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mercoledì 24 gennaio 2018

Decorazione - Riflessione su Oscar Wilde e appendice iconografica







Da un ragionamento definitorio di O. Wilde, Carlo L. Ragghianti sviluppa, in concomitanza alla problematica storica inerente, una riflessione estetica sulla "decorazione" alle pp. 52-55 del suo volume Arte essere vivente (Edizioni Pananti, Firenze, 1984), un libro la cui importanza mi pare sottostimata, dove alle pp. 71-72 la nota Estetismo errante è in sintonia con l'allora in gestazione La critica della forma (1986, studio fondamentale, mi si consenta  dirlo), ma si collega anche alla formazione culturale di Wilde, ivi ricordato a p. 34 nel sottotitolo omonimo "Decorazione". 


Penso sia opportuno riportare, dopo questa Nota, il testo integrale dello scritto di C.L.R. perché, oltre a integrare quello precedente, esso introduce al pensiero di Konrad Fiedler, studioso così determinante per una comprensione meditata delle problematiche storico-critiche necessarie per comprendere l'essenza dell'opera d'arte. Ricordo, infine, che nel mese di Agosto in questo blog abbiamo pubblicato L'anima dell'uomo sotto il socialismo con in appendice alcune considerazioni sull'arte da parte dello scrittore inglese.
(2 Nov. 2017)



Appendice

Nella vasta iconografia riguardante Oscar Wilde, tra ritratti e graffianti caricature, che si può reperire su Google nelle varie voci inerenti non compare la suggestiva e alquanto dolorosa effige dello scrittore britannico da Leonetto Cappiello (1875-1942) disegnata attorno al 1900 e che qui sopra riproduciamo. Questo ritratto è invece pubblicato in "SeleArte" (n.53, Sett.-Ott. 1961, p. 72).
Anche l'altra immagine di Wilde che illustriamo è piuttosto rara e dello stesso periodo della precedente. Essa è stata tracciata da Ernest Lajeunesse (1874-1917), poeta e noto critico letterario che ricordo perché il suo cognome negli anni '60-'70 veniva usato come nomignolo per indicare Geno Pampaloni (1918-2001), eminente critico letterario, Direttore Generale per Adriano Olivetti e poi in quegli anni Direttore Editoriale della Casa Editrice Vallecchi di Firenze. 
Qui egli veniva deriso, alle spalle naturalmente, dai suoi sottoposti collaboratori, tra i quali ricordo Mario Gozzini, l'infido Alceste Nomellini, Alfredo Righi, proprio con l'epiteto di "lajeunesse". Quando capii che non si trattava di un incongruo "La Jeunesse" (la gioventù) e chiesi il perché non ottenni risposta. 
Google e i Wikipedia di allora, ma ora in via di estinzione libri e dizionari,



mi fecero capire che il motivo per cui si voleva sfottere il Geno (Agenore) era il suo aspetto fisico badiale e certe mellifluosità lontanamente femminee, benché egli fosse tutt'altro che omosessuale. Difatti il vero Lajeunesse aveva voce flebile e modi molto femminei, per i quali era assai – e ingiustamente – deriso. Però egli, seducendo la moglie del suo editore principale denigratore, dimostrò coram populo la propria mascolinità e che l'aspetto non sempre fa il monaco.
(15 Dic. 2017)

P.S. 11 ottobre 2018 – Questo saggio è stato pubblicato in origine l'8 luglio 1983 nel quotidiano “La Nazione” di Firenze col titolo apposto dalla redazione L'arte? E' decorazione insegnava Oscar Wilde. Successivamente fu pubblicato nel volume Arte essere vivente (qui riprodotto) integralmente, salvo l'ultimo capoverso che dice: “Un certo grado di consapevolezza della storia culturale tracciata è opportuno, per non dire indispensabile, ad ogni odierno cultore dell'arte contemporanea, per orientarsi e per non soggiacere a mitologie sommarie e indiscriminate”.

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