Carlo e Licia

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venerdì 1 dicembre 2017

La fotografia è arte



Dopo più di cento anni dai primi dagherrotipi era ancora diffuso interrogarsi sul fatto che la fotografia fosse o no una forma di arte. Il dibattito riguardava gli scatti intenzionali, quelli costruiti in studio o dalla mente dell'operatore. Nel 1954 era possibile dubitare che la fotografia fosse un'espressione artistica originale e valida come lo erano le immagini o le strutture canoniche di pittura, scultura ed architettura.
E' opportuno ricordare che negli anni Cinquanta del Novecento buona parte della borghesia "colta" si indignava orripilata davanti alle opere di Picasso, negandone ottusamente e apoditticamente valori espressivi originali e quindi universali.
Nel 1952 l'editore Einaudi pubblicò Cinema arte figurativa di Carlo L. Ragghianti, un'opera rivoluzionaria, necessaria – e di notevolissimo successo – che non voleva essere "un'altra estetica del Cinema, ma una dimostrazione concreta dell'identità dell'arte figurativa e del cinema". Si veniva così a riconoscere in modo definitivo la dignità di arte al cinematografo, cosicché il libro "è un chiarimento vero e un'aggiunta concreta alla cultura moderna".
Il concetto di Design, poi, in quegli anni si stava faticosamente imponendo all'attenzione della critica e della comunicazione culturale costringendo i molti riluttanti a riconsiderare molte attività, reputate strumentali, non solo e non più identificabili col riduttivo termine di artigianato, che va inteso soltanto nelle applicazioni derivative di oggetti la cui forma espressiva è stata determinata da un prototipo nato da un artista (il designer).
Per inciso voglio ricordare due signore che alla fine degli anni Cinquanta 
furono importanti nella mia formazione: Maria Luigia Guaita (amica di famiglia) e Lara Vinca Masini, la quale supervisionò la mia preparazione per l'esame di terza media. Dal 1956, quando ella fu segretaria di redazione di "Criterio" e poi di "seleArte" – in Palazzo Bartolini Salimbeni e in Piazza Vittorio Veneto 4 -, sostenne e accompagnò la scoperta di tanti scrittori (mi fece scoprire la più che benemerita BUR ideata dal prof. Lecaldano). Probabilmente sono oggi in pochi a ricordare o sapere che queste due non comuni e volitive donne – tra loro diversissime – collaborarono alla stesura di una pagina sul design che compariva in un settimanale (di cui non ricordo il nome) giovanilistico che voleva competere con "L'Espresso", a cominciare dal sesquipedale formato.
Quindi alla domanda attuale se la fotografia fosse arte, rispondeva su "seleArte" (fasc. 15, nov.-dic. 1954, p.28) Carlo L. Ragghianti nella rubrica "corrispondenza", firmata con lo pseudonimo Camillo, che qui sopra riproduciamo.
Qui sotto, invece, riportiamo uno scritto del 1985 nel quale R. Nella rubrica "Domande e Riposte" di "Critica d'Arte" (IV serie, n.6, p.10), ribadendo quanto sostenuto nel 1954, ricorda sinteticamente quanto da lui trattato sull'argomento fotografia. Pagine che riproporremo successivamente anche in questo blog, anche se sono note e state già analizzate da studiosi, tra i quali citiamo Stefano Bulgarelli (Ragghianti e la fotografia, "Predella", 2, 2010, p. 161 ss.) e Tommaso Casini (Ragghianti: fotografia e cinematografia come esperienza della visione, pensiero e critica, ivi, p.277 ss.).


Infine a supporto della asserita "artisticità" della fotografia riportiamo la testimonianza al riguardo di Henri Cartier-Bresson (che fu anche mediocre pittore) il più illustre fotografo del secolo XX, pubblicata su "seleArte", n. 1 1952, pp 70-72.




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