Carlo e Licia

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venerdì 16 febbraio 2018

Licia Collobi e l'arredamento storico,3 - La sedia di Chiavari

Non so per quale errore – perché di disguido in questo caso non si può parlare – sfuggito ad ogni controllo di C.L. Ragghianti e di Licia Collobi, nella Bibliografia degli scritti sia stata attribuita a Carlo questa scheda di proto-design che, invece, è stata scritta da Licia Collobi, sua moglie.
Premesso che per i coniugi Ragghianti i loro scritti su “SeleArte” dovevano essere redazionali; cioè non firmati dall'autore materiale perché egli agiva in quel contesto sulla base di regole precise quali in primis un linguaggio accessibile, privo di gerghi professionali escludenti i non addetti ai lavori. Perciò “ideologicamente” per i Ragghianti l'autografia in “SeleArte” era concepita soltanto per interventi che richiedevano assunzione di responsabilità critica individuale.
Però le bibliografie dei loro scritti (soprattutto quella di Carlo da cui è derivata in gran parte per esclusione quella di Licia) attribuiscono gli scritti esplicitamente per acribia filologica nei confronti dei lettori e dei posteri. Tutto bene se in quella di C.L.R. non si fossero presentate lacune anche abbastanza vistose ed errori non accettabili. Ragghianti morì durante la stesura della bibliografia e non l'ha mai controllata. Noi lo abbiamo fatto soltanto a posteriori, cioè a stampa avvenuta senza poter intervenire efficacemente pur avendo dubbi e concreti sospetti. Certo i coniugi R., pur con caratteri così differenti, professionalmente erano amalgamati in una singolare ed efficace sintonia, tendente a dar fiducia alle persone e, se possibile a scagionare i difetti e le mancanze quando ritenuti operati in buona fede. Comunque non è questo il caso: di buona fede non si può 

parlare, anzi la banda sedicente esperta di realizzazioni computerizzate è risultata meno competente di una dattilografa di copisteria, più arrogante e costosa di uno studio professionale affermato. Sostanzialmente un salasso inaspettato a carico della cassa dell'Associazione creata per sostenere la pubblicazione completa delle opere di Carlo L. Ragghianti, la quale non è un caso che non abbia funzionato come previsto dalle possibilità iniziali di bilancio e auspicato dai sottoscrittori.
L'incuria e l'incompetenza di chi operò a proposito di questa sciagurata Bibliografia, sono aggravate anche dall'assenza di indagine critica sui testi di incerta attribuzione, come in questo caso dove un “dilettante” qual io sono è in grado, dopo la lettura del testo e un'analisi stilistica e terminologica anche sommaria del contesto, di propendere per l'attribuzione a Licia Collobi. E' bene ricordare che appena l'anno prima (1951) mia madre aveva curato per la Triennale di Milano la Mostra e il Catalogo de La sedia italiana nei secoli (vedasi la riedizione in anastatica di “Luk”, fasc.speciale, n.7, Lucca 2005 e il nostro post omonimo del 16 gennaio 2018) che concludeva l'indagine storica sulle sedie al sec. XVIII, escludendo quindi il successivo fenomeno, indagato adesso in questa sede. Quindi si può presumere che la studiosa triestina fosse più qualificata per ricordare questo particolare arredo mobile. Infine un argomento dirimente e incontestabile: esiste (qui sotto la riproduciamo) la minuta di una scheda intitolata La sedia di Chiavari indubitabilmente scritta con la calligrafia di Licia Collobi ed evidentemente preparata in occasione della Mostra alla Triennale.

F.R. (11.11.2017)




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