeleArte”, n.47, lug.-sett. 1960, pp.69,70).



Bambara (“SeleArte”, n.49, gen.-feb. 1961, pp.70,71) o Bamana o Baumana è una popolazione nera diffusa in Mali, Senegal, Guinea, Burkina Faso e nel Sudan del Sud. L'arte di questa etnia deriva da comuni tradizioni e viene declinata con particolari espressioni formali locali, come quella in particolare oggetto del testo recensito.

Nel fascicolo n.55 di “SeleArte” (gen.-feb. 1962, pp.14-22) Licia C.R. scrive un impegnativo saggio su Nigeria: 2000 anni di scultura, nel quale si affronta l'importante produzione scultorea scevrandone gli aspetti più e meno originali e concordando con W. Flagg che afferma “...come nella nostra, anche nell'arte dei cosiddetti primitivi i capolavori sono rari, sovrabbondano invece le opere cattive o mediocri”. Anticipo che questo argomento fu caro e presente in Carlo L.R., il quale ne scriverà in maniera approfondita nel 1984 in occasione del catalogo della Mostra Tesori dell'Antica Nigeria. A poche righe dalla fine della lettura di questo studio, mi assale un dubbio di fronte alla parola “acrisia” (mancanza di spirito critico) che a mia sindacabile opinione Licia C.R. non avrebbe scritto: non certo per sua ignoranza ma per non mettere a disagio qualche lettore e per adesione ai dettami scrittori di “SeleArte” illustrati in Divulgazione (vedi post del 4 aprile 2018). Ne consegue che propendo a pensare che si tratti di una delle interpolazioni consentanee che C.L.R. talvolta effettuava in testi anche per il resto totalmente opera della moglie.








In “SeleArte” n.61 (gen.-feb. 1963, pp.52,53) si dà notizia circa manifestazioni espositive del Museum für Völkerkunde di Monaco di Baviera.

 Mostra di scultura della Nigeria del Nord esposta a New York presso il Museum of Primitive Art, relazionata dall'opuscolo di Roy Sieber in “SeleArte” n.65 (sett.-ott. 1963, pp.59,60).



La notizia dell'inaugurazione del primo Museo d'arte africana negli U.S.A. viene data in “SeleArte” (n.71, sett.-ott. 1964, p. ) da L.C. col titolo Che dirà Goldwater?, candidato – fortunatamente sconfitto – alla successione di J.F. Kennedy. Fu il primo repubblicano a contendere i voti razzisti del bianchi del sud, comunque era un reazionario ma non un troglodita come l'attuale “imperatore” Trump. 
Nel fascicolo n.67 (gen.-feb. 1964, p.59) di “SeleArte” si dà notizia dell'esposizione a New York presso il Museum of Primitive Art della imponente collezione De Manil, che tra altre sezioni ne comprende una eccezionale di arte africana.



Sempre dal suddetto museo di New York viene recensita la mostra della notevole collezione di Clark e Frances Stillman circoscritta alla scultura congolese (“SeleArte”, n.77-78, gen.-giu. 1966, pp. 133-134).

Su “SeleArte” divenuto rubrica di “Critica d'Arte” (n.81, 1967, pp. 6-9) si relaziona circa l'importante mostra d'arte nera dalla protostoria in poi, accolta nei locali del Grand Palais di Parigi; quindi dell'esposizione di Bronzi del Benin al Museum of Primitive Art di New York e, infine, di una mostra “polivalente” al Museo di Angola.



Nel n.86 (aprile 1967, p.9) di “Critica d'Arte” nell'allegato “SeleArte” si informa dell'esposizione di “Maschere e sculture” della collezione Schindler, tra cui anche opere africane non illustrate. E' riprodotta invece, a p.5, una maschera Dan del Museum für Völkerkunde di Monaco in relazione alla presentazione della collana “Il Mondo della figura”, Feltrinelli, Milano.

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