Dopo più di
cento anni dai primi dagherrotipi era ancora diffuso interrogarsi sul
fatto che la fotografia fosse o no una forma di arte. Il dibattito
riguardava gli scatti intenzionali, quelli costruiti in studio o
dalla mente dell'operatore. Nel 1954 era possibile dubitare che la
fotografia fosse un'espressione artistica originale e valida come lo
erano le immagini o le strutture canoniche di pittura, scultura ed
architettura.
E' opportuno
ricordare che negli anni Cinquanta del Novecento buona parte della
borghesia "colta" si indignava orripilata davanti alle
opere di Picasso, negandone ottusamente e apoditticamente valori
espressivi originali e quindi universali.
Nel 1952
l'editore Einaudi pubblicò Cinema
arte figurativa di
Carlo L. Ragghianti, un'opera rivoluzionaria, necessaria – e di
notevolissimo successo – che non voleva essere "un'altra
estetica
del Cinema, ma una dimostrazione concreta dell'identità dell'arte
figurativa e del cinema". Si veniva così a riconoscere in modo
definitivo la dignità di arte al cinematografo, cosicché il libro
"è un chiarimento vero e un'aggiunta concreta alla cultura
moderna".
Il
concetto di Design,
poi, in quegli anni si stava faticosamente imponendo all'attenzione
della critica e della comunicazione culturale costringendo i molti
riluttanti a riconsiderare molte attività, reputate strumentali, non
solo e non più identificabili col riduttivo termine di artigianato,
che va inteso soltanto nelle applicazioni derivative di oggetti la
cui forma espressiva è stata determinata da un prototipo nato da un
artista (il designer).
Per
inciso voglio ricordare due signore che alla fine degli anni
Cinquanta
furono importanti nella mia formazione: Maria
Luigia Guaita (amica di famiglia) e Lara Vinca Masini, la quale
supervisionò la mia preparazione per l'esame di terza media. Dal
1956, quando ella fu segretaria di redazione di "Criterio"
e poi di "seleArte" – in Palazzo Bartolini Salimbeni e in
Piazza Vittorio Veneto 4 -, sostenne e accompagnò la scoperta di
tanti scrittori (mi fece scoprire la più che benemerita BUR ideata
dal prof. Lecaldano). Probabilmente sono oggi in pochi a ricordare o
sapere che queste due non comuni e volitive donne – tra loro
diversissime – collaborarono alla stesura di una pagina sul design
che compariva in un settimanale (di cui non ricordo il nome)
giovanilistico che voleva competere con "L'Espresso", a
cominciare dal sesquipedale formato.
Quindi
alla domanda attuale se la fotografia fosse arte,
rispondeva su "seleArte" (fasc. 15, nov.-dic. 1954, p.28)
Carlo L. Ragghianti nella rubrica "corrispondenza", firmata
con lo pseudonimo Camillo, che qui sopra riproduciamo.
Qui
sotto, invece, riportiamo uno scritto del 1985 nel quale R. Nella
rubrica "Domande e Riposte" di "Critica d'Arte"
(IV serie, n.6, p.10), ribadendo quanto sostenuto nel 1954, ricorda
sinteticamente quanto da lui trattato sull'argomento fotografia.
Pagine che riproporremo successivamente anche in questo blog, anche
se sono note e state già analizzate da studiosi, tra i quali citiamo
Stefano Bulgarelli (Ragghianti
e la fotografia,
"Predella", 2, 2010, p. 161 ss.) e Tommaso Casini
(Ragghianti: fotografia
e cinematografia come esperienza della visione, pensiero e critica,
ivi, p.277 ss.).
Infine a supporto della asserita "artisticità" della fotografia riportiamo la testimonianza al riguardo di Henri Cartier-Bresson (che fu anche mediocre pittore) il più illustre fotografo del secolo XX, pubblicata su "seleArte", n. 1 1952, pp 70-72.
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